Black On The Square: Festival di cultura nera a Londra

Il cuore di Londra batte forte a Trafalgar Square, e lo farà ancora di più il 6 settembre 2025, quando la celebre piazza ospiterà la terza edizione di Black On The Square, un evento gratuito che celebra la creatività, la cultura e l’imprenditoria di colore nella capitale britannica. Un appuntamento che non è solo un festival musicale e gastronomico, ma anche una dichiarazione d’identità e appartenenza, un’occasione per mettere in luce la ricchezza di storie, voci e talenti che contribuiscono a rendere Londra una metropoli multiculturale. Organizzato con il sostegno del sindaco Sadiq Khan, il festival è diventato rapidamente parte integrante del calendario cittadino, accanto ad appuntamenti ormai storici come il Diwali Festival, il Capodanno lunare e la celebrazione di San Patrizio.
Origini e significato del Black On The Square Londra
L’idea alla base di Black On The Square Londra nasce dal desiderio di offrire uno spazio visibile e inclusivo alle comunità nere della capitale, spesso sottorappresentate nei grandi eventi pubblici. La prima edizione, tenutasi nel 2023, ha raccolto un entusiasmo sorprendente, con migliaia di persone radunate a Trafalgar Square per ascoltare musica, partecipare a workshop e degustare piatti provenienti dalla tradizione afro-caraibica e africana. Il successo è stato tale da spingere la Greater London Authority a renderlo un appuntamento annuale, consolidandolo nel tessuto sociale e culturale della città.
Il festival è curato da Kobi Prempeh, creative programmer con una lunga esperienza nel mondo artistico londinese. Nel 2019 è stato il primo curatore nero a esporre alla Saatchi Gallery, e da allora ha sviluppato progetti che uniscono arte, comunità e inclusione. A supportarlo, un Community Advisory Group composto da figure di spicco come Josette Bushell-Mingo OBE, attrice e direttrice della Royal Central School of Speech and Drama, e Kojo Marfo, fondatore del My Runway Group, oltre a leader culturali, produttori e attivisti che lavorano per creare un programma fedele alle esigenze della comunità.
Ciò che distingue Black On The Square da altri festival londinesi è la sua natura partecipata: non è una celebrazione calata dall’alto, ma il frutto di un dialogo tra istituzioni, artisti e cittadini. Questo approccio lo rende autentico e radicato, capace di attrarre sia chi appartiene direttamente alle comunità nere, sia chi desidera conoscere più da vicino la loro eredità culturale. È una festa, certo, ma anche un’occasione di riflessione e di scambio.
Durante l’edizione del 2024, ad esempio, Trafalgar Square si è trasformata in un villaggio multiculturale: i visitatori hanno potuto ascoltare le performance della regina del Lovers Rock Janet Kay, scoprire la danza innovativa della compagnia Pointe Black, assistere a sessioni di spoken word con il collettivo OPAL e lasciarsi trasportare dalle vibrazioni del DJ set di Born N Bread. Momenti che hanno intrecciato musica e memoria, tradizione e innovazione, creando un mosaico in cui ogni tassello raccontava una parte della storia nera di Londra.
Ma il festival non si limita a offrire spettacolo: vuole anche essere un trampolino per le nuove generazioni. Nel 2025, grazie alla collaborazione con The Zoo XYZ e il Lyric Theatre di Hammersmith, verrà offerta a giovani londinesi di origine nera, tra i 18 e i 30 anni, la possibilità di partecipare a masterclass e workshop sul mondo degli eventi. Dal corso “10 Steps to a Successful Event” fino a esperienze pratiche backstage, l’obiettivo è formare i futuri professionisti dell’organizzazione culturale, permettendo loro di acquisire competenze concrete e di vivere dall’interno il funzionamento di un grande festival. Questo approccio conferma la volontà di Black On The Square di non essere soltanto un evento celebrativo, ma un progetto di empowerment.
Un altro aspetto centrale è l’offerta gastronomica, che rappresenta un viaggio attraverso i sapori delle comunità nere di Londra. Dai piatti caraibici come il jerk chicken alle proposte vegan ispirate alla cucina dell’Africa occidentale, passando per dessert plant-based e specialità di mare, ogni stand diventa un’occasione per raccontare storie di migrazione, resilienza e creatività. A completare il quadro ci sono i mercatini artigianali, con accessori, gioielli, libri, stampe artistiche e capi di abbigliamento che esprimono la vitalità della diaspora. Particolarmente apprezzata è la sezione “Accra to London”, una selezione curata che mette in dialogo le tradizioni artigiane ghanesi con lo stile londinese contemporaneo.
