Il Pantheon di Roma come non l’avete mai visto: svelate le sue stanze nascoste
Il Pantheon si prepara a riscrivere la sua stessa percezione con un’esperienza super immersiva. Dal 26 novembre, negli spazi un tempo occupati dal lapidarium di Antonio Muñoz (cioè la galleria a sinistra dell’altare, per intenderci), debutta “Oltre il Pantheon”, un percorso che intreccia high tech, archeologia e storia sacra.
Per decenni, questo ambiente è stato un deposito di marmi, frammenti architettonici e reperti della lunga storia del tempio, poco accessibile al pubblico e ora invece ospita un viaggio che va a scavare sotto la superficie del monumento più enigmatico di Roma e lo espande, mostrando ciò che per secoli è rimasto invisibile. Qui, tra videomapping, ricostruzioni virtuali e reperti che tornano a parlare, il passato non viene spiegato, bensì si riaccende, come se l’Urbe stesse aprendosi una nuova finestra temporale.
Dalla Basilica di Nettuno, il Pantheon “segreto” torna in vita
Fra le rivelazioni più sorprendenti della nuova mostra-percorso immersivo del Pantheon a Roma c’è la rinascita virtuale della Basilica di Nettuno, la sorella architettonica del Pantheon, crollata nel Quattrocento. Il nuovo percorso permette di vederla com’era davvero: un ambiente gigantesco, policromo, dominato da un’enorme abside pensata per accogliere Poseidone (Nettuno).
La ricostruzione restituisce colori, volumi e proporzioni perduti, trasformando quel che resta in via della Palombella in un portale verso il II secolo d.C. Tra ciò che viene “riportato in vita” c’è anche la grande abside semicircolare che ospitava la statua del dio dei mari e, dettaglio che colpisce chi visita, le decorazioni legate al mondo acquatico, fra cui i celebri delfini.
Il viaggio continua con un videomapping che ridisegna Campo Marzio in cinque epoche, dall’età tardo-repubblicana fino ai giorni nostri. Le stratificazioni urbanistiche si sovrappongono come livelli di un videogioco storico: templi, portici, complessi termali, le vie sacre e persino gli assi monumentali emergono e scompaiono per raccontare come il Pantheon sia stato, per oltre duemila anni, il vero epicentro dell’area. È una mappa viva, che aiuta a comprendere la città come organismo dinamico, mai davvero fermo.
Il focus su architettura e luce del Pantheon
Il percorso si spinge anche nel cuore più simbolico del monumento: la relazione fra l’architettura e la luce. Un videomapping dedicato all’oculo della cupola (nove metri di diametro, una sorta di “lente cosmica”) mostra come il sole cada all’interno in date precise: il 21 dicembre, il 7 aprile, il 21 giugno, il 5 settembre. Il momento più potente resta il 21 aprile, il Natale di Roma, quando il sole incornicia perfettamente l’ingresso in un fenomeno che si ripete da secoli e che oggi viene raccontato con una precisione visiva mai vista.
Il percorso recupera anche il Pantheon cristiano, la Basilica di Santa Maria ad Martyres consacrata nel 609, attraverso ricostruzioni curate da Luca Mercuri. Riemergono frammenti di affreschi medievali distrutti per far posto alle tombe dei Savoia, rinasce il ciborio altomedievale con le lastre originali decorate da pavoni, simboli di rinascita e immortalità, ma torna leggibile anche l’edicola barocca voluta da Clemente XI per ospitare la Madonna Odigitria.
L’esperienza complessiva, tra reperti reali e proiezioni spettacolari, suggerisce qualcosa di molto semplice: anche il monumento più fotografato d’Italia (o almeno, uno dei tanti) aveva ancora capitoli nascosti da raccontare.
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