Cop30, progressi troppo lenti e insufficienti a contrastare la crisi climatica

Novembre 25, 2025 - 15:30
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Cop30, progressi troppo lenti e insufficienti a contrastare la crisi climatica

Si è appena conclusa la Cop30 a Belém, in Brasile (10-21 novembre 2025), con un accordo definito da molti osservatori come modesto e privo di ambizione reale. Il documento finale non contiene infatti una road-map vincolante per l’uscita dai combustibili fossili, nonostante la forte pressione di oltre 80 paesi, tra cui l’Europa

La Cop30 di Belém si è conclusa con l’approvazione del Pacchetto di Belém, un insieme di 29 decisioni adottate per consenso da 195 Parti, focalizzate su transizione giusta, finanza per l’adattamento, commercio, genere e tecnologia, con l’obiettivo di accelerare l’azione climatica in modo inclusivo e centrato sulle persone.

Tuttavia, il risultato è stato criticato come un compromesso debole: non include un impegno esplicito per la transizione dai combustibili fossili, nonostante le proposte di oltre 80 paesi, limitandosi a riferirsi al Consenso Uae di Cop28.

Il segretario generale Onu, António Guterres, ha sottolineato i progressi, ma ha avvertito che il divario tra azioni ed esigenze scientifiche rimane ampio, con un riconoscimento di un temporaneo superamento di 1,5°C e la necessità di tagli rapidi alle emissioni climalteranti.

Complessivamente, quindi, la Cop30 dimostra che il multilateralismo funziona, ma il ritmo è insufficiente per l’urgenza della crisi climatica, lasciando delusi giovani, popoli indigeni e comunità vulnerabili.

I risultati ottenuti dalla Cop30 di Belem

Tra i risultati principali, spicca l’impegno a triplicare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2035, come primo passo per colmare il divario in questo ambito, con i Paesi sviluppati chiamati a incrementare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo.

È stata anche conclusa la Roadmap per l’Adattamento di Baku per il periodo 2026-2028 e adottati 59 indicatori volontari per monitorare i progressi in settori come acqua, cibo, salute, ecosistemi e infrastrutture.

Istituito un Meccanismo per la Transizione Giusta, che promuove cooperazione internazionale, assistenza tecnica e condivisione di conoscenze per proteggere lavoratori e comunità nel passaggio alle energie pulite.

Inoltre, è stato lanciato l’Acceleratore Globale per l’Implementazione per ridurre i divari di ambizione e accelerare le Contribuzioni Nazionali Determinate (Ndc), e la Missione di Belém per 1.5, una piattaforma per aumentare l’ambizione in mitigazione, adattamento e investimenti.

Il Piano d’Azione sul Genere rafforza il supporto per i punti focali nazionali su genere e clima, promuovendo budget sensibili al genere e leadership di donne indigene, afro-discendenti e rurali.

La decisione Mutirão riafferma l’ambizione sotto l’Accordo di Parigi e integra l’Agenda d’Azione dei Campioni Climatici di Alto Livello, con oltre 480 iniziative che coinvolgono 190 paesi e stakeholder; più di 122 paesi hanno presentato nuove o aggiornate Ndc.

Sul fronte natura-based, è stato lanciato il Fondo per le Foreste Tropicali per Sempre (Tfff) con 6,7 miliardi di dollari per la conservazione forestale, e iniziative per oceani, agroecologia e restauro.

In ambito finanziario, è stata notata la Roadmap da Baku a Belém per scalare i finanziamenti climatici a 1,3 trilioni di dollari annui entro il 2035, con riforme delle banche multilaterali e strumenti come swap debito-clima.

I commenti sull’accordo della Cop30

Al termine dei negoziati sul clima del 2025, i deputati europei che guidavano la delegazione del Parlamento europeo hanno così commentato l’esito della Cop30.

Lídia Pereira (Ppe, Pt), presidente della delegazione, ha dichiarato che “nonostante i nostri sforzi persistenti e il chiaro mandato del Parlamento europeo sulla mitigazione e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, abbiamo dovuto affrontare un fronte unito Brics-arabo e una presidenza non disposta a eguagliare il nostro livello di ambizione, e dobbiamo rammaricarci che il risultato finale non sia andato oltre.