Il sostegno delle istituzioni è un elemento che contribuisce al successo del festival. Sul sito ufficiale del London.gov.uk si sottolinea come Black On The Square sia parte di un più ampio programma volto a riconoscere e valorizzare il contributo delle comunità nere alla vita culturale, sociale ed economica della città. Non è un caso che l’evento sia stato paragonato ad altre celebrazioni ormai consolidate, come il Capodanno lunare e il Vaisakhi, che da anni trasformano Trafalgar Square in un palcoscenico multiculturale.
Partecipare a Black On The Square significa dunque non solo divertirsi, ma anche prendere parte a un’esperienza collettiva che riflette la Londra di oggi: una città che si riconosce nella diversità e che sceglie di celebrarla pubblicamente, nel cuore stesso della capitale. Il fatto che l’evento sia gratuito e accessibile a tutti rafforza ulteriormente la sua natura inclusiva, invitando chiunque, londinese o turista, a sentirsi parte di questa celebrazione.
Un programma tra musica, arti e sapori
Il cuore pulsante di Black On The Square Londra è senza dubbio il suo programma artistico, che ogni anno porta a Trafalgar Square un mix di musica, danza, arti visive e spoken word. Il palco principale diventa un crocevia di linguaggi e generi, offrendo uno spaccato della vitalità creativa che le comunità nere hanno contribuito a costruire nel corso dei decenni. L’evento non si limita a proporre concerti, ma si configura come un mosaico in cui ogni performance è un tassello di una narrazione collettiva, un modo per raccontare storie di appartenenza, lotta e bellezza.
Durante le passate edizioni, il pubblico ha potuto assistere a esibizioni memorabili. Janet Kay, definita la regina del Lovers Rock, ha portato sul palco il suo stile elegante e raffinato, ricordando a tutti come la musica reggae e le sue declinazioni abbiano avuto un ruolo fondamentale nella formazione dell’identità culturale londinese. Accanto a lei, la compagnia Pointe Black ha proposto coreografie innovative che uniscono il linguaggio del balletto classico con suggestioni contemporanee e radici afro. Performance che non solo hanno emozionato gli spettatori, ma hanno anche aperto spazi di riflessione sulla rappresentazione e la visibilità dei corpi neri nel mondo della danza.
A rendere l’atmosfera ancora più vibrante ci hanno pensato i DJ set, con collettivi come Born N Bread, noti per la loro energia eclettica e per la capacità di trasformare qualsiasi piazza in una vera e propria dancefloor urbana. La presenza di artisti come Azmari Bet, cantore e narratore che unisce musica e storytelling, e dei performer di OPAL, con le loro produzioni di spoken word, hanno completato il quadro, dimostrando come Black On The Square sappia abbracciare tanto la tradizione quanto le forme più sperimentali della cultura contemporanea.
L’edizione 2025 promette di proseguire su questa scia, con un’attenzione particolare alla storia della musica garage londinese e ai suoi protagonisti. È già stato annunciato, ad esempio, il coinvolgimento del leggendario DJ Wookie, che con i suoi set renderà omaggio a un genere che ha profondamente segnato la scena musicale della capitale tra gli anni Novanta e Duemila. Un modo per ribadire che il festival non è solo una vetrina di talenti, ma anche un’occasione per riconoscere le radici culturali della musica urbana.
Black On The Square non dimentica però le famiglie e i più piccoli. Trafalgar Square, durante la giornata del festival, si trasforma in uno spazio accogliente per tutte le età. Ai lati della piazza vengono allestite aree dedicate ai bambini, con attività creative, laboratori artistici e il sempre richiesto face painting. Queste proposte non sono semplici intrattenimenti, ma un modo per trasmettere ai più giovani il valore della cultura e della comunità, coinvolgendoli in prima persona.
Un altro elemento distintivo dell’evento è la ricchissima offerta gastronomica. Il cibo è parte integrante della celebrazione e racconta la storia delle migrazioni attraverso i sapori. Gli stand culinari sono gestiti da imprenditori neri londinesi, che propongono piatti iconici della tradizione caraibica come jerk chicken, curry goat e patacones, accanto a specialità africane dell’Africa occidentale, reinterpretate in chiave vegan e contemporanea. Non mancano proposte di mare e dessert plant-based, a conferma della capacità delle cucine diasporiche di adattarsi ai gusti e alle tendenze attuali. Gustare questi piatti significa intraprendere un viaggio sensoriale che va ben oltre la gastronomia, perché dietro ogni ricetta ci sono storie di famiglie, territori e resilienza.
