I dazi Usa mettono a rischio 25 miliardi $ per la moda made in Vietnam

Settembre 23, 2025 - 10:00
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I dazi Usa mettono a rischio 25 miliardi $ per la moda made in Vietnam
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I dazi statunitensi entrati in vigore lo scorso 7 agosto mettono sotto scacco l’economia del Vietnam, considerato oggi tra i principali hub manifatturieri mondiali per la moda e le calzature. Secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), le nuove tariffe, fissate intorno al 20% su molte categorie di prodotti, potrebbero ridurre significativamente le esportazioni vietnamite verso gli Stati Uniti fino a un quinto, con un impatto potenziale di oltre 25 miliardi di dollari (pari a 21,2 miliardi di euro al cambio di oggi).

In questa dinamica il comparto moda e calzature è quello più esposto. Il Vietnam è infatti il secondo esportatore mondiale di scarpe, con un valore che nel 2024 ha superato i 29 miliardi di dollari, e ha chiuso l’anno con un giro d’affari complessivo per tessile, abbigliamento e footwear di oltre 71 miliardi di dollari. Per il Paese, inoltre, gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di sbocco: il Vietnam è infatti il sesto maggiore esportatore al mondo verso gli Usa, con spedizioni pari a 136,5 miliardi di dollari, gran parte delle quali realizzate in fabbriche gestite da multinazionali o dai loro fornitori. Marchi come Nike, Adidas e Puma, tra i principali brand che affidano al Vietnam una parte significativa della loro produzione di scarpe, si trovano oggi in una posizione delicata che rischia di tradursi in margini compressi, prezzi più alti sul mercato americano e minore competitività rispetto a Paesi produttori che beneficiano di accordi commerciali più favorevoli.

Il problema per il settore moda e calzature in Vietnam però non riguarda soltanto i dazi diretti, ma è aggravato dalla struttura della catena di fornitura. Una larga parte della produzione vietnamita dipende infatti da altri Paesi asiatici, soprattutto dalla Cina – altrettanto compromessa dai dazi –, e il rischio di tariffe maggiorate sui beni trasbordati o con componenti straniere rappresenta un’ulteriore minaccia. Questo scenario ha avuto un immediato effetto sull’export del Vietnam: i dati di agosto diffusi dalla dogana vietnamita mostrano un calo del 2% delle esportazioni verso gli Usa rispetto al mese precedente, mentre il settore calzaturiero ha segnato una contrazione più marcata, pari al 5,5 per cento.

Nel frattempo, la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita del Vietnam per il 2025, con un calo del pil previsto del 5 per cento. Gli analisti stimano che l’impatto pieno si manifesterà nell’arco di alcuni anni e che parte del danno potrà essere attenuato dall’assorbimento dei costi da parte degli esportatori, dalla diversificazione verso altri mercati e da una maggiore domanda interna. Il Paese, che negli ultimi anni si era affermato come “fabbrica del mondo” alternativa alla Cina, vede ora messa in discussione la sua posizione di forza all’interno delle catene globali della moda. La capacità di mantenere competitività dipenderà dalla gestione della pressione tariffaria, dalla diversificazione dei mercati e dalla possibilità di consolidare una produzione più integrata, meno dipendente da input esteri.

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Redazione Redazione Eventi e News