Dal Giglio alla Franciacorta il vino italiano premiato Roma

Roma, domenica mattina alla Nuvola, il centro congressi firmato da Massimiliano Fuksas, gremito di produttori, giornalisti e appassionati: la scena è quella della 39esima edizione della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Innegabilmente è il momento più atteso da tutti i produttori, che cercano la celebrazione dei loro vini e aspettano di capire chi otterrà i celebri “Tre bicchieri” e gli altri premi speciali che vengono assegnati in questa occasione. Un’opera corale che da quasi quarant’anni racconta il vino italiano, con il lavoro di oltre settanta collaboratori e una missione dichiarata: restituire ogni anno la fotografia più nitida possibile del settore. Quest’anno sono stati assaggiati quasi 40mila vini: 508 hanno ottenuto lo storico riconoscimento dei Tre Bicchieri, 1800 i Due Bicchieri Rossi, mentre i Vini Rari — cinquanta bottiglie prodotte in meno di tremila esemplari — continuano a essere la carta delle piccole chicche enologiche da provare e scoprire finché ci sono.
Ma a dare davvero il senso del cambiamento sono i tredici Premi Speciali, che raccontano non solo bottiglie, ma storie di resistenza, innovazione, radicamento e futuro. A cominciare da Francesco Carfagna, Vignaiolo dell’Anno, che sull’isola del Giglio porta avanti una viticoltura eroica fatta di muretti a secco, vigne scoscese e testardaggine contadina. Un premio che vale come dichiarazione d’amore per i territori difficili, capaci però di regalare vini unici e che sul palco ha portato l’autentica follia di un uomo che ha fatto del vino una vera ragione di vita.
Sul versante opposto, l’Azienda dell’Anno è il gruppo Alejandro Bulgheroni Family Vineyards, quattro cantine in Toscana che dimostrano come un grande investimento internazionale possa convivere con la valorizzazione delle identità locali. Una doppia anima che si ritrova anche nelle singole etichette: dalle bollicine al grande rosso, dai bianchi longevi ai vini quotidiani.
Tra le bottiglie simbolo di questa edizione, il Franciacorta Brut Nature 2021 di Bosio, incoronato come Bollicine dell’Anno per la sua essenzialità e precisione, e il Roero Arneis Incisa Riserva 2020 di Monchiero Carbone, Bianco dell’Anno che conferma il potenziale di un vitigno riscoperto. L’Abruzzo segna una doppietta con il Cerasuolo Baldovino 2024 di Tenuta I Fauri, Rosato dell’Anno che porta in tavola la freschezza della tradizione contadina, e con la Cantina Emergente Torre Zambra, simbolo di una nuova generazione di produttori.
Il Rosso dell’Anno è il Brunello di Montalcino 2020 di Giodo, firmato Carlo Ferrini, che sa coniugare classicità e visione moderna. Sul fronte della dolcezza si impone invece il Lina Passito 2023 della marchigiana Santa Barbara, Vino da Meditazione dell’Anno che reinventa la tradizione locale. A completare la mappa geografica, il Cirò Bianco Mare Chiaro 2024 di Ippolito 1845 conquista il titolo di Miglior Rapporto Qualità-Prezzo, dimostrando come la Calabria sappia offrire vini freschi e accessibili senza rinunciare al carattere.
C’è spazio anche per la dimensione comunitaria e sociale. La Guardiense, cooperativa campana, diventa Cantina dell’Anno nella sua categoria, modello di collaborazione virtuosa. A Salina il riconoscimento Progetto Solidale premia il lavoro di Nino Caravaglio, che con il vino ha saputo restituire dignità a un territorio fragile. E se il futuro guarda ai giovani — come racconta il premio a Davide Zoppi e Giuseppe Luciano Aieta di Cà du Ferrà in Liguria — la sostenibilità resta il filo rosso che lega passato e presente: il riconoscimento per la Vitivinicoltura Sostenibile va alla cantina umbra Antonelli – San Marco, esempio di azienda agricola integrata, attenta alla biodiversità e al paesaggio.
Il risultato è un’Italia del vino vitale, che non smette di sorprendere. Basti pensare che ben cinquanta cantine raggiungono per la prima volta i Tre Bicchieri, segno di un tessuto produttivo che continua ad allargarsi e ad alzare l’asticella. «Non presentiamo solo una guida, ma un messaggio: il vino è incontro, curiosità, cultura. È parte della nostra ricchezza e oggi ha bisogno di un nuovo entusiasmo. Il vino italiano di qualità è in salute, lo dimostrano gli assaggi: si cercano sempre più modelli indipendenti, frutto di ricerca, conoscenza e innovazione», ha commentato Lorenzo Ruggeri, direttore responsabile del Gambero Rosso. Un entusiasmo che, almeno per un giorno, ha avuto il sapore di un brindisi collettivo.
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