La stessa filosofia anima i mercatini artigianali che completano l’esperienza del festival. Passeggiando tra le bancarelle di Trafalgar Square è possibile scoprire accessori, gioielli, capi di abbigliamento e stampe artistiche realizzate da creativi londinesi di origine africana e caraibica. Particolarmente apprezzata è la sezione “Accra to London”, una selezione curata che mette in dialogo le tradizioni artigiane ghanesi con l’estetica urbana della capitale britannica. Un esempio tangibile di come il festival non si limiti a celebrare il presente, ma favorisca un costante scambio tra radici e contemporaneità.
A rendere tutto ciò possibile è anche il sostegno di enti come Grow London Local, iniziativa di London & Partners dedicata alle piccole imprese. Durante il festival vengono organizzate sessioni di consulenza gratuita per chi desidera avviare o far crescere la propria attività, con un’attenzione particolare agli imprenditori provenienti dalle comunità nere. Questo dimostra come Black On The Square non sia soltanto un evento culturale, ma anche un motore di crescita economica e imprenditoriale.
Un aspetto da non trascurare è l’accessibilità. Trafalgar Square, cuore nevralgico della città, è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e durante l’evento vengono garantiti percorsi accessibili per persone con mobilità ridotta, aree di assistenza gestite da volontari e un servizio bag-check. L’obiettivo è fare in modo che chiunque, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche o sociali, possa partecipare e sentirsi parte della festa.
L’atmosfera che si respira durante Black On The Square è quella di una grande celebrazione collettiva. I suoni, i colori e i sapori si mescolano creando un’esperienza che è allo stesso tempo festa e riflessione, intrattenimento e formazione, memoria e futuro. Non stupisce quindi che l’evento sia stato accolto con entusiasmo non solo dalle comunità direttamente coinvolte, ma anche da turisti e cittadini di tutte le provenienze, desiderosi di vivere un frammento della Londra più autentica e inclusiva.
Sul sito del Londonist si sottolinea come l’evento stia già diventando parte integrante della tradizione londinese, al pari delle altre celebrazioni multiculturali che ogni anno animano Trafalgar Square. Questa integrazione dimostra come la città riconosca ufficialmente il contributo delle comunità nere al suo patrimonio culturale e come scelga di celebrarlo nello spazio pubblico più iconico della capitale.
Black On The Square non è dunque soltanto un festival: è una dichiarazione visibile della Londra del presente e del futuro, una città che si definisce attraverso la pluralità e che considera la diversità non come un ostacolo, ma come una risorsa.
Leadership culturale e prospettive future
Dietro il successo di Black On The Square Londra non ci sono soltanto artisti e imprenditori, ma anche una visione precisa di leadership culturale. Il festival è infatti curato da Kobi Prempeh, programmatore creativo che ha fatto dell’inclusione e della rappresentazione i cardini del suo lavoro. Nato e cresciuto a Londra, Prempeh ha costruito la propria carriera intrecciando esperienze nel mondo delle arti visive, della musica e della cultura urbana. Nel 2019 è stato il primo curatore nero a esporre alla Saatchi Gallery, un traguardo che ha segnato una svolta nella sua carriera e che gli ha permesso di farsi riconoscere come una voce autorevole all’interno del panorama artistico britannico.
Prempeh non lavora da solo: a sostenerlo c’è un Community Advisory Group, un comitato di figure provenienti da mondi diversi – teatro, letteratura, educazione, media e attivismo – che contribuisce a costruire un programma capace di riflettere le molteplici anime della comunità nera londinese. Tra i membri spicca Josette Bushell-Mingo OBE, attrice, regista e oggi direttrice della Royal Central School of Speech and Drama, che ha dedicato gran parte della sua carriera a creare spazi di rappresentazione per artisti neri. Accanto a lei troviamo Kojo Marfo, fondatore del My Runway Group, un’organizzazione che promuove giovani creativi e talenti emergenti, e Adrian Gardner, inclusion producer del Lyric Theatre Hammersmith, da sempre impegnato nel connettere teatro e comunità.
