La prima casa lunare della storia sarà un camper made in Italy

Settembre 25, 2025 - 04:30
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La prima casa lunare della storia sarà un camper made in Italy

Articolo tratto dal numero di settembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

Una casa con le ruote. Per alcuni è una soluzione precaria, come una roulotte. Per altri, il simbolo della libertà garantita da un camper. Su un altro mondo, un mondo alieno, significa anche praticità e, quasi scontato dirlo, hi-tech.

La prima casa che l’Occidente sta progettando per abitare il suolo lunare sfoggerà il logo dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), accanto a quello della Nasa e del programma Artemis. Si chiama Multi purpose habitation module (Mph), è un ‘camper’ lunare made in Italy e sarà costruito a Torino. Essersene aggiudicati la realizzazione è un successo, l’ennesimo, del know-how nazionale e di Thales Alenia Space, che garantiscono al nostro Paese un posto tra i grandi dell’esplorazione spaziale. All’orizzonte c’è la Luna, ma anche Marte sembrerebbe alla portata.

Il 25 luglio, in seguito allo stanziamento del governo (130 milioni di euro per Mph), Asi e Thales Alenia Space Italia hanno siglato il contratto per l’avvio della progettazione preliminare: “Un primo studio di fattibilità era servito ad avviare le interlocuzioni con la Nasa”, spiega il presidente di Asi, Teodoro Valente. “Ora siamo nella fase successiva: il contratto, fino al 2028, avvierà le attività propedeutiche alla realizzazione del modulo, che dovrà garantire dieci anni di vita operativa. Il lancio è previsto per il 2033”.

Una casa sulla Luna

Le missioni lunari del prossimo futuro dureranno più di qualche giorno. A differenza di quanto accaduto con le spedizioni Apollo negli anni ‘60 e ‘70, gli astronauti del programma Artemis resteranno sul suolo del nostro satellite da una a diverse settimane. Vivranno ben oltre l’abbraccio e il riparo del campo magnetico e dell’atmosfera terrestre, in un ambiente dove radiazioni e micrometeoriti piovono fino alla superficie.

La regolite, la polvere lunare, tagliente e abrasiva, sarà uno degli ostacoli principali cui fare fronte: “Per la protezione e la rimozione attiva della polvere lunare, in particolare nella zona dell’airlock, la camera stagna di ingresso o uscita dal modulo, oggi non esistono soluzioni dedicate”, spiega Valente. “Dovranno essere sviluppate ad hoc. Riguardo all’airlock, c’è già un prodotto chiamato Eva Door, sviluppato nell’ambito di contratti pregressi tra Asi e Tasi, che però andrà modificato in funzione dei nuovi scenari operativi”.

Il dialogo con la Nasa

Non si tratta solo di progettare un ambiente pressurizzato: si dovrà poterlo muovere e comandare dalla Terra, lontana quasi 400mila chilometri. Se ne dovranno definire la gestione dei comandi e dei dati di bordo, il design del sottosistema avionico e le necessità hardware e software per soddisfare i requisiti della Nasa. Insieme occorrerà svilupparne la generazione di potenza elettrica con i pannelli solari verticali, per raccogliere la luce che, al polo sud lunare, è radente. “Infine, la parte sulle telecomunicazioni e la navigazione, che in questo habitat dovranno essere riprogettate”, specifica il capo dell’Asi.

Rispetto al primo concept, infatti, si sono aggiunte le ruote: un’esigenza nata dal dialogo con la Nasa. ”Il modulo si potrà muovere alla destinazione desiderata, distante dal sito di arrivo e di partenza dalla superficie. In questo momento, per una questione di sicurezza, è previsto che lo spostamento possa avvenire solo in assenza di equipaggio, quindi comandandolo direttamente dalla Terra”.

Comfort spaziali

Ovviamente occorrerà provvedere a qualsiasi necessità nel volume ridotto di un camper. D’altronde i pionieri non hanno mai goduto di agi particolari. Ci saranno però una toilette propriamente intesa e qualche comodità in più rispetto alla sistemazione spartana riservata a Neil Armstrong, Buzz Aldrin e ai loro successori. Valente conferma che, sebbene non sarà una reggia, “l’obiettivo di avere insediamenti stabili rende rilevanti gli aspetti di comfort”.

Thales Alenia Space Italia, primo contraente, lavorerà al modulo insieme con Altec (partecipata dalle stesse Tasi e Asi), che sta realizzando un centro di controllo dedicato alle missioni robotiche lunari. “Altec ha maturato negli anni un’esperienza significativa fornendo servizi di logistica per la Iss con il supporto finanziario dell’Asi. Quindi ha capacità e competenze”.

Il valore strategico

Non meno importante è l’aspetto strategico, dato dall’esperienza di un’azienda come Thales Alenia Space e dal rapporto privilegiato dell’Asi con la Nasa, che, secondo Valente, offrono opportunità significative al nostro Paese. “Questo rapporto è frutto del memorandum d’intesa del 1997: riguardava la costruzione di alcuni dei moduli pressurizzati della Iss (costruiti proprio a Torino, ndr). Da lì in poi gli Stati Uniti sono sempre stati un partner strategico. Lo stesso accadrà con questo contributo, che non è in contrapposizione con quanto l’Italia offre già al programma Artemis attraverso l’Agenzia spaziale europea (Esa), per la stazione in orbita cislunare (il Gateway), il modulo di servizio alla capsula Orion e i satelliti dell’infrastruttura di posizionamento, navigazione e telecomunicazioni Moonlight”.

Un’occasione per l’Italia

È proprio questa annosa collaborazione ad aver garantito all’Italia, per esempio, diverse opportunità di volo per astronauti italiani a bordo della Stazione spaziale internazionale. Anche questa volta ci si augura che la contropartita sia la garanzia di missioni: attorno o sulla Luna. Valente preferisce non sbilanciarsi sul punto: “Poiché Artemis è un programma molto ampio, bisogna trovare una soluzione che sia soddisfacente per tutti”. Ci saranno, garantisce, opportunità di fare ricerca da remoto, in co-gestione con la Nasa: “È molto probabile che la Nasa dirigerà il periodo in cui il modulo è utilizzato dagli astronauti, mentre Asi interverrà quando gli equipaggi non sono presenti”.

Di certo c’è che l’Italia si ritaglierà occasioni di studio per istituzioni e realtà nazionali che vogliano portare proprie sperimentazioni sulla superficie della Luna. E magari anche oltre: l’industria del made in Italy, che sa costruire così bene case spaziali, non attende che di edificarne una anche su Marte. La lunga collaborazione con la Nasa, conclude Valente, è un passo verso quell’orizzonte: “Non solo per quanto riguarda le infrastrutture, ma anche per tutta la parte di sperimentazione scientifica da condurre sul pianeta rosso”.

L’articolo La prima casa lunare della storia sarà un camper made in Italy è tratto da Forbes Italia.

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