Quantum computing: gli investimenti superano i 9 miliardi di dollari, ma l’Europa non deve ripetere l’errore fatto con l’AI
la ricerca del polimi
Quantum computing: gli investimenti superano i 9 miliardi di dollari, ma l’Europa non deve ripetere l’errore fatto con l’AI
Il 2025 è l’anno del “Quantum Shift”, ovvero l’anno in cui si è registrata una forte accelerazione dell’interesse da parte di governi e del mondo industriale verso le tecnologie Quantum. Se la strategia EU per il Quantum e la Strategia Nazionale italiana segnano un cambio di paradigma, la sfida ora è definire fondi e KPI concreti. I risultati della ricerca dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano.

Il 2025 è caratterizzato dal cosiddetto “Quantum Shift”, con le tecnologie Quantum che da ambito emergente e quasi esclusivamente accademico passano ad essere oggetto di interesse e fondi da parte del mercato e della politica industriale. Una svolta accelerata da nuove strategie, investimenti in forte crescita, prime applicazioni e una crescente attenzione geopolitica.
Dal 2012 ad oggi, infatti, sono stati stanziati oltre 50 miliardi di dollari in fondi pubblici per le tecnologie quantistiche, di cui 7 miliardi allocati al 2025.
A questi si affianca per la prima volta una crescita rilevante dei capitali privati: 9,3 miliardi di dollari raccolti nel 2025 dalle aziende quantum-native, superando il cumulato dei cinque anni precedenti.
Questa crescita è stata fortemente determinata dalle aziende quotate in borsa: il 63% dei fondi raccolti nel 2025 deriva da finanziamenti Post-IPO.
Sono alcuni dei risultati che emergono dalla ricerca dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano, uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della Polimi School of Management.
Dall’Europa una strategia unitaria. In arrivo il Quantum Act. Obiettivo: leadership globale entro il 2030
Il 2025 ha segnato per l’Unione Europea il passaggio a un approccio sistemico. A luglio 2025 è stata lanciata la prima strategia quantistica europea, a cui seguirà nel 2026 il Quantum Act.
L’obiettivo è ambizioso: diventare leader mondiale nel quantum entro il 2030, colmando il divario con Stati Uniti e Cina, superando la frammentazione di fondi e strategie nazionali che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi anni.

In questa prospettiva, l’UE sta incrementando gli investimenti nelle Quantum Technologies sia a livello comunitario che nei singoli Paesi, per cogliere l’opportunità di ottenere una leadership tecnologica, cercando di evitare errori passati registrati in altre arene tecnologiche come il Cloud Computing e l’AI, oggi in gran parte guidati dalle Big Tech americane.
Il contesto lo richiede: le tecnologie quantistiche sono entrate nella lista UE delle tecnologie “dual use” – civili e militari – e stanno diventando centrali per la sovranità tecnologica, con implicazioni per la cyber sicurezza, la difesa, l’industria e la protezione dei dati.
Attrarre capitali privati, la nuova sfida dell’Europa
L’Europa e l’America presentano un numero simile di attori attivi nello sviluppo dell’hardware quantistico (31 contro 27).
Tuttavia, il gap nei capitali raccolti è significativo: l’America conta su risorse ben superiori, circa sei volte quelle raccolte in Europa. Inoltre, gli Stati Uniti possono vantare la presenza delle Big Tech, che sono in grado di mettere in campo capitali di investimento rilevanti e non registrati all’interno di questi numeri. In particolare, Google, Amazon AWS, Microsoft e IBM si sono distinte per iniziative strategiche e annunci di grande rilevanza per il settore.
Nel 2025, il 91% dei fondi privati raccolti dalle aziende quantum-native è andato a player focalizzati sullo sviluppo dell’hardware. In questo contesto, spiccano IonQ, Quantum Computing Inc. e PsiQuantum, tutte aziende statunitensi, che da sole hanno attratto il 64% dei capitali globali del 2025.
In Europa si distingue IQM, azienda finlandese protagonista di uno dei round più consistenti dell’anno
L’Osservatorio segnala inoltre un aumento delle roadmap tecnologiche pubblicate (21 a oggi), ma ancora grande eterogeneità nei KPI adottati e nei livelli di maturità.