Il gruppo include anche figure come Amanì Simpson, filmmaker e imprenditrice sociale che lavora con i giovani per promuovere resilienza e autostima; Ayan Mahamoud MBE, organizzatrice di festival letterari e promotrice della cultura somala a Londra; Azieb-Hannah Pool, direttrice del Bernie Grant Arts Centre e ideatrice del Windrush Festival, e Sasha Salmon, oggi dirigente nel team Public Policy di Meta, con una lunga esperienza in strategie per le comunità nere. L’insieme di queste competenze fa sì che Black On The Square non sia solo un cartellone di eventi, ma un progetto strutturato, radicato e capace di incidere realmente sulla vita culturale della città.
Questa impostazione è evidente soprattutto nelle iniziative rivolte ai giovani. Il programma di formazione sviluppato con il Lyric Theatre Hammersmith e The Zoo XYZ non è un dettaglio marginale, ma un pilastro dell’identità del festival. Offrendo masterclass, esperienze backstage e opportunità di networking, Black On The Square investe nelle future generazioni di organizzatori, curatori e creativi. È un modo concreto per garantire che il festival non sia un episodio isolato, ma un seme destinato a germogliare in altri progetti culturali diffusi per la città.
Sul piano politico e sociale, l’evento riveste un ruolo significativo. Londra è una città che da decenni si definisce multiculturale, ma la rappresentazione delle comunità nere negli spazi pubblici non è sempre stata garantita. Portare un festival dedicato alla cultura nera a Trafalgar Square, il cuore simbolico della capitale, significa dare un riconoscimento istituzionale a un patrimonio che per troppo tempo è rimasto ai margini. È un atto di visibilità e di giustizia culturale. Non sorprende quindi che il sindaco Sadiq Khan abbia sostenuto con forza l’iniziativa, definendola un modo per celebrare il contributo che le comunità nere hanno dato alla musica, al cibo e alla spiritualità della città.
Il valore politico dell’evento emerge anche dalla sua inclusione nel calendario ufficiale delle celebrazioni londinesi. Come accade per il Diwali, il Capodanno lunare o il Vaisakhi, Black On The Square è diventato un appuntamento che trasforma lo spazio urbano in un luogo di incontro e di riconoscimento reciproco. Questa normalizzazione è un passo importante: celebrare pubblicamente le diversità significa consolidare un modello di città che non solo tollera, ma valorizza le differenze.
Guardando al futuro, le prospettive per Black On The Square sembrano promettenti. L’edizione 2025 sarà la terza, e già si parla della possibilità di estendere il format ad altri quartieri o di creare una rete di eventi collaterali nei mesi precedenti. L’obiettivo è mantenere Trafalgar Square come epicentro simbolico, ma allo stesso tempo espandere l’impatto del festival, coinvolgendo scuole, istituzioni culturali e comunità locali.
Un altro aspetto che merita attenzione è la dimensione internazionale. Londra è una città globale e ospita comunità nere provenienti da tutta l’Africa, i Caraibi e oltre. Black On The Square potrebbe diventare nei prossimi anni un punto di riferimento anche per visitatori e turisti interessati a conoscere questa ricchezza culturale. Non sarebbe sorprendente vedere il festival gemellarsi con eventi simili in città come New York, Accra o Kingston, rafforzando così un dialogo transnazionale.
In definitiva, Black On The Square rappresenta una sintesi perfetta della Londra contemporanea: una metropoli che riconosce la forza della diversità e la trasforma in occasione di crescita culturale ed economica. Non è solo un festival di musica o un mercato gastronomico, ma un progetto che unisce memoria e futuro, arte e imprenditoria, politica e creatività. È la dimostrazione che celebrare pubblicamente la cultura nera non significa rivolgersi a una sola comunità, ma parlare a tutta la città, offrendo a ciascuno la possibilità di sentirsi parte di una storia condivisa.
Chi visiterà Trafalgar Square il 6 settembre 2025 non assisterà soltanto a un evento, ma entrerà in un’esperienza che racconta cosa significa vivere in una Londra inclusiva e multiculturale. I suoni, i sapori, le performance e i volti saranno il riflesso di una città che, pur tra sfide e contraddizioni, continua a scegliere la via della celebrazione e dell’incontro. Black On The Square è dunque destinato a rimanere non solo nel calendario degli eventi, ma anche nella memoria collettiva di una capitale che fa della diversità la sua vera forza.
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