Romania vince con oltre 40 % estrema destra di GEORGESCU con George simion
Bucarest, 5 maggio 2025 – In uno dei risultati elettorali più sorprendenti degli ultimi anni, George Simion, leader del partito ultranazionalista AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), ha ottenuto oltre il 40% dei consensi al primo turno delle elezioni presidenziali di domenica 4 maggio, triplicando il risultato conseguito dallo stesso partito alle consultazioni annullate dello scorso novembre .
Simion, ex attivista della diaspora romena in Occidente, ha ereditato la candidatura dal controverso Călin Georgescu a seguito dell’esclusione di quest’ultimo per indagini giudiziarie. Il risultato ha colto di sorpresa i vertici della coalizione di governo, guidata dal primo ministro Marcel Ciolacu, che ha presentato le sue dimissioni nelle ore successive alla diffusione dei dati elettorali .
Programma sovranista e retorica anti-UE
Il discorso di Simion punta su un nazionalismo di nuova generazione: più orientato contro le ingerenze straniere che non contro le minoranze interne. Tra i punti cardine del suo programma, la revisione dei trattati europei, la fine dei contributi diretti di Bucarest al bilancio UE e la cancellazione di gran parte degli aiuti militari a favore dell’Ucraina. Queste proposte hanno trovato ampio riscontro soprattutto nelle aree rurali e nelle periferie industriali, segnate da un calo dei redditi e da percepite discriminazioni nei confronti delle comunità etniche romene all’estero .
Le opposizioni in affanno
Dietro Simion si è classificato il sindaco di Bucarest Nicușor Dan, indipendente di area liberale, con circa il 21% dei voti, mentre il veterano di centro-sinistra Crin Antonescu non è andato oltre il 15%. La dispersione del voto fra i partiti tradizionali — aggravata dalle recenti tensioni interne e dalle accuse di corruzione — ha ulteriormente favorito il candidato di AUR, capace di catalizzare un elettorato scontento e refrattario ai vecchi schieramenti .
Reazioni sul mercato e timori geopolitici
L’immediata reazione dei mercati è stata negativa: il leu romeno è crollato di quasi il 3% e i rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono schizzati ai livelli più alti dal 2012, a testimonianza delle paure legate a un possibile isolamento di Bucarest e al rischio di destabilizzazione sul fianco orientale della NATO . Analisti internazionali avvertono che un’eventuale vittoria di Simion al ballottaggio — fissato per il 18 maggio — potrebbe innescare una revisione drastica degli impegni militari e finanziari della Romania verso UE e alleati atlantici.
Uno scontro epocale al ballottaggio
Il duello di seconda tornata si profila come uno scontro tra due visioni antitetiche: da un lato il “sovranismo” di Simion, convinto assertore di un’“autonomia” romena dalle istituzioni europee, dall’altro un europeismo moderato che punta al rilancio delle riforme interne e alla stabilità economica. Le prossime due settimane saranno decisive per capire se la Romania sceglierà di confermare il suo tragitto verso il cuore dell’Unione o di imboccare una strada più solitaria e nazionalista.
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Articolo firmato COSTEL PEZZETTA
Redazione Esteri
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