Tuttavia, abbiamo ottenuto il riconoscimento della risposta al divario delle emissioni, un evento di alto livello sull’attuazione e progressi attraverso la Missione Belém 1,5°C, l’Acceleratore globale di attuazione e un’iniziativa plurilaterale sulla transizione dai combustibili fossili.

Per quanto riguarda l’adattamento, i finanziamenti sono stati protetti nel quadro del nuovo obiettivo collettivo quantificato in materia di finanziamenti per il clima (Ncqg) e abbiamo ottenuto una raccomandazione di triplicare almeno il sostegno entro il 2035, rafforzando la solidarietà con i più vulnerabili.

Gli elementi commerciali dei negoziati sono rimasti intatti con l’aggiunta di una relazione. E mentre lo slancio per l’azione globale per il clima è più lento di quanto dovrebbe essere, il multilateralismo ha tenuto e noi rimaniamo determinati a spingere per l’ambizione che la scienza richiede“.

Anche dalle parole di Mohammed Chahim (S&D, Nl), vicepresidente della delegazione, si percepisce la delusione su un’altra occasione persa: “il risultato della Cop30 garantisce una base minima per l’azione globale per il clima, ma il ritmo rimane troppo insufficiente per rispondere all’urgenza della crisi climatica.

Questo risultato conferma che il divario tra l’ambizione climatica e le riduzioni concrete delle emissioni rimane costantemente ampio. Questo non è il passo importante di cui il mondo ha bisogno ora. Il presidente Lula ha fissato obiettivi ambiziosi e l’Ue è arrivata con l’intenzione di assumere la guida di una coalizione di paesi ambiziosi.

Tuttavia, la resistenza da parte, tra gli altri, dei paesi produttori di petrolio è stata troppo forte e gli equilibri geopolitici si sono chiaramente spostati. Insieme al Regno Unito, l’Ue ha dovuto remare controcorrente per salvare qualsiasi ambizione.

Ciò isola sempre più l’Europa dal resto del mondo. L’Ue deve ora formare con urgenza delle coalizioni per evitare di rimanere nuovamente isolata nei negoziati futuri“.

Insomma, nonostante un contesto geopolitico delicato, caratterizzato oltre che da una crescente urgenza climatica, anche da tensioni diplomatiche e squilibri economici, il risultato atteso era certamente più alto.

Per questo, abbiamo voluto approfondire con alcuni esperti di Neoma Business School l’accordo di Belem, dando uno sguardo critico alle dinamiche emerse e approfondendo alcuni aspetti spesso trascurati.

Diana Mangalagiu, professoressa associata in scienze naturali, ha sottolineato come a Belém la diplomazia e la giustizia sociale abbiano faticato a convivere. L’Europa, pur centrale nella lotta climatica, resta fortemente dipendente dalla Cina per terre rare e materiali essenziali alla transizione energetica.

Questa dipendenza indebolisce l’industria europea e rende fragile la cooperazione, alimentando il rifiuto del Cbam, percepito da molti Paesi come una misura commerciale ingiusta.

Contemporaneamente, il G77 ha chiesto una Just Transition che metta al centro diritti dei lavoratori, giustizia sociale e finanziamenti adeguati, in particolare attraverso il nuovo Belém Action Mechanism.

Un altro elemento storico, evidenziato da Nicolas Befort, professore in bioeconomia, riguarda il riconoscimento ufficiale della bioeconomia nel processo della Unfccc come asse strategico verso un’economia post-fossile.

Agricoltura, foreste, rifiuti e biomateriali diventano così pilastri di nuove catene del valore basate sul vivente. Tuttavia, questa trasformazione porta con sé sfide importanti: competizione per l’uso dei suoli, rischi di monoculture, greenwashing e cattura del valore lontano dai territori produttori di biomassa.

L'articolo Cop30, progressi troppo lenti e insufficienti a contrastare la crisi climatica è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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