La personalità ballerina di Trump, e l’illusione dei dittatori di poterlo manipolare

A volte mi sembra quasi di intravedere una strana simmetria nelle enormi oscillazioni della politica americana in Ucraina e in Medio Oriente. Dopo l’improvvisa decisione di adottare finalmente nuove sanzioni contro la Russia, ieri da Donald Trump è arrivata anche la dura presa di posizione contro l’annessione della Cisgiordania («se accadesse, Israele perderebbe tutto il sostegno degli Stati Uniti») e persino un’apertura sull’opportunità di spingere Israele a liberare Marwan Barghouti. Trattandosi della stessa persona che fino a un minuto prima ripeteva tutte le peggiori falsità della propaganda russa sull’Ucraina e immaginava di risolvere il problema di Gaza deportando i suoi abitanti e costruendoci sopra una gigantesca speculazione immobiliare, non è il caso di farsi prendere dall’entusiasmo. Comincio però a coltivare la folle speranza che proprio la personalità di Trump, con la sua totale assenza di principi e remore di carattere morale, abbia indotto in errore autocrati e aspiranti autocrati convinti di poterlo manipolare in ogni modo, e di potersi quindi permettere tutto.
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