Ibridi felini e traffici illeciti: Cassazione conferma condanna di un allevatore
lentepubblica.it
La vicenda giudiziaria che per anni ha coinvolto un allevatore altoatesino si è conclusa con un verdetto definitivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso confermando la decisione del Tribunale Penale di Bolzano che lo aveva riconosciuto colpevole di aver gestito un allevamento clandestino di piccoli felini appartenenti a specie protette, utilizzati per creare incroci dall’aspetto esotico destinati al mercato degli animali da compagnia.
Con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, diventano pertanto definitive le sanzioni inflitte: una multa pari a 20.000 euro, la confisca di dieci esemplari di gatto leopardo detenuti senza i permessi previsti dalla normativa CITES e il pagamento di 5.000 euro a titolo di risarcimento nei confronti dell’Enpa, che aveva scelto di costituirsi parte civile tramite l’avvocato Claudia Ricci.
Il caso
L’indagine aveva messo in luce un sistema illecito basato sull’impiego di animali selvatici per ottenere i cosiddetti “gatti del Bengala”, una delle razze ibride più richieste dagli appassionati di animali dall’aspetto selvaggio. Sebbene questo tipo di incrocio sia presente sul mercato da anni, spesso dietro la sua produzione si nascondono allevamenti improvvisati, privi di autorizzazioni e realizzati in violazione delle norme che proteggono le specie a rischio di estinzione. La vicenda giudiziaria ha quindi rappresentato un banco di prova importante per valutare come la giustizia affronti un fenomeno in espansione ma ancora poco noto alla maggior parte dei cittadini.
Secondo Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa, la sentenza rappresenta un passaggio fondamentale nella lotta alle attività illegali che coinvolgono fauna selvatica o incroci da essa derivati. «È un risultato che dimostra come sia possibile contrastare efficacemente un mercato che troppo spesso opera nell’ombra», afferma. Rocchi richiama l’attenzione anche sulle condizioni in cui vivono gli animali impiegati in questi allevamenti clandestini: «Dietro la ricerca di un’estetica “da giungla” c’è un sistema che provoca sofferenze considerevoli. Le fattrici e i maschi riproduttori vengono sfruttati senza alcuna attenzione al loro benessere, costretti a generare cuccioli che rispondano a determinati standard estetici. L’apparenza di un gattino dal manto maculato può nascondere anni di maltrattamenti.»
Ibridi felini e traffici illeciti: la condanna dell’allevatore da parte della Cassazione non è un caso isolato
Il tema non riguarda solo la tutela degli animali selvatici, ma anche la sicurezza di chi decide di adottare un esemplare ibrido. Gli esperti ricordano infatti che alcuni tratti comportamentali tipici delle specie selvatiche possono persistere anche dopo diverse generazioni di incroci. L’avvocato Ricci sottolinea come l’acquisto di questi animali comporti rischi spesso sottovalutati: «Anche quando l’ibrido rientra nelle categorie commercializzabili per legge, non si può dare per scontato che abbia perso l’indole imprevedibile dei suoi antenati. Questo può creare problemi seri a chi li tiene in casa e può mettere in pericolo persone e altri animali.»
Il caso di Bolzano non è isolato. Negli ultimi anni l’Enpa ha seguito diverse vicende analoghe, che hanno riguardato sia felini esotici, come i serval, sia canidi derivati da incroci problematici, tra cui i lupi cecoslovacchi allevati senza controlli adeguati. L’associazione, che da tempo denuncia la diffusione di allevamenti “alla moda” poco trasparenti, parla di una tendenza allarmante: animali acquistati per la loro apparenza inconsueta, senza valutare le necessità etologiche, la complessità nella gestione o la legalità della filiera da cui provengono.
Alla luce della sentenza definitiva, l’Enpa rinnova la richiesta di norme più severe che regolino con chiarezza sia la detenzione sia la commercializzazione degli ibridi. L’obiettivo è duplice: proteggere la fauna selvatica e impedire che i cittadini, spesso inconsapevoli, si trovino coinvolti in pratiche che alimentano sfruttamento, sofferenza e traffici illegali. L’associazione invita inoltre chi desidera accogliere un animale in famiglia a informarsi con attenzione, evitando di alimentare un mercato che si fonda sulla ricerca di esemplari “fuori dal comune” piuttosto che sul rispetto del loro benessere.
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