L’alert Ieefa su emissioni e limite 1,5°C: triplicare la capacità di rinnovabili al 2030 con 1,5 trilioni di dollari all’anno

Siamo all’ultimo giorno di negoziati, alla Cop30. Tutto ancora può succedere, da qui a stasera, ma intanto se le informazioni che giungono da Belém parlano di trattative in stallo e addirittura di nessun cenno all’uscita dalle fonti fossili nell’ultima proposta presentata dalla presidenza brasiliana, l Ieffa (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) lancia un chiaro messaggio sul fatto che non si può più tergiversare, nel contrasto alla crisi climatica. Sebbene, al 6 novembre 2025, 79 paesi abbiano aggiornato i propri contributi determinati a livello nazionale, sottolinea l’organizzazione di ricerca indipendente che analizza e monitora i mercati energetici e i loro impatti economici e finanziari, le riduzioni delle emissioni previste entro il 2035 (11-24% rispetto ai livelli del 2019) sono ben lontane dalla riduzione del 55% necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.
Una valutazione dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili ripresa dalla stessa Ieefa mostra che l'investimento necessario per triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 è pari a 1,5 trilioni di dollari all'anno. Raddoppiare il tasso di efficienza energetica richiederà un investimento annuale di 2,2 trilioni di dollari.
I paesi sviluppati, viene sottolineato, devono aumentare il loro impegno finanziario e sbloccare immediatamente i fondi. Dovrebbero inoltre offrire più sovvenzioni e finanziamenti agevolati per limitare l'onere del debito dei paesi vulnerabili e rendere facilmente accessibili i finanziamenti per il clima.
L’Ieefa mette sul piatto un invito alla memoria e uno a un’analisi di quel che sta avvenendo oggi: due conferenze mondiali, a distanza di trent'anni l'una dall'altra, entrambe tenutesi nel corridoio amazzonico del Brasile. Nel 1992, i responsabili politici di 179 paesi si sono riuniti a Rio de Janeiro in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, nota anche come “Vertice della Terra”, per rafforzare la cooperazione internazionale al fine di affrontare i crescenti rischi ambientali associati allo sviluppo economico e tracciare un percorso per lo sviluppo sostenibile. Il Vertice della Terra ha anche svolto un ruolo catalizzatore nella ratifica della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), che fornisce la piattaforma per i negoziati sul clima.
Ora, a distanza di 33 anni, i leader si riuniscono a Belém, in Brasile, per la trentesima Conferenza delle Parti (COP30) al fine di tracciare un percorso verso il raggiungimento degli obiettivi climatici di Parigi.
Tutti gli occhi sono puntati su Belém e ci si aspetta un salto di qualità nelle trattative nelle ore finali dell’appuntamento. Le ultime notizie sulla roadmap di uscita dai combustibili fossili sono tutt’altro che positive e ancora non c’è chiarezza neanche su almeno un paio di altre questioni fondamentali: i paesi attueranno in modo proattivo le politiche per la transizione verso l'energia pulita e la riduzione delle emissioni auspicate? I paesi sviluppati intensificheranno il loro impegno finanziario e adotteranno misure per lo sblocco immediato di fondi a sostegno dei paesi in via di sviluppo?
Una nota positiva, sottolinea l’Ieefa, è che nel 2024 è stato registrato un record di 582 gigawatt (GW) di capacità installata di energia rinnovabile. Tuttavia, per triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, il mondo avrà bisogno di un aumento di 1.122 GW all'anno, ovvero il 92,7% in più rispetto a quanto installato nel 2024.
Durante la Cop28, i paesi avevano anche concordato di raddoppiare il tasso di aumento dell'efficienza energetica, ma una valutazione dell'Agenzia internazionale per l'energia mostra che il miglioramento dell'efficienza è sceso a circa l'1% nel 2024, rispetto al 2% dell'anno precedente.
Pertanto, pur rafforzando le aspirazioni di riduzione delle emissioni, i paesi devono adottare misure proporzionate per la loro attuazione. E, in ciò, la finanza è fondamentale. La valutazione dell'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili mostra che l'investimento necessario per triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 è di appunto 1,5 trilioni di dollari all'anno e che raddoppiare il tasso di efficienza energetica richiederà un investimento annuale di 2,2 trilioni di dollari.
Le premesse finora non sono delle migliori. L'anno scorso, mentre la Cop29 ha sollevato la necessità di mobilitare 1,3 trilioni di dollari all'anno per consentire ai paesi in via di sviluppo di perseguire la transizione energetica e anticipare le misure di adattamento, i paesi sviluppati hanno accettato di fornire solo 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035. Con l'intensificarsi degli impatti climatici e l'urgenza di rafforzare la resilienza nei paesi in via di sviluppo e di orientare la transizione energetica verso la soglia di 1,5 gradi Celsius, conclude l’Ieefa, i paesi sviluppati devono aumentare il loro impegno finanziario ed erogare immediatamente gli stessi fondi.
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