Autostrade, rivoluzione in arrivo dal 2026: arriva la riforma dei pedaggi

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L’era dei pedaggi delle autostrade calcolati senza un legame diretto con gli investimenti reali potrebbe presto tramontare: l’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) ha infatti presentato la riforma delle tariffe a partire dal 2026.
Un nuovo modello che promette di incidere in maniera significativa sui costi a carico degli automobilisti. Al centro della riforma, il principio secondo cui le tariffe dovranno riflettere in modo più fedele gli interventi concretamente messi in campo dai concessionari. Un cambiamento che, secondo il presidente Nicola Zaccheo, porterà a una riduzione dei prezzi, con vantaggi immediati per chi utilizza la rete viaria.
Il nuovo meccanismo, atteso in vigore dal prossimo gennaio, è stato illustrato in occasione della Relazione annuale alla Camera. Zaccheo ha sottolineato che l’obiettivo non è soltanto quello di contenere i costi per gli utenti, ma anche di garantire un equilibrio sostenibile tra le esigenze economiche dei gestori e l’interesse pubblico, introducendo criteri più stringenti di trasparenza e responsabilità.
Il sistema “price cap” e la tratta del Brennero
Il cuore della riforma è la delibera n. 175/2024, con cui l’Autorità ha definito gli elementi fondamentali per i futuri bandi di gara sulle concessioni e il nuovo sistema tariffario, ispirato al metodo del “price cap”. Questo modello prevede che le tariffe siano determinate in base a un indice di produttività aggiornato ogni cinque anni, in modo da stimolare efficienza e ridurre gli oneri a carico degli utenti.
La prima applicazione riguarda la tratta A22 Brennero-Modena, una concessione scaduta già nel 2014 e che, tra proroghe e ricorsi, non è mai stata riaffidata in via definitiva. Per accelerare la procedura, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha scelto la via della finanza di progetto, chiedendo all’Art di predisporre le regole per garantire investimenti certi e al tempo stesso sostenibilità tariffaria.
Investimenti e previsioni di traffico più accurate
Un altro elemento innovativo è la maggiore attenzione alle stime di traffico. In passato, previsioni troppo ottimistiche hanno spesso generato squilibri nei bilanci delle concessionarie, con ripercussioni sulle tariffe. Le nuove regole vogliono invece assicurare una valutazione più realistica dei flussi di veicoli, così da evitare sorprese nei conti e garantire agli utenti pedaggi più equi.
Il nuovo quadro regolatorio introduce inoltre criteri aggiornati per calcolare la remunerazione del capitale investito, la componente legata ai costi di costruzione e il valore di subentro alla scadenza della concessione. Misure che, nelle intenzioni dell’Autorità, dovrebbero ridurre il rischio di extra-costi ingiustificati a carico della collettività.
Le sfide legali e il via libera dei giudici
Le decisioni dell’Art in materia tariffaria non sono mai passate inosservate. Negli anni, diversi concessionari hanno impugnato le delibere sostenendo che i criteri adottati fossero penalizzanti. Tuttavia, la giustizia amministrativa ha finora confermato la solidità del modello.
L’ultimo pronunciamento, arrivato dal Consiglio di Stato nella primavera 2025, ha ribadito la piena legittimità del sistema regolatorio, respingendo quasi integralmente le contestazioni presentate. L’unica eccezione riguarda un aspetto tecnico circoscritto, per il quale è stato chiesto un riesame da parte dell’Autorità. Un segnale che il percorso intrapreso si muove entro un quadro normativo saldo e difficilmente scalfibile.
A conferma di questa tendenza, anche il Tar Lazio, in una sentenza di giugno 2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una concessionaria che chiedeva ristori per i mancati introiti legati al Covid. Secondo i giudici, la questione riguardava aspetti contrattuali tra le parti e non poteva essere ricondotta al potere regolatorio dell’Autorità.
Impatto sugli automobilisti e sul sistema Paese
Se le promesse saranno mantenute, il nuovo modello dovrebbe alleggerire il conto per milioni di automobilisti, ma non solo. Anche imprese e trasportatori, fortemente colpiti negli ultimi anni dal caro pedaggi, potrebbero trarre un beneficio concreto.
La riforma, però, non va letta solo come un intervento sul portafoglio dei cittadini. L’obiettivo più ampio è creare un quadro stabile che consenta di programmare interventi infrastrutturali di lungo periodo senza scaricare oneri eccessivi sull’utenza. Strade più moderne e sicure, unite a tariffe più eque, rappresentano infatti un tassello fondamentale per la competitività del Paese.
Una svolta attesa da tempo
La questione delle concessioni autostradali è stata al centro di polemiche e battaglie politiche per oltre un decennio, con accuse di ritardi, proroghe infinite e mancanza di chiarezza. L’introduzione di regole nuove e più severe, basate su criteri oggettivi e verificabili, segna quindi una discontinuità importante.
Zaccheo ha insistito sulla necessità di rendere il sistema non solo più giusto, ma anche più trasparente, riducendo gli spazi di discrezionalità e rafforzando i controlli. Un approccio che, se attuato fino in fondo, potrebbe finalmente mettere ordine in un settore che ha spesso suscitato diffidenza nell’opinione pubblica.
Scenari futuri
La vera prova arriverà nei prossimi mesi, quando il nuovo schema entrerà in vigore e si potrà verificare l’effettivo calo dei pedaggi. La sfida sarà mantenere la promessa di tariffe più leggere senza compromettere gli investimenti necessari a mantenere e ammodernare la rete viaria. Per ora, l’Autorità di regolazione dei trasporti sembra convinta che la strada intrapresa sia quella giusta. E per milioni di automobilisti italiani, la prospettiva di viaggiare pagando meno resta un annuncio destinato a catturare l’attenzione.
Il testo della relazione alla Camera dell’Autorità
Qui possibile scaricare il documento completo.
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