Ok del Senato alla tutela della supply chain della moda. Arriva la certificazione sulla legalità
Palazzo Madama ha approvato ieri in prima lettura il ddl Pmi. Il testo, che passerà poi alla Camera, prevede, oltre ad altre misure come la detassazione degli utili investiti nelle reti d’impresa, norme per contrastare le false recensioni online nei settori del turismo e della ristorazione e misure per il ricambio generazionale nelle imprese, la tutela della filiera della moda e del tessile-abbigliamento.
Il ddl prevede l’istituzione di una certificazione di conformità, su base volontaria, per garantire la correttezza in materia di lavoro, fisco e sicurezza lungo tutto la filiera, dalla capofila ai fornitori e ai subfornitori. Le verifiche saranno effettuate da soggetti abilitati alla revisione legale e consentiranno alle imprese certificate di utilizzare la dicitura ‘Filiera della moda certificata’. Il testo approvato prevede requisiti stringenti per ottenere la certificazione, tra cui l’assenza di condanne penali negli ultimi cinque anni per titolari o amministratori, la regolarità contributiva e fiscale, e il rispetto della normativa a tutela dei lavoratori sino all’ultimo anello della filiera, in modo che la capofila abbia effettive strumenti e garanzie perché non si verifichino abusi. A supporto del sistema il Mimit istituirà un registro pubblico delle certificazioni.
Per Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, “abbiamo avuto dalle istituzioni una risposta che riteniamo importante soprattutto per i tempi rapidi di reazione. Ieri è passato un emendamento per ristabilire i criteri in tema di legalità”, sottolinea nella cornice del Venice Sustainable Fashion Forum, promosso da Confindustria Moda, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est che si sta tenendo a Venezia. Al centro di questa quarta edizione, dal titolo ‘Harmonizing Values’, il tema della necessità di un nuovo modello industriale europeo capace di coniugare sostenibilità, legalità e innovazione lungo l’intera filiera della moda.
“Si tratta di un passo in avanti anche se non si tratta della proposta che avevamo avanzato noi. Ci auspichiamo che la stessa rapidità venga dedicata anche altri temi chiave come il fast fashion e l’Epr”, aggiunge Sburlati che aggiunge come sia in dirittura d’arrivo anche un altro progetto che sta a cuore al mondo del fashion: “lanceremo in modalità open source un sistema che andremo ad utilizzare per il controllo della filiera” con l’obiettivo di armonizzare le valutazioni lungo appunto l’intera filiera della moda.
Fa eco Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda che sottolinea come “il disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese, approvato ieri in prima lettura in Senato, rappresenta un importante segnale di attenzione del Governo e del Parlamento verso il settore della moda, asset strategico del nostro Paese”. Restano tuttavia ancora da risolvere alcune questioni urgenti per l’intero settore. Tra queste, precisa Ceolini, “l’accesso al credito, sostenibilità finanziaria e l’annosa vicenda del credito d’imposta per R&S sui campionari. L’Italia è un Paese manifatturiero e il settore della moda è al centro della sua identità, della sua reputazione e del suo valore economico”.
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