Napoli tra overtourism e Disneyficazione: la stampa estera critica la città
Che Napoli stia perdendo la sua identità a causa dell’overtourism è un argomento ormai dibattuto da qualche anno. A tornare sulla questione recentemente è The Telegraph, che in un articolo denuncia come “il cuore del centro storico della città sia stato strappato via per alimentare una frenesia turistica che abbandona i residenti a se stessi”.
Il giornale descrive un centro storico trasformato in un percorso a ostacoli: Via dei Tribunali invasa da negozi di souvenir, pizzerie e bar, guide con microfoni alla mano che conducono le colonne di crocieristi, turisti che si accalcano attorno ai chioschi di street food mentre i napoletani cercano di farsi strada in motorino tra la folla.
Un fenomeno, quello dell’overtourism, che Napoli conosce bene e che da anni esplode soprattutto nei periodi di punta, come il Natale, quando attraversare Spaccanapoli o raggiungere San Gregorio Armeno diventa quasi impossibile. Ogni stagione segna nuovi record di presenze: nel 2024 si sono contati circa 14,5 milioni di visitatori e la crescita non è priva di conseguenze.
Perché se la “Disneyficazione” è un aspetto negativo che influenza l’esperienza del turista, a pagarne il prezzo vero e proprio sono gli abitanti: sfratti in aumento, appartamenti convertiti in strutture ricettive, studenti e residenti penalizzati da un mercato immobiliare sempre più inaccessibile. E così, mentre l’afflusso si intensifica, il rischio più grande diventa la perdita dell’identità stessa della città.
Perché la stampa straniera critica Napoli
Secondo The Telegraph, Napoli rappresenta un ulteriore caso di overtourism in Europa. Il quotidiano inglese, infatti, inserisce la città nel novero delle mete messe sotto pressione dall’afflusso incessante di visitatori, paragonandola a Venezia, Barcellona o Dubrovnik.
A preoccupare è soprattutto la trasformazione del tessuto urbano. The Telegraph riporta le reazioni dei residenti “contro quello che molti napoletani definiscono ormai un grave caso di overtourism”, denunciando come l’economia turistica stia riscrivendo le regole della vita quotidiana.
Il risultato è un centro storico sempre più svuotato dei suoi abitanti, mentre le navi da crociera, altra fonte di polemica, portano nuove masse di visitatori, oltre che inquinamento. Una crescita turistica vorticosa che porta ricchezza e prestigio, ma che sta minando proprio ciò che rende la città unica.
Quali sono oggi i problemi di Napoli
Dietro il boom turistico che ha portato Napoli al centro delle mappe internazionali si nasconde una serie di fragilità strutturali che l’overtourism ha reso ancora più evidenti.
Il nodo principale riguarda la residenzialità: negli ultimi anni, complice la redditività degli affitti brevi, molti proprietari hanno preferito convertire interi edifici in B&B o case vacanze, alimentando un’ondata di sfratti e rendendo sempre più difficile per studenti, lavoratori e famiglie trovare soluzioni accessibili.
Il rischio, sottolineano sociologi e urbanisti, è che il centro storico smetta di essere un quartiere vissuto e si trasformi in uno spazio-vetrina abitato quasi esclusivamente dai turisti.
Inoltre resta il tema, molto percepito dai napoletani, della perdita di autenticità: mentre cresce il numero di attività commerciali pensate per i visitatori, si riducono quelle che rispondono alle esigenze di chi la città la vive ogni giorno.
Il paradosso è che Napoli, proprio nel momento in cui conquista l’attenzione globale, si trova a dover difendere la sua identità più profonda. Come ha spiegato l’esperta di overtourism a Napoli Anna Fava al giornalista di The Telegraph “c’è un processo di disneyficazione in corso, il centro storico si sta trasformando in un parco a tema”.
Il problema a Napoli non è il turismo, ma la mancanza di strumenti adatti per governarlo.
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