Le aziende end-user si attivano: metà delle Top 200 Forbes ha già iniziative sul quantum
Tra le 200 aziende più grandi al mondo secondo Forbes, il 55% ha già attivato iniziative sul quantum, contro il 44% dello scorso anno.
A distinguersi è JP Morgan che ha lanciato un piano decennale da 1,5 trilioni di dollari, volto a promuovere la sicurezza economica e la resilienza nazionale, includendo tecnologie di frontiera come il Quantum Computing.
Complessivamente, sono 307 gli annunci pubblici di progetti di Quantum Computing da parte di 191 aziende. In molti casi (44%) sono già disponibili anche risultati preliminari. A guidare i settori più dinamici sono ancora finance (25%) e healthcare (20%), seguiti da energy-utility e telco (13%).
L’Italia lancia la strategia nazionale sulle tecnologie quantistiche, ma i fondi sono ancora da definire
Nel 2025 anche l’Italia ha varato la propria Strategia Nazionale per le Tecnologie Quantistiche, frutto di un lavoro interministeriale che ha coinvolto il Ministero dell’Università e della Ricerca (Mur), il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), il Dipartimento per la Transizione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Difesa, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn).
La mappatura dell’ecosistema industriale italiano, condotta dal Mimit con l’Osservatorio, mostra un ecosistema ancora giovane: solo 3 aziende quantum-native nel Computing hanno raccolto 56 milioni di euro in due anni, contro i 235 milioni raccolti da 6 aziende in Francia.
L’Italia può comunque contare su alcune eccellenze, in particolare nella comunicazione quantistica e nella fotonica, oltre alla presenza di aziende attive sul Quantum Software e al primo spin-off del Sud Europa specializzato in Quantum Sensing.
Restano tuttavia alcune criticità, tra cui l’assenza di startup affermate nello sviluppo di hardware quantistico, legata anche a un disallineamento tra i venture capitalist italiani e le esigenze specifiche del settore.
In questo contesto, il recente finanziamento di 41,5 milioni di euro a Ephos, startup milanese selezionata nell’ambito del Chips Act per la produzione di chip fotonici, potrebbe rappresentare un possibile passo in avanti.
Diverse università stanno sviluppando computer quantistici proprietari: a novembre è previsto il lancio presso La Sapienza di un computer quantistico fotonico, che si aggiunge al computer quantistico superconduttivo già realizzato presso l’Università di Napoli Federico II.
A questi progetti si aggiunge l’hardware superconduttore di cui si è dotato quest’anno il polo di Torino, acquistato dall’azienda finlandese IQM, e i due nuovi sistemi da integrare con l’HPC nazionale che verranno ospitati dal Cineca.
L’ecosistema italiano quantum mostra quindi segnali incoraggianti, frutto di investimenti mirati e sinergie pubblico-private cresciute negli ultimi anni. Tuttavia, con la chiusura dei fondi del PNRR ormai vicina, sarà fondamentale garantire continuità alle iniziative avviate, fissando obiettivi chiari e assicurando fondi stabili: i 200 milioni di euro annui per cinque anni previsti dalla strategia non sono infatti ancora stati stanziati.
La ricerca conclude con un appello: non basta investire, bisogna farlo in modo unitario e strategico.
“La pubblicazione della strategia europea è un segnale di consapevolezza sulla sfida più urgente per l’Europa, ovvero superare la frammentazione e costruire una catena del valore condivisa, capace di integrare le eccellenze dei singoli Paesi per accelerare il passaggio delle tecnologie dal laboratorio al mercato”, commenta Marina Natalucci, Direttrice dell’Osservatorio Quantum Computing & Communication del Politecnico di Milano.
“Investimenti e strategie scollegate rischiano di porci in una posizione di svantaggio nella competitività internazionale, rispetto a ecosistemi come quello statunitense, capace di affiancare ingenti capitali privati ai fondi pubblici. Le deep tech, come il Quantum, necessitano di investimenti rilevanti per essere portate sul mercato. Servirà una politica industriale condivisa, fondata sulla visione di una catena del valore che vada dall’hardware al software e capace di far leva sulla cooperazione internazionale con obiettivi di breve e lungo termine”, aggiunge.
Il messaggio dell’Osservatorio è chiaro: siamo ancora in una fase prototipale, paragonabile all’informatica degli anni ’50. Ma la velocità con cui evolverà il quantum sarà determinata anche dalla qualità delle scelte politiche, industriali e finanziarie fatte oggi.
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