L’educazione sessuo-affettiva negli asili incassa il sostegno degli educatori: “Genova modello”

Genova. Il progetto di educazione sessuo-affettiva avviato dal Comune di Genova nelle scuole dell’infanzia incassa anche il sostegno formale di Apei – Associazione Pedagogisti ed Educatori Italiani.
Apei Liguria, a nome anche dell’associazione nazionale, ha inviato una lettera ufficiale alla sindaca Silvia Salis e all’assessora ai Servizi educativi Rita Bruzzone, esprimendo un “convinto e motivato sostegno” alla sperimentazione che coinvolge le bambine e i bambini dai 3 ai 6 anni in percorsi dedicati alle emozioni, alla relazione e al rispetto del corpo.
“Si tratta di una decisione responsabile e lungimirante – fa sapere l’associazione – in un contesto segnato da crescenti fragilità relazionali, violenza di genere e difficoltà educative diffuse. L’educazione ai sentimenti, alla relazione e al rispetto del corpo è un fondamento imprescindibile per la crescita armonica dei bambini. Intervenire già nella scuola dell’infanzia significa investire sulle radici culturali della parità e della non violenza”.
Nella lettera, Ape insiste su un punto ritenuto centrale: l’educazione sessuo-affettiva non va confusa con un intervento sanitario, ma va riconosciuta come processo educativo a pieno titolo. Per questo, l’associazione chiede che nel progetto siano pienamente valorizzate le competenze di educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti, figure specificamente formate per costruire percorsi adeguati all’età dei bambini.
“L’educazione sessuo-affettiva appartiene pienamente al campo della pedagogia – precisa ancora Apei – e richiede competenze specifiche nella progettazione e nella relazione educativa, oltre alla capacità di creare contesti sicuri, inclusivi e rispettosi. Nelle scuole dell’infanzia l’attenzione non è rivolta ai contenuti sessuali, ma alla dimensione affettiva, relazionale e al rispetto del corpo e si concentra su riconoscimento e gestione delle emozioni, rispetto dei confini del proprio corpo e di quello altrui, differenze e parità, linguaggi del consenso e del ‘no’ detto e ascoltato. Tutti aspetti già presenti in molte esperienze educative, che il progetto del Comune contribuisce a strutturare e rendere più consapevoli”.
“Genova può diventare un modello, è un’amministrazione che con coraggio e visione affida alla scuola dell’infanzia il compito di lavorare sulle radici della cultura del rispetto, della parità, dell’empatia e della consapevolezza”.
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