Non ci crederete ma anche nello sport i soldi non sono tutto, chiedere alle pallavoliste di Conegliano

Nel panorama dello sport italiano, dove la tradizione di blasoni storici spesso domina, l’Imoco Volley Conegliano rappresenta un caso di studio illuminante. Nata solo nel 2012, questa società di pallavolo femminile ha saputo in un tempo relativamente breve non solo affermarsi, ma costruire una vera e propria dinastia, dominando il proprio campionato e conquistando l’Europa e il mondo. La sua storia è un manuale a cielo aperto su come visione strategica, programmazione meticolosa e una gestione societaria impeccabile possano trasformare un progetto ambizioso in un successo inarrestabile.
In azienda questa visione si traduce nella capacità di definire il proprio posizionamento sul mercato a lungo termine. Non basta voler essere i migliori; è fondamentale capire come s’intende diventare i migliori, quali risorse saranno necessarie e quale cultura aziendale si vuole instaurare. L’Imoco ha dimostrato che un progetto a lungo respiro, basato sulla professionalità e sulla chiara definizione degli obiettivi, è la base per ogni successo duraturo.
Il suo successo non è frutto del caso, ma di una programmazione quasi scientifica. Ogni stagione la società analizza il mercato, individua i profili di giocatrici e staff tecnico che si integrano al meglio con la filosofia del club e con le esigenze tattiche. Non si tratta solo di acquistare i nomi più altisonanti, ma di costruire un mosaico funzionale, dove ogni pezzo contribuisca all’equilibrio e alla forza del collettivo.
«È sempre l’ossessione della meta a guidare le strategie. Specialmente i bravi imprenditori hanno questa tensione fortissima della meta, devono averla», ragiona Cristina Calabrese. «Concentrarsi su ciò che vuoi e su che cosa serve per ottenerlo è fondamentale. Ricordiamoci che il pensiero costruttivo è sempre quello che tiene nel mirino ciò che si vuole realizzare». In questo senso le sconfitte sono solo incidenti di percorso, se si riesce a rimanere ancorati al proprio obiettivo. «Renzo Rosso diceva sempre: sarò il competitor di Levis. E lo stesso Francesco Mutti: sarò il numero uno nella produzione e distribuzione delle conserve di pomodoro».
Tornando a Conegliano, l’esempio più lampante è la capacità di mantenere un nucleo solido di atlete di riferimento, come le icone Monica De Gennaro o Asia Wolosz, affiancando a loro talenti emergenti o giocatrici con caratteristiche specifiche che possano elevare il livello della squadra. La stessa Wolosz non è solo la capitana e la regista tecnica delle Pantere: è anche l’anima sociale, quella che si prepara a ogni cena con gli sponsor studiandone il sito web, quella che sa quando intervenire con una parola in spogliatoio e quando basta uno sguardo. La sua leadership è fatta di cura, non di imposizione: un collante silenzioso che tiene insieme generazioni di campionesse.
Tale approccio evita le rivoluzioni annuali che spesso destabilizzano le squadre, garantendo continuità tecnica e coesione di gruppo. Santarelli (Daniele, allenatore della Imoco, ndr), per esempio, ha saputo creare un ambiente dove le individualità brillano all’interno di un sistema ben oliato, massimizzando la valorizzazione dei talenti di ognuno.
Nel contesto aziendale, ciò si traduce nella gestione delle persone. Un’azienda vincente non si limita ad assumere i migliori professionisti in assoluto, o i più pagati, ma cerca i profili giusti per le posizioni giuste: coloro che non solo possiedono le competenze tecniche, ma che si integrano con la cultura aziendale e con il resto del team. La programmazione include lo sviluppo interno delle risorse, la formazione continua e la creazione di percorsi di carriera che permettano ai talenti di crescere all’interno dell’organizzazione.
La solidità dell’Imoco Volley è data anche da una gestione societaria oculata e attenta. Nonostante gli investimenti importanti, la società ha sempre mantenuto un equilibrio tra ambizione sportiva e sostenibilità economica. Questo le ha permesso di affrontare periodi difficili, come la pandemia o gli infortuni di giocatrici chiave, senza compromettere il futuro del club. La capacità di attrarre sponsor, di gestire le entrate e le uscite con rigore, e di prendere decisioni anche impopolari — come la cessione di una giocatrice per esigenze di bilancio o di spogliatoio — è stata fondamentale.
In azienda una gestione societaria efficace è il pilastro del successo a lungo termine. Significa avere un board di dirigenti con una visione chiara, una disciplina finanziaria e la capacità di prendere decisioni strategiche anche sotto pressione. La trasparenza, l’etica e la responsabilità sociale sono elementi che, anche nel mondo dello sport, costruiscono la reputazione e la fiducia degli stakeholder, esattamente come accade per un’impresa di successo.
Infine, l’Imoco Volley è l’epitome del gioco di squadra. Nonostante annoveri campionesse di livello mondiale, la forza del team risiede nella capacità di lavorare insieme, di supportarsi a vicenda e di mettere il bene della squadra prima dell’individualismo. Ogni giocatrice conosce il proprio ruolo e lo esegue con disciplina, ma è anche pronta a sacrificarsi per la compagna o a coprire un errore altrui. La comunicazione in campo, la fiducia reciproca e la celebrazione congiunta di ogni punto sono manifestazioni visibili di questa coesione profonda. Per dire: quando al termine di una partita scudetto una delle ex di Conegliano ha fatto una video call con le sue vecchie compagne annunciando di essere in dolce attesa, metà della squadra si è messa a piangere di commozione.
«Nella mia azienda di famiglia ho dei bottai che lavorano con noi da due o tre generazioni, attraverso i loro nonni prima e i loro papà poi», conclude Garbellotto (Piero, uno dei due presidenti, ndr). «Questo ho provato a portare al Palaverde: il sentirsi parte di una grande famiglia, aziendale e societaria. Da Imoco, invece, ho preso tanto in questi anni: mio padre è morto che ero piuttosto giovane, ho cominciato a lavorare a vent’anni; quando ne avevo venticinque-ventisei si è ammalato. Non ho potuto fare l’università o esperienze in altre aziende: tutto quello che ho imparato nella gestione del business lo devo per osmosi ai nostri sponsor, al dottor Polo, al dottor Maschio e anche a Pietro, che ha un taglio molto rigoroso e manageriale. In Garbellotto siamo ormai un gruppo con cinque aziende sparse dalla Croazia all’Argentina: non siamo più una piccola impresa, e questo anche grazie a ciò che ho imparato in Imoco».
Questo è l’insegnamento forse più potente per il mondo aziendale. Un team vincente non è solo un insieme di talenti, ma un gruppo di persone che sa collaborare, che ha un obiettivo comune e che è disposto a superare le proprie zone di comfort per il bene del progetto. L’Imoco dimostra tutti i giorni che la sinergia e l’interdipendenza sono più potenti della somma delle singole parti. Senza un vero gioco di squadra, anche i migliori talenti rimangono isole, incapaci di costruire una dinastia.
L’Imoco Volley Conegliano, con la sua rapida ascesa e la sua costante leadership, ci offre dunque una lezione preziosa: la vittoria non è un colpo di fortuna, ma il risultato di una visione audace, una programmazione impeccabile e una gestione saggia che mettono il team al centro di ogni strategia. Rinnovarsi, senza snaturarsi ma accettando dei rischi, per continuare a vincere.
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