Shein studia la rilocalizzazione della produzione. Ma la Cina si oppone

La guerra dei dazi non lascia indifferente Shein, che nel tentativo di rilocalizzare parte della propria produzione al di fuori del Paese sta incontrando la resistenza del Governo cinese. A riferirlo è Bloomberg, che fa riferimento a “fonti riservate” secondo cui le istituzioni dell’ex Celeste Impero, tra cui anche il ministero del Commercio, starebbero non troppo velatamente suggerendo al colosso dell’ultra fashion – e altri player interessati dalla medesima dinamica – di rivedere la mappa della propria supply chain.
Sullo sfondo c’è l’inasprimento, da parte di Donald Trump, dei dazi, che già si stavano ripercuotendo sui player cinesi come anche la competitor Temu, e le reazioni delle aziende coinvolte, che stanno cercando modi alternativi per schivare il nuovo regime tariffario sulle importazioni.
Shein non avrebbe fornito commenti all’agenzia di stampa. Intanto, la Cina ha imposto dei contro-dazi del 34% agli Stati Uniti, a cui è seguita la minaccia di Trump di rincarare la dose con un ulteriore tassazione del 50% se la mossa di ritorsione non verrà ritirata.
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