Peli, protesi, provocazioni: la moda ha un feticcio per il corpo nudo

Negli ultimi mesi le tendenze moda sembrano avere sviluppato una nuova ossessione: riportare il corpo nudo al centro. Non il corpo levigato, perfetto e social-friendly, piuttosto, un corpo “vivo”, imperfetto, pieno di peli e modellato con protesi. Una sorta di feticcio esplicito che attraversa passerelle, drop virali e momenti red carpet, e che sembra voler raccontare una tensione crescente tra estetica patinata e verità corporea.

Tendenze moda tra nudo e peli: gli slip di Skims

Il caso più chiacchierato è quello degli slip con pelo di Skims, la linea di Kim Kardashian: un micro-tanga a cui sono stati applicati ciuffi di finto pube in varie nuance. Una provocazione commerciale, certo, ma forse anche un gesto simbolico: riportare il pelo dentro la moda mainstream, non come vezzo iper-sexy, ma come rottura ironica e dichiaratamente grottesca.

La collezione di Duran Lantink per Jean Paul Gaultier

Sul fronte delle sfilate, Duran Lantink per Jean Paul Gaultier ha spinto l’idea ancora oltre, portando in passerella modelli con tute, top e maglie aderenti che riproducevano corpi nudi e irsuti. In un momento in cui si parla molto di identità fluide, corpi non binari, libertà di rappresentazione, il suo lavoro mette in scena il corpo come materia instabile e manipolabile, non più una superficie da perfezionare.

Uno dei suoi look più provocatori è anche arrivato sul red carpet dei British Fashion Awards, con l’influencer Lyas Medini che ha indossato una tuta che riproduce un corpo maschile completamente nudo con dettagli realistici, senza lasciare nulla all’immaginazione. 

I riferimenti vintage, da Vivienne Westwood ad Alexander McQueen

E mentre queste visioni scuotono il contemporaneo, la moda recupera anche riferimenti “vintage”: dalle parrucche pubiche teatrali — i merkin — resi iconici negli Anni 90 da Vivienne Westwood fino alle nude-illusion e ai corpetto modellati di Schiaparelli, nel 2021. Già allora la moda ragionava su corpi mostrati, nascosti, falsati. Oggi il tema non sembra però scandalizzare, quanto piuttosto sfidare l’omologazione digitale che appiattisce i corpi in avatar impeccabili.

Il feticcio per la nudità imperfetta, per i peli e per le protesi dunque non è un capriccio isolato: è un linguaggio. Un modo per dire che il corpo reale, ironico, imperfetto, disturbante, è tornato a reclamare spazio nella moda.

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