La palude della guerra. Soluzioni basate sulla natura contro la Russia di Putin

Agosto 15, 2025 - 00:30
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La palude della guerra. Soluzioni basate sulla natura contro la Russia di Putin

A Ferragosto l’Alaska è chiamata a ospitare un evento a suo modo storico, ovvero il vertice tra i presidenti di Usa e Russia – rispettivamente Donald Trump e Vladimir Putin – che apparentemente hanno l’ambizione di decidere il destino di una terza parte, l’Ucraina invasa dai russi, senza che i vertici del Paese siano chiamati al tavolo delle trattative.

«Un riconoscimento legale dell'occupazione russa non è in discussione, il principio che i confini non devono essere modificati con la forza deve essere preservato», assicura il cancelliere tedesco Friedrich Merz nel corso di una conferenza stampa col presidente ucraino Volodymyr Zelensky, mentre il presidente francese Emmanuel Macron precisa – al termine di una videocall col tycoon – che «il colloquio con Donald Trump ha consentito di chiarire le sue intenzioni e, per noi, di esprimere le nostre attese. La volontà americana è di ottenere una tregua. Noi vogliamo che tutto quello che riguarda l'Ucraina venga discusso con l'Ucraina».

«Abbiamo parlato oggi di un cessate il fuoco – argomenta direttamente Zelensky – Il presidente Trump ha affermato che questa è una delle sue priorità nel dialogo con il presidente Putin. Spero vivamente che si raggiunga un accordo, perché finora tutti i colloqui avuti con Putin si sono conclusi solo con un aumento della presenza militare e un'intensificazione degli attacchi».

Il destino della guerra resta dunque assai incerto, ma se in Ue la prima priorità in tema di sicurezza dovrebbe restare il coordinamento tra le risorse già in dote alle forze armate dei vari Stati membri – anziché la corsa ai riarmi nazionali –, l’Europa può mettere in campo anche un prezioso quanto inaspettato alleato contro Putin: le aree umide.

Come ricordano dall’Università di Yale, già nel febbraio 2022, mentre le forze russe lanciavano l'invasione dell'Ucraina, un'arma improbabile ha protetto Kiev, la capitale, da una rapida sconfitta: una zona umida bonificata. Gli aggressori sono avanzati dalla Bielorussia utilizzando strade che attraversano paludi, torbiere e foreste impregnate d'acqua lungo le rive dei fiumi Pripjet e Dnepr. Nella disperazione, l'esercito ucraino aprì dei buchi in una diga sul fiume Irpin, situato nella periferia nord-occidentale della capitale, e quasi da un giorno all'altro, l'area prevista per l'assalto finale russo a Kiev si trasformò in una pianura alluvionale fangosa. L'attacco iniziò a vacillare. Immagini di carri armati russi abbandonati e impantanati nel fango circolarono in tutto il mondo, guadagnandosi l'elogio dell'esercito ucraino per il suo ingegnoso uso della "guerra idraulica" e da allora Putin ha concentrato il suo attacco via terra sulle regioni del sud-est ucraino.

Ora, scienziati provenienti da Ucraina, Polonia e Germania propongono di prendere questi eventi come ispirazione per una strategia europea di "difesa naturale" su larga scala. Prevedono fino a migliaia di chilometri di zone umide ripristinate e protette e di foreste dense e umide lungo i confini orientali del continente. Il loro obiettivo è affrontare contemporaneamente due delle sfide più urgenti per l'Europa: la minaccia esistenziale di un’escalation militare russa e il raggiungimento di obiettivi chiave di neutralità climatica e biodiversità.

Le proposte più ambiziose finora sono state avanzate ad aprile, quando gli eminenti scienziati specializzati in zone umide Hans Joosten e Franziska Tanneberger, entrambi del gruppo tedesco per la conservazione delle torbiere Greifswald Mire Centre, e Malte Schneider, amministratore delegato dell'azienda berlinese per il ripristino ambientale Aeco, hanno lanciato un  appello ecologico alle armi: «La guerra di aggressione russa contro l'Ucraina dal 2022 ha reso chiaro che l'Europa deve ripensare le proprie capacità di difesa. La spesa di ingenti somme in armi convenzionali dovrebbe essere integrata da soluzioni innovative, economicamente vantaggiose e sinergiche come la riumidificazione delle torbiere, una misura che promuove la sicurezza dell'Europa e i suoi sforzi per la conservazione del clima e della natura».

