Udienza Generale, Leone XIV: “Dio non si ferma davanti al nostro peccato”

Settembre 25, 2025 - 13:30
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Udienza Generale, Leone XIV: “Dio non si ferma davanti al nostro peccato”

Nell’Udienza Generale, Papa Leone XIV ha tenuto una catechesi in Piazza San Pietro, proseguendo il ciclo “Gesù Cristo nostra speranza” con una riflessione profonda sul mistero del Sabato Santo. Al centro dell’intervento, la discesa di Cristo agli inferi, intesa come gesto supremo di amore e salvezza. Un atto che, secondo il Pontefice, mostra la volontà di Dio di raggiungere l’umanità anche nei luoghi più oscuri dell’esistenza. La meditazione si è ispirata alla tradizione liturgica e ai testi patristici, con un forte richiamo alla misericordia e alla speranza pasquale.

Le parole del Santo Padre

Nel discorso in lingua italiana, Papa Leone XIV riprende il ciclo di catechesi che si svolge lungo l’intero Anno Giubilare, “Gesù Cristo nostra speranza” e incentra la sua meditazione sulla “Pasqua di Gesù”. “Anche oggi ci soffermiamo sul mistero del Sabato Santo. È il giorno del Mistero pasquale in cui tutto sembra immobile e silenzioso, mentre in realtà si compie un’invisibile azione di salvezza: Cristo scende nel regno degli inferi per portare l’annuncio della Risurrezione a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra della morte”, dice il Papa in Piazza San Pietro. “Questo evento, che la liturgia e la tradizione ci hanno consegnato, rappresenta il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità. Infatti, non basta dire né credere che Gesù è morto per noi: occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti, là dove si può spingere solo la forza di una luce capace di attraversare il dominio delle tenebre”, commenta Papa Leone XIV. “Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra. Entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte all’estremo rifiuto dell’essere umano”, assicura il Papa.

La catechesi

Il Papa ricorda nella catechesi un testo apocrifo, chiamato Vangelo di Nicodemo. “Secondo questa tradizione il Figlio di Dio si è addentrato nelle tenebre più fitte per raggiungere anche l’ultimo dei suoi fratelli e sorelle, per portare anche laggiù la sua luce. In questo gesto ci sono tutta la forza e la tenerezza dell’annuncio pasquale: la morte non è mai l’ultima parola”. “Gli inferi non sono solo la condizione di chi è morto, ma anche di chi vive la morte a causa del male e del peccato. È anche l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere. Cristo entra in tutte queste realtà oscure per testimoniarci l’amore del Padre. Non per giudicare, ma per liberare. Non per colpevolizzare, ma per salvare. Lo fa senza clamore, in punta di piedi, come chi entra in una stanza d’ospedale per offrire conforto e aiuto. I Padri della Chiesa, in pagine di straordinaria bellezza, hanno descritto questo momento come un incontro: quello tra Cristo e Adamo. Un incontro che è simbolo di tutti gli incontri possibili tra Dio e l’uomo. Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce. Lo fa con piena autorità, ma anche con infinita dolcezza, come un padre con il figlio che teme di non essere più amato”, commenta ancora il Pontefice.

Il Sabato Santo

Il Sabato Santo è, allora, il giorno in cui il cielo visita la terra più in profondità. È il tempo in cui ogni angolo della storia umana viene toccato dalla luce della Pasqua. E se Cristo ha potuto scendere fino a lì, nulla può essere escluso dalla sua redenzione. Nemmeno le nostre notti, nemmeno le nostre colpe più antiche, nemmeno i nostri legami spezzati. Non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia”, aggiunge infine Papa Leone in questa catechesi sul Sabato Santo. “Il Sabato Santo è l’abbraccio silenzioso con cui Cristo presenta tutta la creazione al Padre per ricollocarla nel suo disegno di salvezza”, conclude il Papa.

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