Denunciare le bugie di Trump e dei suoi alleati è un indispensabile atto di resistenza a difesa della democrazia

Settembre 27, 2025 - 15:00
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Denunciare le bugie di Trump e dei suoi alleati è un indispensabile atto di resistenza a difesa della democrazia

La cosa che più mi ha colpito del discorso di Trump all’Assemblea generale dell’Onu sono la montagna di bugie che ha detto, i fatti inventati, i numeri manipolati, la spudorata e quasi patologica autocelebrazione. Non è un caso isolato: questa autoesaltazione e manipolazione dei fatti è una tecnica sempre più comune tra i governi di destra populista; in voga da sempre tra gli autocrati, sta diffondendosi anche tra le nostre democrazie con media supini e opinione pubblica disorientata. Anche in Italia vediamo esempi simili. Giorgia Meloni, quando accentua divisioni e risentimenti, parlando di “sinistra” che alimenta l’odio politico e gioca con i numeri, diffonde disinformazione a piene mani su green deal e clima, senza affrontare i problemi concreti: i salari stagnanti, la precarietà dei giovani, la mancanza di politiche abitative, il peso delle lobbies a partire da quelle fossili. Le bugie riducono il dibattito a tifo, cancellano la possibilità di costruire alternative e sviliscono la partecipazione dei cittadini.

Ma torniamo a Trump all’ONU. Trump afferma di aver risolto sette guerre. Ma non è esattamente cosi e di certo non avrà per questo il Nobel per la pace:

  • Egitto ed Etiopia? Non c’è nessuna guerra, e comunque la disputa sulla “Grand Ethiopian Renaissance Dam” per l’utilizzo delle acque del Nilo è da giugno di nuovo ferma.
  • Serbia e Kosovo? L’accordo economico temporaneo del 2020 non ha risolto tensioni e conflitti. E la Serbia non ci pensa neppure a riconoscere il Kossovo.
  • Congo e Ruanda? I combattimenti continuano, i ribelli non erano coinvolti negli accordi.
  • India e Pakistan? Islamabad lo ringrazia, ma Nuova Delhi dice: “abbiamo fatto da soli” e si offende pure.
  • Iran e Israele? La questione nucleare resta irrisolta l’Iran non ha certamente abbandonato le sue ambizioni nucleari.
  • Azerbaijan e Armenia? Sicuramente c’è stato un passo importante a Washington con la firma in agosto di un accordo di pace, dopo decenni di dispute sul Nagorno Karabakh e il blitz che ha cacciato migliaia di persone dall’enclave armena nel 2023. Ma nessuno dei due paesi ha ratificato il Trattato.
  • Cambogia e Thailandia? Qui il ruolo positivo di Trump è stato più chiaro anche se siamo sempre in una situazione instabile. Il lavoro preparatorio di un accordo incondizionato di cessate il fuoco dopo il breve conflitto sui confini è stato fatto dalla Malesia, ma prima dell’intervento USA e delle minacce di bloccare il commercio non aveva avuto seguito.
  • E poi ci sono le due guerre che aveva promesso di fermare in pochi giorni. In realtà è vero il contrario. Dall’arrivo di Trump i conflitti si sono ulteriormente complicati. Senza il sostegno di Trump, il governo estremista di Israele non avrebbe alcuna possibilità di continuare la sua offensiva su Gaza, i massacri, le distruzioni, che non hanno ottenuto l’obiettivo di sconfiggere Hamas né di liberare gli ostaggi, come si sapeva dall’inizio. Nonostante Biden abbia una enorme responsabilità di non avere fermato Netanyahu, Trump è direttamente responsabile della distruzione di ogni prospettiva reale di pace, del massacro quotidiano di decine e decine di persone in quello che ormai è stato definito un genocidio da una Commissione indipendente dell’ONU.
  • E Putin approfitta con piacere non dissimulato l’andirivieni di Trump e la sua indisponibilità a un sostegno reale e continuativo dell’Ucraina, che non vede ancora una fine possibile della guerra.

E negli Stati Uniti? Il consenso di Trump non è così alto come dice: il 54% degli americani disapprova il suo operato. L’inflazione? Non è “sconfitta”: oggi è al 2,9%, quasi come alla fine del mandato di Biden.
Cambiamenti climatici? Trump è sempre più spavaldo nel suo negazionismo mentre in Italia la grancassa di governo e media amici gongola. Chiama le politiche sul clima un imbroglio una ricetta fallimentare che molti stanno abbandonando.

Ma la realtà è che i cambiamenti climatici minacciano la vita di milioni di persone anche negli USA e la temperatura globale è già +1,1°C rispetto all’inizio della rivoluzione industriale. Quasi al livello massimo accettabile stabilito dall’ONU, ovvero 1,5°C. Negli USA, i danni climatici nei primi sei mesi del 2025 sono stati di 93 miliardi di dollari. In Europa i danni superano i 43 miliardi di euro; in Italia 11 miliardi.

Trump accusa la Cina di usare poche turbine eoliche e di sbolognarle in giro per il mondo: falso. La Cina è leader non solo nell’istallazione di pale eoliche ma anche in solare, batterie, accumuli, mobilità elettrica: nel 2024 ha istallato più rinnovabili che gli USA… in tutta la loro storia. E mentre Trump si ritira dall'accordo di Parigi, ieri nel suo discorso al Vertice ONU sul Clima Xi Jinping si è impegnato per la prima volta non solo a fermare l'aumento delle emissioni, ma anche a ridurle effettivamente dal 7 al 10% entro il 2035. E ha dichiarato alla conferenza che la Cina aumenterà l'energia solare, eolica e idroelettrica per alimentare oltre il 30% del proprio sistema energetico nel prossimo decennio. Negli USA, invece, lo stop a 9 grandi progetti eolici che dovevano alimentare 5 milioni di case, rischia di cancellare 9.000 posti di lavoro. La realtà è che le rinnovabili funzionano sempre meglio, costano meno e creano occupazione. Il Green Deal non è un ostacolo: è un’opportunità. In Italia i green jobs sono tra i 2 e 3 milioni, in Europa cresceranno raddoppieranno entro il 2030. Le imprese che investono in tecnologie verdi sono quelle che esportano e assumono di più, ma hanno bisogno di sostegno e appoggio politico e finanziario; e sono gli ostacoli posti alla transizione, i soldi buttati al vento in sussidi per l’estrazione e l’utilizzo di fonti fossili che stanno ostacolando occupazione e competitività e non il contrario.  

L’immigrazione? Trump parla di 25 milioni di arrivi sotto Biden. Falso: i dati ufficiali parlano di meno di 11 milioni in 4 anni e la politica illegale di repressione e espulsione di migliaia di migranti negli USA crea situazioni di reale panico, instabilità, ingiustizia e un danno certo per l’economia americana.

Peraltro, in Europa e in Italia non c’è alcuna politica di frontiere aperte, anzi, le vie legali di immigrazione sono sempre più strette, in Italia gli immigrati rappresentano l’8% della popolazione ma contribuiscono all’8,8% del PIL, con un saldo positivo per lo Stato tra entrate fiscali e spese per il welfare di più di un miliardo.

Le menzogne di Trump, Orban, Meloni e altri governi reazionari raccontano un mondo immaginario, ma sono efficaci: convincono tante persone che miliardari, giganti del tech e delle lobby fossili hanno a cuore il benessere dei cittadini. In realtà, è esattamente il contrario.

Per questo denunciare le loro falsità e manipolazioni è un modo piccolo e concreto per difendere democrazia e libertà.

 

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