Cane da caccia chiuso in una gabbia nel bosco: i cittadini hanno fatto di tutto per salvarlo
Cane da caccia chiuso in una gabbia nel bosco: i cittadini si mobilitano per salvare il quattro zampe abbandonato.

Un cane da caccia è stato rinvenuto chiuso all’interno di una gabbia in una zona boschiva nei pressi di Verona. L’operazione di soccorso si è concretizzata grazie alla solerzia di residenti del luogo e all’intervento risolutivo dell’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (OIPA). Tenuto in uno stato di detenzione forzata entro i confini della macchia silvestre, nel territorio della provincia veronese, il cane è stato salvato grazie a una mobilitazione di cittadini.
Il salvataggio del cane rinchiuso nella gabbia nel bosco: una mobilitazione di volontari per aiutare il quattro zampe in difficoltà
La cooperazione tra la popolazione e il personale volontario ha permesso di trarre in salvo il quadrupede, offrendogli una nuova possibilità di esistenza dignitosa. La condizione di segregazione del cane all’interno di quel recinto angusto sarebbe perdurata senza l’azione immediata di alcuni abitanti dotati di grande senso civico, i quali hanno prontamente notificato l’abuso alle forze dell’ordine attive per conto dell’OIPA.

Nei giorni scorsi, diversi cittadini avevano notato la presenza di un cane, costretto in una gabbia chiusa, nascosta nella vegetazione fitta della zona. L’esemplare era completamente abbandonato, lasciato al suo destino precario da ogni prospettiva. Tuttavia, gli individui che si sono imbattuti in questa triste scena non hanno distolto lo sguardo, ma hanno scelto di denunciare l’accaduto agli ispettori del nucleo zoofilo dell’associazione a tutela degli animali di Verona.
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I componenti dell’OIPA si sono recati con urgenza nel luogo indicato per eseguire una verifica. Giunti sul posto, hanno individuato, celata tra la folta macchia, una voliera nella quale era imprigionato il cagnolino da caccia. L’esemplare canino appariva in una situazione di grave compromissione, sia sul piano fisico che su quello comportamentale, visibilmente stressato dall’isolamento in un ambiente di reclusione inadeguata e totalmente incompatibile con le esigenze della sua specie. Non aveva alcun contatto con altri conspecifici o con esseri umani, manifestando evidenti indicatori di sofferenza connessi alla sua prigionia: mancanza di stimoli sensoriali, isolamento prolungato e scarse condizioni igieniche.

All’interno della struttura detentiva, in effetti, non era presente né acqua pulita né nutrimento in condizioni appropriate. La situazione generale dell’animale ha immediatamente fatto ipotizzare un caso di maltrattamento, circostanza che ha condotto alla segnalazione immediata del presunto responsabile all’Autorità Giudiziaria non appena è stato identificato. Sul luogo del ritrovamento è giunto anche Massimiliano D’Errico, coordinatore provinciale del corpo di vigilanza zoofila. Egli ha voluto sottolineare l’importanza di non ignorare mai situazioni di questo genere: “È fondamentale che tutti comprendano, specialmente coloro che detengono animali classificati come da ausilio alla caccia o da custodia, anche alla luce delle recenti disposizioni legislative più restrittive, che non esiste nessuna distinzione nel trattamento che deve essere riservato a questi soggetti rispetto agli altri esemplari della medesima specie. A tutti deve essere garantito il diritto alla socializzazione, alla pulizia e alla cura per prevenire ogni forma di malattia o di disagio, inclusa la salute mentale. Non si ammettono e non saranno più tollerati compromessi per quanto concerne il rispetto del benessere animale e delle normative vigenti”.

Il cane è stato quindi posto sotto vincolo giudiziario e affidato alle cure immediate dei servizi veterinari competenti. Il suo rilascio e la successiva riabilitazione rappresentano un monito incisivo contro l’abbandono e la crudeltà verso le creature indifese. La storia di questo segugio salvato è un esempio lampante di come la partecipazione attiva della cittadinanza sia essenziale per contrastare i crimini commessi ai danni degli animali. L’epilogo positivo di questa vicenda, che vede l’amico a quattro zampe finalmente al sicuro e assistito, è un incoraggiamento per tutti a mantenere alta la vigilanza nel proprio ambiente e a denunciare senza esitazioni.
Leggi che vietano di tenere i cani alla catena
Ma non solo sono tante le leggi sul divieto di tenere un cane alla catena, ma anche quelle relative al randagismo e all’abbandono. In questo secondo caso, la normativa di riferimento in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo è la Legge quadro n. 281 del 1991. Secondo la legge, l’iscrizione in Anagrafe canina regionale o in quella nazionale non determina l’acquisizione della proprietà del cane registrato. L’iscrizione è solo un adempimento di natura amministrativa, obbligatorio in tutta Italia per i cani.
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Nel caso di cani appartenenti a privati cittadini non iscritti all’anagrafe sono presenti sanzioni amministrative stabilite dalle Regioni e dai Comuni dalla legge sul randagismo. Per far fronte ai sempre più diffusi abbandoni di cani e gatti e al conseguente aumento di ospiti nei rifugi e di randagi in strada, le associazioni animaliste stanno promuovendo campagne per sensibilizzare l’opinione pubblica. (di Elisabetta Guglielmi)
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