Ucraina. Il fronte si stringe: Pokrovsk nell’occhio del ciclone dell’offensiva russa

Lug 1, 2025 - 01:30
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Ucraina. Il fronte si stringe: Pokrovsk nell’occhio del ciclone dell’offensiva russa

di Giuseppe Gagliano –

Nel cuore del Donbass, tra i resti sgretolati dell’ultima miniera di carbone coke dell’Ucraina e una ferrovia che un tempo garantiva continuità logistica tra i bastioni militari di Kiev, si consuma in silenzio una delle fasi più determinanti e simboliche della guerra russo-ucraina. Secondo quanto annunciato dal comandante in capo delle forze ucraine, Oleksandr Syrskyi, Mosca avrebbe concentrato ben 110mila soldati nei pressi di Pokrovsk. Non si tratta solo di numeri: è un segnale chiaro che la Russia considera quel nodo geografico e infrastrutturale come chiave per il crollo del fronte orientale ucraino.
Pokrovsk non è una città qualunque. Prima del conflitto, contava 60mila anime. Oggi è ridotta a un deserto umano con un solo valore strategico agli occhi del Cremlino: le sue vie di comunicazione. Strada e ferrovia la legano a Sloviansk, Kramatorsk e Kostiantynivka, le ultime città che ancora reggono il peso della resistenza ucraina a Donetsk. Syrskyi non a caso parla di “spina dorsale delle difese”, conscio che la caduta di Pokrovsk potrebbe aprire una breccia decisiva verso l’annessione de facto dell’intero oblast da parte di Mosca.
Ma non è solo il volume delle truppe a impressionare. L’Institute for the Study of War, osservatorio con sede negli Stati Uniti, ha rivelato che l’assalto russo si sta articolando in forme ibride, spesso disperate ma tatticamente imprevedibili: piccole squadre mobili di uno o due uomini, lanciati in azioni di disturbo a bordo di motociclette, fuoristrada o buggy. È la guerra a bassa intensità che sfibra, che disorienta, che prepara il terreno a un’offensiva più ampia. Secondo Syrskyi, Mosca non punta soltanto alla conquista militare, ma a una vittoria dimostrativa: mettere un piede, issare una bandiera, diffondere l’ennesima “vittoria” nei circuiti mediatici della Federazione.
Sul piano narrativo, infatti, la guerra si gioca anche su un altro fronte: quello della propaganda. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, impegnato in colloqui con il collega kirghiso Kulubayev, ha rilanciato la consueta retorica: l’Occidente starebbe utilizzando il “regime nazista di Kiev” come ariete per infliggere una sconfitta strategica a Mosca. Ma la Russia, ha detto Lavrov, “non è mai stata sconfitta e non lo sarà neanche questa volta”. Un messaggio tanto diretto quanto disperato, rivolto più agli alleati riluttanti del Sud globale che all’Occidente stesso.
Nel frattempo il Ministero della Difesa russo ha annunciato di aver colpito 133 aree con officine per droni, postazioni di mercenari stranieri e persino radar di produzione israeliana. I dati diffusi parlano dell’abbattimento di un missile Neptune e oltre 100 droni ucraini ad ala fissa. A supporto, artiglieria, droni d’attacco e forze missilistiche, in un crescendo di intensità che prelude, forse, a una nuova fase dell’offensiva.
Non mancano, infine, i segnali diplomatici, che oscillano tra il realismo e la farsa. Il rappresentante russo all’ONU, Vasily Nebenzya, ha chiesto a Kiev di interrompere la mobilitazione e avviare la smobilitazione come “prova di sincerità” nei negoziati. Una proposta che sa di provocazione, mentre i carri armati si avvicinano a Pokrovsk. Eppure, Mosca continua a tenere aperta la porta della diplomazia: Putin si è detto pronto a nuovi colloqui a Istanbul. Ma su quali basi? Secondo Nebenzya, l’Ucraina sogna un ritorno al 1991, alla piena integrità territoriale. Ma questo, dice il diplomatico, “è irrealistico”.
La guerra, quindi, si sposta anche sul piano del possibile: la Russia lancia segnali di forza mentre tenta di mostrare il volto della ragionevolezza, l’Ucraina resiste ma paga un prezzo umano e logistico devastante, l’Occidente osserva, in bilico tra sostegno militare e fatica strategica. E intanto Pokrovsk, l’anello più fragile e più esposto, rischia di diventare il prossimo nome inciso nella lunga lapide della guerra del Donbass.

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Redazione Redazione Eventi e News