La proposta di Joosten, Tanneberger e Schneider sfrutta le abbondanti torbiere della Scandinavia e dell'Europa centrale, in particolare nei Paesi Baltici e in Polisia, una regione umida che si estende tra Ucraina, Polonia e Bielorussia. Sebbene alcune di queste torbiere siano rimaste allo stato naturale, molte sono state prosciugate nel XX secolo nell'ambito di iniziative volte a creare ulteriori terreni agricoli. Queste aree prosciugate sono diventate importanti fonti di emissioni di gas serra e facili da attraversare per gli esseri umani.

Olga Denyshchyk, ecologista ucraina e coordinatrice di progetto presso la Fondazione Michael Succow di Greifswald, in Germania, è costernata dal fatto che oggi la scienza delle torbiere e la comprensione dell'importanza militare delle zone umide siano praticamente scomparse nel suo Paese d'origine. «Il mondo accademico, la politica, l'esercito e la popolazione in generale non hanno alcuna consapevolezza del ruolo e dell'importanza delle torbiere nell'Ucraina odierna», spiega alla Yale school of the environment. Denyshchyk ritiene che questo sia uno dei motivi per cui le strategie di difesa naturale non hanno ottenuto ampio sostegno e adesione in Ucraina, nonostante l'iconico successo nella valle del fiume Irpin. Ha contattato il Ministero della Difesa ucraino per cercare di sostenere la necessità di una strategia di difesa naturale completa, ma finora senza successo.

Anche Vasyliuk, direttore dell'Ukrainian Nature Conservation Group, non ha ricevuto risposta dopo aver scritto al Ministero della Difesa con proposte per una strategia di difesa naturale ucraina: «In un certo senso lo capisco, perché – argomenta per Yale – i nostri funzionari della difesa devono affrontare continui raid aerei sulle nostre città e villaggi, e non trovano nemmeno il tempo di occuparsi di questioni che ritengono cruciali», afferma. Dato che un altro attacco da nord non è imminente, l'espansione delle barriere per le zone umide non è considerata una priorità. 

Ma altri strateghi militari stanno aprendo a questa possibilità. «L'ambiente naturale nelle zone di confine è un ovvio alleato di qualsiasi azione volta a migliorare gli elementi dello Scudo orientale», ha affermato un portavoce del Ministero della Difesa Nazionale polacco in una nota, riferendosi ai piani polacchi di fortificare i propri confini orientali in preparazione all'aggressione russa. L'esercito tedesco, la Bundeswehr, si è assicurata di avere voce in capitolo nel piano d'azione nazionale per la riumidificazione di ampie zone di torbiera, nell'ambito del suo obiettivo di neutralità climatica entro il 2045. «Le zone umide sono un fattore importante da considerare nella pianificazione operativa delle barriere», afferma un portavoce dell'esercito, come riportano da Yale.

La proposta di Joosten, Tanneberger e Schneider cita una pubblicazione bielorussa del 2016 che spiegava come le torbiere umide possano sopportare il 75% di carico in meno dei veicoli militari rispetto alle aree prosciugate. «Le torbiere naturalmente umide e riumidificate sono impraticabili per i carri armati, rallentando i movimenti delle truppe e incanalandole in corridoi più prevedibili e facili da difendere», affermano Joosten, Tanneberger e Schneider; al contempo, gli agricoltori cui verrebbero eventualmente sottratti terreni agricoli potrebbero essere sussidiati per compensare le perdite.

Propongono un sistema di barriere basato sulla natura, comprendente tre ampie fasce di torbiere e foreste umide esistenti e ripristinate in Ucraina, Polonia orientale, Stati baltici, Finlandia e Romania e, come ulteriore linea di difesa, torbiere recentemente ripristinate nella Germania orientale. Il loro piano prevede la creazione di un fondo dell'Unione Europea con una dotazione compresa tra 250 e 500 milioni di euro per finanziare nuove infrastrutture di sicurezza su un'area iniziale di almeno 250.000 acri. Suggeriscono inoltre di generare e vendere certificati di compensazione delle emissioni di CO2 verificati derivanti dal ripristino delle torbiere per finanziare ulteriori progetti. Oggi l’attenzione verso la guerra sta distogliendo risorse e priorità alla lotta contro le crisi ambientali che attraversano il pianeta, eppure proprio dalla natura potrebbero arrivare risorse inaspettate per contribuire a far tacere le armi.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia