Roma ridisegna se stessa con la nuova mappa dei quartieri: ma i cittadini si lamentano

Novembre 5, 2025 - 16:30
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Roma ridisegna se stessa con la nuova mappa dei quartieri: ma i cittadini si lamentano

lentepubblica.it

Una città non è solo un insieme di strade e palazzi, ma un organismo vivo, che muta, si espande e si ridefinisce nel tempo. Roma, con la sua stratificazione di epoche e identità, ne è l’esempio più eloquente.


Proprio per questo, la presentazione della nuova mappa dei quartieri della Capitale, avvenuta al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, ha segnato un momento di grande importanza nel percorso di aggiornamento e comprensione del territorio urbano.

Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco Roberto Gualtieri, insieme a Claudio Strinati, Andrea Catarci, Maurizio Veloccia e Lorenza Baroncelli, figure istituzionali e culturali che hanno accompagnato questo progetto di ridefinizione territoriale, frutto di un lavoro lungo e articolato.

La nuova mappa dei quartieri di Roma

Il risultato è una nuova geografia cittadina composta da 327 quartieri, 22 rioni storici e 104 aree funzionali, un mosaico che intende restituire un’immagine più fedele e contemporanea di Roma. Si tratta del primo grande aggiornamento dopo quasi mezzo secolo: l’ultima mappatura ufficiale risaliva infatti al 1977, quando la giunta del sindaco Giulio Carlo Argan aveva istituito le zone urbanistiche, poi ridotte a 155 con la nascita del Comune di Fiumicino. Da allora, nonostante l’enorme evoluzione sociale e territoriale della città, quella suddivisione era rimasta il principale punto di riferimento per studiosi e amministratori.

Una città raccontata attraverso i dati

La nuova mappa non è solo un aggiornamento cartografico, ma un strumento interattivo e dinamico pensato per mettere a disposizione dei cittadini e dei ricercatori una grande quantità di informazioni. Attraverso il portale GeoRoma, accessibile dal sito istituzionale del Comune, è ora possibile esplorare i confini municipali e i quartieri in modo intuitivo, consultando dati su popolazione, età media, occupazione, istruzione e presenza straniera. Ogni municipio dispone di mappe scaricabili, pensate per favorire la conoscenza diretta e la trasparenza delle politiche urbane.

L’iniziativa, coordinata dall’ex assessore Andrea Catarci, nasce da un lavoro di quattro anni che ha coinvolto un’équipe scientifica del Campidoglio, esperti di urbanistica e numerosi interlocutori locali. Il progetto, sottolineano gli ideatori, è “in divenire”: la mappa non vuole essere un documento chiuso, ma una base condivisa su cui costruire una visione più partecipata della città.

Ma molti cittadini si lamentano

Proprio in quest’ottica, fino al 15 gennaio 2026 è aperta una consultazione pubblica online. Nella sezione “Partecipa” del portale istituzionale, i romani possono inviare commenti, osservazioni e proposte per migliorare la definizione dei confini dei quartieri. L’obiettivo è raccogliere i contributi di chi vive ogni giorno la città e conosce le sfumature dei propri luoghi meglio di chiunque altro.

Ma, come spesso accade nei processi partecipativi, il dialogo si è rivelato acceso. In appena una settimana sono arrivati oltre 900 messaggi tra suggerimenti, critiche e richieste di modifica. Segno evidente che i romani si sentono coinvolti e, soprattutto, gelosi custodi delle identità dei loro quartieri.

Molte delle contestazioni riguardano la corrispondenza tra i nuovi confini e la percezione storica o affettiva dei luoghi. Un esempio emblematico, riportato da Roma Today, riguarda il quartiere di Torpignattara: alcuni cittadini hanno fatto notare che, secondo la nuova suddivisione, il monumento che dà il nome alla zona non rientra più nei suoi limiti amministrativi. Altri residenti del Municipio V hanno segnalato anomalie come l’inclusione di via Bufalini e via Maggi all’interno della Marranella, chiedendo di rivedere la delimitazione.

C’è poi chi ha evidenziato che all’interno dell’area di Certosa esistono realtà distinte – come Villa Certosa e Borghetto degli Angeli – che meritavano di essere considerate separatamente, a testimonianza di come la città sia fatta di microcosmi sociali e culturali difficilmente incasellabili in un’unica griglia.

Urbanistica e identità: una sfida senza fine

L’urbanistica, a Roma, è da sempre un terreno di tensione più che un semplice esercizio tecnico. Ogni linea tracciata sulle mappe non rappresenta solo un confine amministrativo, ma il risultato di scelte politiche, priorità economiche e, talvolta, compromessi difficili. Ridisegnare i quartieri significa ridiscutere il modo in cui i cittadini vivono, si spostano e si riconoscono nello spazio urbano. È un processo che mette in gioco non soltanto la pianificazione del territorio, ma anche il rapporto tra istituzioni e comunità, tra centro e periferia, tra sviluppo e tutela della memoria.

Dietro le nuove delimitazioni non ci sono soltanto criteri scientifici o statistici, ma anche una visione di città che può favorire alcuni territori a discapito di altri. I piani urbanistici, infatti, raramente restano neutri: definiscono dove conviene investire, dove concentrare i servizi, dove spingere la rigenerazione e dove, invece, lasciare che le cose restino come sono. È su questo terreno che la mappa si trasforma in strumento di potere, capace di orientare risorse e identità.

Restano alcuni interrogativi aperti

Per questo, la consultazione pubblica avviata dal Campidoglio rappresenta sì un passo verso la partecipazione, ma solleva anche interrogativi sulla reale capacità dell’amministrazione di recepire e tradurre le osservazioni dei cittadini in scelte concrete.

Ogni modifica ai confini diventa così una questione di identità, ma anche di fiducia nelle istituzioni. E mentre la città continua a espandersi e a cambiare volto, resta aperta la domanda più importante: Roma sta davvero costruendo una visione condivisa del proprio futuro urbano o si limita a rincorrere il passato, aggiornandone solo i contorni sulla carta?

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