La BCE contro i giornalisti: “Troppa attenzione all’inflazione incide su aspettative ed economia”

Bruxelles – Se l’inflazione e il costo della vita aumentano è anche colpa dei giornalisti, che ne parlano troppo, alimentando senso di panico e preoccupazione. A dirlo è la Banca centrale europea, in un particolare studio d’analisi in cui si prende di mira la normale attività di informazione di giornali, radio e TV. ‘Monitorare l’attenzione sull’inflazione nelle notizie’, il titolo della pubblicazione tanto singolare quanto pericolosa, perché nei fatti invita i giornalisti a non fare il loro mestiere, in barba alla libertà di stampa che dovrebbe guidare l’UE nel suoi fondamenti.
“Il grado di attenzione che le persone dedicano all’inflazione può influenzare le aspettative di inflazione, la trasmissione degli shock all’inflazione e la trasmissione della politica monetaria”, scrivono gli analisti della BCE. Tradotto: meno si parla di inflazione e meglio è. Una tesi sostenuta laddove si sottolinea che “è stato riscontrato che la copertura mediatica influenza le percezioni e le aspettative dei consumatori, poiché le famiglie si affidano ai media per rimanere informate sull’andamento dei prezzi”. Altra sottolineatura, che non sembra una nota di merito: “Inoltre, i dati delle notizie sono disponibili con elevata frequenza e tempestività”.
Il Comitato Economico e Sociale europeo: “Libertà di stampa in pericolo, siamo preoccupati”
La pubblicazione della BCE arriva a un mese di distanza dalle nuove misure varate dal Parlamento europeo che rendono più complicato per i giornalisti entrare nell’istituzione e fare il proprio lavoro. Messe insieme, queste misure, offrono una figura più grande, contraria ai principi democratici e dello Stato di diritto. E’ un’Unione europea che, nonostante i tanti proclami, scivola sempre di più verso modelli più autoritari.
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