The Pitt è la nuova serie medical da non sottovalutare: umana, brutale e avvincente

Ottobre 24, 2025 - 07:30
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The Pitt è la nuova serie medical da non sottovalutare: umana, brutale e avvincente

Un turno di quindici ore in un ospedale americano. No, non è una minaccia. Sto parlando di The Pitt, una nuova serie televisiva che ha la volontà di essere un’alternativa ai vari E.R: Medici in Prima Linea, Scrubs e sì, pure alla mia amatissima Grey’s Anatomy. Al The Pitt nessuno ci resta male per gli amori perduti. La vera prova di forza è resistere a un secondo che passa rapidamente. E no, non è affatto semplice per nessuno.

Noah Wyle e la rinascita del medical drama

Non lo è soprattutto per Noah Wyle, che torna in corsia dopo diciassette anni dall’ultima volta. The Pitt, diretta da John Wells e ideata da R.Scott Gemill, è una serie televisiva ora presente su Sky Atlantic e NOW. Ha alle spalle un grande colosso come HBO, quindi si presenta agli spettatori con tantissime frecce al suo arco. Se ve lo steste chiedendo, The Pitt merita assolutamente la conquista delle più importanti statuette durante gli EMMY Awards, inclusa quella per Noah Wyle, che ne ha vinta una come miglior attore protagonista.

Niente è peggio di un turno da quindici ore. Quindici sono anche gli episodi di questa prima stagione, che vede Micheal “Robby” Robinativich, interpretato dall’ottimo Noah Wyle, alle prese tanto con i suoi fantasmi del passato che con una nuova schiera di specializzandi.

No, non si tratta affatto della mandria di Scrubs, che peraltro presto sarà protagonista di un reboot con i principali personaggi della mia serie preferita. Il tono di The Pitt è decisamente più serioso per tanti, troppi aspetti: è un pronto soccorso che si riempie così rapidamente da non lasciare nessuno il tempo di riprendersi davvero dalla morte di un paziente o da una diagnosi negativa.

È una serie televisiva che non gioca con i sentimenti, ma che va dritta al punto, proponendo delle situazioni ben dettagliate e scritte.

Come accennavo prima, gli episodi sono quindici e tutti quanti si attestano sui quaranta e i sessanti minuti. In questo lasso di tempo qualcuno penserebbe che si sono inventati di tutto per allungare il brodo più di quanto è necessario. Al contrario, invece: i registi e la produzione hanno avuto l’accortezza di tenere incollati i filamenti della narrazione con talento e capacità.

The Pitt presenta momenti difficili da digerire, mentre altri richiamano momenti che purtroppo rammentiamo fin troppo bene. Alcuni di essi coinvolgono il povero Robby, coinvolto in quella che in psicologia viene definita come “Disturbo post traumatico da stress”, una condizione che coinvolge i soldati e chi ha avuto traumi evidenti. Robby era in corsia, al pronto soccorso, durante i primi giorni del COVID.

Il realismo crudele di The Pitt

Robby dirige con successo e attenzione il pronto soccorso. È il primo luogo che un paziente visita se è in buone condizioni, o se è in pessime condizioni. È dove il tempismo e l’intervento si uniscono per creare la perspicacia necessaria per affrontare delle situazioni. Il racconto, spalmato in modo intelligente e toccante, tocca dei momenti davvero alti grazie a una sceneggiatura ben delineata.

Essa è precisa, non stroppia, non esagera. Il talento degli scrittori, infatti, si nota nella personalizzazione dei vari personaggi della vicenda.

Prima ho parlato degli specializzandi, ovvero di giovani universitari che decidono di entrare in corsia per salvare delle vite. Avete presente la legge di Murphy? Ve la cito io, già che ci siamo:”Se qualcosa può andare storto, allora lo farà”.

In The Pitt, in tal senso, tutto va storto e niente è in ordine. Viene inevitabile provare dell’empatia verso gli specializzandi perché, quanto accade, è realmente all’ordine del giorno in un ospedale.

Tutto va talmente veloce che è complesso capire i termini medici, quelli con cui i dottori discorrono. Lo è per uno studente che spera di vivere un’esperienza tranquilla, figuriamoci per i più esperti. Quindici ore in cui può accadere di tutto, in cui non si ha neanche la pausa per urinare, in cui gli attacchi di panico sono reali e tangibili, tanto da esplodere a schermo.

The Pitt è una serie mostruosamente umana, ed è sorretta da temi e momenti così delicati da risultare inaspettati per gran parte della storia. Vorrei farvi qualche spoiler, raccontarvi di più e chiacchierare di una tipa che si è infilata una forchetta nel naso con ilarità, ma tutti quei momenti divertenti vengono sostituiti da un realismo notevolmente fuori scala.

Regia, scrittura e impatto visivo

Oltre a questi due aggettivi superlativi, ne aggiungo un altro: totale. Avete presente quando, in modo del tutto speciale, è dura trovare dei difetti a un film, a una serie televisiva e a un videogioco? Con The Pitt accade esattamente questo. La ricchezza dei dettagli nella fotografia è assolutamente geniale. A essere realizzato in modo ottimale è anche l’impatto scenico durante i momenti concitati. Si vede il sangue, ed è tanto, ma pure dentro ai corpi.

The pitt

Avvincente, umano e tecnicamente impeccabile

Prima, parlando della scrittura, ho parlato di quanto è potente sull’aspetto dei dialoghi. Siamo a un livello altissimo, raggiunto negli ultimi due anni da The Bear, altra serie stupenda che consigliamo. Le chiacchierate, le dispute e le verità vengono dette in modo brutale, ma efficace. Le sentiamo peraltro durante gli interventi, con termini tecnici riuscitissimi e ben incastrati.

Ciò che ci ha maggiormente sorpreso, inoltre, è la vastità del set del pronto soccorso e come sono state inserite le vicende più complesse. Tra di esse, ad esempio, c’è il dire a un parente la morte di un caro, oppure di avere a che fare con dei NO Vax e molto altro. Quanto accade al Pitt, d’altronde, non è uno scherzo. È solo la spietata routine.

Conclusioni e perché vale la pena guardarlo

Sorretto da una struttura narrativa di prima categoria, The Pitt risulta una serie ottima sotto ogni punto di vista. Approfondisce l’aria più critica di un ospedale con delicatezza, ma mostrando le meraviglie e i patemi di coloro coinvolti in situazioni brutte.

Consigliato a chi cerca un’avventura fuori dagli schemi.

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Redazione Redazione Eventi e News