Scandalo del Collegio d’Europa: speriamo che (almeno) questa inchiesta arrivi in fondo. E non serva solo a gettar fango
Spero davvero che questa ultima inchiesta, che riguarda il Servizio di Azione Esterna dell’Unione europea, lanciata dagli inquirenti dell’Unione europea ed affidata alla magistratura belga, giunga al suo termine, e rapidamente. Sarebbe una evento eccezionale, unico, nel mare di dubbi, incertezze, accuse non provate sparsi con il ventilatore negli ultimi anni dal Belgio contro le istituzioni europee.
Sarebbe una prima, insomma, se gli inquirenti dimostrassero che Federica Mogherini e Stefano Sannino sono colpevoli di qualcosa o se, come sono convinto, dovessero ammettere di essersi sbagliati, di non poter provare nulla. Forse la supervisione della Procura europea (EPPO) potrà offrire qualche garanzia in più.
Gli inquirenti belgi sembrano avere un dente avvelenato con le istituzioni europee, in particolare se sono rappresentate da esponenti italiani, di preferenza socialisti, e le istituzioni europee sono un burro nei confronti del primo poliziotto che si presenta, levando immunità, aprendo uffici, rinunciando ad ogni prerogativa a tutela per dimostrare di essere trasparenti. Il risultato di questo perverso sistema è stato, sino ad oggi, di gettare discredito su tutte le istituzioni toccate, senza che si sia aperto un solo processo e, in molti casi, neanche sia stata formulata pubblicamente un’accusa. Dopo anni.
Ora le accuse a Mogherini e Sannino sono, come di norma, fumose. In sostanza si sostiene che il Servizio Esterno (di cui il diplomatico italiano, uno degli assi dell’Ue nel suo settore, era al tempo Segretario generale) avrebbe favorito il Collegio di Bruges (guidato da Mogherini, ex capo del Servizio esterno) nell’assegnazione del compito di formatore e, a quanto pare, fornitore di servizi di foresteria, per i giovani diplomatici europei, rispetto ad altri cinque Istituti che hanno partecipato ad un concorso. Stiamo parlando di cifre insignificanti per il budget dell’Unione, a quanto pare sono 700mila euro l’anno per sei anni e, nonostante l’accusa di corruzione, non è stato reso noto chi avrebbe preso dei soldi per fare esattamente cosa.
Il Collegio di Bruges da decenni sta lì, nelle Fiandre, in una cittadina deliziosa, proprio per formare la classe dirigente delle istituzioni europee, ha un curriculum brillantissimo del quale è inutile parlare. Il suo capo è l’ex capo della diplomazia europea e, quando la diplomazia europea emette un bando per trovare il posto migliore dove mandare i suoi pupilli a perfezionarsi, è facile supporre che Mogherini sapesse da sola, in base alla sua esperienza finita solo pochi mesi prima, di cosa il Seae avesse bisogno e dunque fosse in grado di presentare un’ottima offerta.
Non voglio star qui a difendere Mogherini o Sannino “nel processo”, non so nulla di come è stata condotta questa gara. Voglio però difendere Mogherini e Sannino, Eva Kaili, Niccolò Figà Talamanca, Salvatore de Meo da una giustizia che lancia accuse pesantissime, per fatti assolutamente risibili nella sostanza (anche se gravi come reati, se dimostrati) e poi si impantana, non esibisce prove, non rinvia a giudizio. Screditando così persone e istituzioni (che non sanno difendersi).
Ricordo il caso della deputata europea Giusi Princi, per la quale fu chiesta l’autorizzazione a procedere al Parlamento, dopo mesi di indagini, migliaia e migliaia di euro spesi per farlo, con un tremendo danno di immagine per una donna politica. Alcune ore dopo la richiesta Princi, accusata tra l’altro solo di aver partecipato ad una cena a Bruxelles, sapute a quel punto le accuse e nei suoi confronti, inviò agli investigatori belgi alcuni giornali locali che pubblicavano foto di lei ad un evento a Reggio Calabria, proprio nel giorno della cena di Bruxelles. Gli inquirenti non se ne erano accorti, ma lesti ritirarono la richiesta di autorizzazione a procedere.
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