La sfilata di Chanel in metropolitana a New York

Dicembre 4, 2025 - 02:31
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La sfilata di Chanel in metropolitana a New York

La rivincita delle ragazze che usano la metro. All’esordio ai Métiers d’Art 2026, Matthieu Blazy porta Chanel nel cuore sotterraneo di New York, trasformando una stazione abbandonata della Bowery in un set che ricorda un film d’autore. Lì, tra luci al neon e fermate fantasma, costruisce una collezione che unisce eco del passato, ritmo urbano e il savoir-faire prezioso degli atelier di le19M.

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Lontano dall’aura ovattata di Parigi, questo scenario disordinato ma autentico restituisce alla collezione una dimensione quotidiana, nonostante la sua estrema preziosità. Biglietto alla mano, prossima fermata: Chanel.

Métiers d’Art 2026, prossima fermata New York

L’ingresso delle modelle da un convoglio della linea “C”, tra rumori metallici e annunci di stazione, dà subito il tono della sfilata: una New York vissuta, non da cartolina. Ospiti e celebrities tra cui Tilda Swinton, Kristen Stewart, Margaret Qualley, A$AP Rocky, Sofia Coppola, Linda Evangelista e perfino l’inconfondibile voce degli annunci della metro, sono seduti a pochi passi dai binari, trasformati per una sera in un palcoscenico sotterraneo.

Non un semplice richiamo all’America, ma una dichiarazione d’intenti: Chanel vuole riconquistare il pubblico americano e lo fa rappresentando differenti donne, non solo l’élite. Da quella in carriera che corre al lavoro a Wall Street, alla turista con la T-shirt “I Love NYC” a Time Square fino alle cool girl che distrattamente popolano la metro, con jeans, tailleur in tweed e cappotti.

Le nuove donne Chanel

L’idea di Blazy è chiara: raccontare quante più donne newyorchesi, dai personaggi quasi cinematografici come la giornalista Anni 70, la donna in carriera Anni 80, fino alle icone contemporanee incontrate in metropolitana. Le silhouette alternano rigore e morbidezza, con tweed alleggeriti, bouclé rivisitati, flanelle check arricchite da catene e knitwear luminoso. Non mancano i tocchi teatrali: gonne di piume lavorate da Lemarié, ricami di Montex realizzati con tecniche d’archivio, bijoux di Goossens che riprendono il gusto bizantino amato da Gabrielle Chanel. I riferimenti storici sono molteplici: dal poster del film “Tonight or Never” reinterpretato in tweed a tessuti che evocano l’Astrakan o le stampe animalier della fondatrice.

Il tailleur iconico con la t-shirt souvenir. Courtesy of Chanel.

Accanto ai codici classici della Maison, Blazy introduce la sua vena più pop, come le T-shirt “I Love NYC” trasformate in delicati pezzi di seta ricamata o la gonna a frange con mini Empire State Building invertiti, un gesto che mescola souvenir e savoir-faire.

Rendere speciale l’ordinario e comune lo straordinario

La scelta di far correre le modelle senza un ordine fisso, tra chi legge il giornale, chi parla al telefono e chi torna verso casa, restituisce l’idea di un racconto corale più che di un’uscita di collezione. Una sfilata non lineare, volutamente dispersiva, dove l’energia della città è messa in scena quasi come un personaggio aggiuntivo. La stessa narrazione sostenuta anche dal cortometraggio di Michel Gondry con Margaret Qualley e A$AP Rocky che ha anticipato la sfilata nei giorni precedenti, e ne riprende il tono romantico e surreale.

Chanel Métiers d’Art 2026. Courtesy of Chanel.

Senza cercare rivoluzioni, Blazy costruisce un capitolo coerente della sua storia in Chanel, giocando con memoria, artigianalità e pop culture senza snaturare l’eredità della Maison. Una sfilata che funziona più per l’energia complessiva e l’interpretazione del contesto che per singoli pezzi-iconici, ma che conferma la volontà di Chanel di tornare al centro della discussione fashion. Una collezione che guarda all’America con affetto, con rispetto, e soprattutto con una certa naturalezza nel rendere straordinario ciò che nasce ordinario. E viceversa.

Maglione e jeans, la semplicità couture. Courtesy of Chanel.

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Redazione Redazione Eventi e News