Sentieri di montagna: che cosa si può fare e che cosa è vietato

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Camminare tra radure, crinali e boschi è diventato per molti un rifugio dalla frenesia quotidiana. Ma i percorsi che attraversano le aree alte non sono spazi senza regole.
Infatti sono infrastrutture ambientali che richiedono rispetto, competenza e il rispetto di un quadro giuridico complesso, che intreccia indicazioni internazionali, disposizioni statali e norme regionali. Qui spieghiamo, con linguaggio chiaro e pratico, cosa è permesso sui sentieri, quali comportamenti sono proibiti e come è cambiata la disciplina italiana fino a ottobre 2025.
Un quadro europeo che fa da cornice
A livello continentale non esiste una normativa unica dedicata esclusivamente ai sentieri escursionistici: Bruxelles interviene però attraverso politiche ambientali e paesaggistiche che incidono indirettamente sulla gestione delle aree montane.
Il Green Deal europeo e le successive iniziative per la tutela della biodiversità e per la gestione sostenibile del territorio spingono gli Stati membri a privilegiare pratiche che limitino l’impatto antropico e valorizzino le reti naturali, elemento che si traduce in incentivi e vincoli per la pianificazione locale. Queste direttive non disciplinano i singoli sentieri, ma orientano le politiche nazionali e regionali che poi fissano regole concrete sul campo.
La normativa italiana aggiornata: cosa cambia (ottobre 2025)
Negli ultimi mesi l’Italia ha compiuto un passo importante nel riordinare le regole per le montagne: con il nuovo quadro legislativo sulla montagna, approvato nel mese di settembre 2025, il legislatore ha aggiornato principi e strumenti pensati per tutelare gli ambienti alpini e appenninici, promuovendo anche la fruizione responsabile dei percorsi escursionistici e misure di sostegno per le comunità locali.
La norma mette al centro la protezione del paesaggio, la valorizzazione delle infrastrutture di fruizione (sentieri, rifugi, segnaletica) e la collaborazione con le associazioni di settore per la manutenzione e la classificazione dei tracciati.
A livello operativo, il quadro italiano si regge su tre pilastri:
1) la definizione e la classificazione dei percorsi (con codici e livelli di difficoltà riconosciuti dalle associazioni tecniche);
2) la responsabilità di enti locali e regioni nella gestione e nella manutenzione della segnaletica;
3) la regolamentazione delle attività che possono svolgersi lungo i tracciati (escursionismo, alpinismo, mountain-bike, eventi sportivi), spesso disciplinate da ordinanze locali o regolamenti regionali.
Alcune Regioni hanno già istituito reti escursionistiche e registri ufficiali che stabiliscono criteri e procedure per la realizzazione e la tutela dei percorsi.
Cosa è consentito sui sentieri: buone pratiche e comportamenti ammessi
Sui tracciati ufficiali è permesso camminare, fotografare, osservare la natura e svolgere attività ricreative purché compatibili con la sicurezza propria e altrui. È lecito utilizzare attrezzature personali adeguate (bastoncini, scarponi, casco dove richiesto nelle vie attrezzate) e seguire la segnaletica ufficiale; in molti casi è permesso l’accesso a gruppi e associazioni previa comunicazione agli enti gestori in occasione di eventi numerosi. La classificazione tecnica dei percorsi (diffusa dal Club Alpino Italiano e da altre associazioni) indica quali itinerari richiedono dispositivi di sicurezza o competenze specifiche: seguirla aiuta a scegliere percorsi in linea con la propria esperienza.
Pratiche vietate: cosa non si può fare (e perché)
L’elenco delle azioni proibite è pensato per tutelare il territorio, la fauna e l’incolumità delle persone. Tra le più diffuse e sanzionate:
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Abbandonare il sentiero per creare scorciatoie o tracce informali: spostarsi fuori dal percorso segnato erode il suolo, danneggia la vegetazione e può provocare frane o smottamenti.
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Accendere fuochi liberi o campeggiare in aree non autorizzate: il rischio di incendi e l’impatto sul fragile ecosistema montano rendono questa pratica spesso interdetta dalle ordinanze locali.
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Introdurre veicoli motorizzati dove il transito non è consentito: l’uso di moto, fuoristrada o quad su tracciati pedonali è vietato e può costituire reato ambientale nelle aree protette.
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Rimuovere o deturpare la segnaletica: cancellare segnali, modificare cartellonistica o piazzare indicazioni non autorizzate crea pericolo e confusione per gli escursionisti.
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Disturbare o alimentare la fauna e raccogliere piante protette: queste azioni ledono la biodiversità e spesso sono perseguibili sotto il profilo amministrativo o penale.
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Lanciare rifiuti o abbandonare materiali: l’inquinamento visivo e chimico è tra i danni più immediati e visibili; le sanzioni possono essere elevate.
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Eseguire opere non autorizzate (piccole costruzioni, installazioni permanenti): qualunque modifica del territorio necessita di autorizzazioni da parte degli enti competenti.
Molte di queste proibizioni sono ribadite nelle normative regionali e nei regolamenti dei parchi, oltre che negli avvisi e nelle ordinanze comunali che regolano eventi e fruizione in stagione. Per sanzioni e dettagli operativi è sempre opportuno consultare il regolamento locale prima di intraprendere attività diverse dalla semplice camminata.
Tra responsabilità e piacere della montagna
I sentieri sono patrimoni collettivi: offrono bellezza, benessere e valore economico ai territori, ma richiedono cura e rispetto. Conoscere il quadro normativo — europeo come orientamento generale, nazionale come regia e regionale come attuazione concreta — aiuta a muoversi in sicurezza e a preservare questi ambienti per le generazioni future. Prima di incamminarsi, informarsi sulla classificazione del percorso, rispettare la segnaletica e osservare le regole locali è un piccolo gesto che fa la differenza.
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