New Indie Italia Music Week #242

Settembre 24, 2025 - 22:30
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New Indie Italia Music Week #242

“Have you ever been compelled?
Under a spell?
From a protagonist who knows you far too well?

Have you ever been undone
By a slip of the tongue?
And betrayed a side of you that felt hard won?

Let me know
When you want to leave this island
Let me know
When you want to hear my point of view”

(Leave this island – Maximo Park)

A volte capita di sentirsi catturati da una canzone, come se fosse un incantesimo. Una voce, un testo, una melodia che sembrano parlare proprio a noi, rivelando lati nascosti che non sapevamo di avere. La musica indie sa fare questo: sorprendere, svelare, creare connessioni intime e imprevedibili.

In questo nuovo numero di New Indie Italia Music Week, ti porteremo alla scoperta dei migliori album e dei migliori singoli della settimana: quelli che hanno il potere di farti sentire compreso o smascherato. Perché ogni brano è un’isola da cui puoi scegliere di partire o restare, ma che merita sempre di essere esplorata.

Luna di miele (Album)

“Luna di Miele” è il primo album nato dalla collaborazione tra Maria Antonietta e Colombre, compagni di vita e ora anche di musica. Il progetto prende forma da un ritrovamento inatteso: alcune bozze dimenticate in un vecchio hard disk, scritte nella primissima settimana in cui si erano conosciuti, quindici anni fa. Una sorta di archeologia sentimentale che oggi si trasforma in dieci brani inediti, luminosi, leggeri e insieme profondi.

Per la prima volta i due artisti mettono da parte le proprie identità soliste per dare voce a una dimensione condivisa, costruita su ironia, libertà, tenerezza e gioco. Ne nasce un lavoro che racconta un amore felice, attraversato da ombre ma autentico, vivo e quotidiano. Dal pop al reggae, dal rock alla canzone d’autore, le tracce scorrono tra emozione e leggerezza, come una lunga notte d’estate dal sapore rétro – una luna di miele senza tempo.

Colombre, Maria Antonietta: 7.5

Aurora Popolare (Album)

Non è un nuovo inizio, non è un semplice ritorno: Aurora Popolare è l’urgenza dei Ministri che, dopo vent’anni di palco e rumore, scelgono di parlare ancora con la stessa ferocia di sempre.
Non è un disco di facili consolazioni. È un lavoro che brucia, che pesa addosso, che costringe ad attraversare il fallimento per scoprire che lì, paradossalmente, si riaccende la speranza. I riff serrati non sono solo energia, sono un modo per non lasciarsi cadere, per trasformare la tensione in movimento. I testi sono ferite aperte, ma anche il tentativo di non dimenticare chi siamo stati.

C’è un senso di battaglia che attraversa tutto il disco: non tanto contro qualcuno, ma contro il vuoto che ci circonda. Aurora Popolare non si limita a raccontare il presente, lo mette sotto pressione, lo costringe a confessare le sue crepe. E quando l’album finisce, non resta l’eco di un concerto, ma la consapevolezza che i Ministri sono ancora lì, a ricordarci che il rock non è una formula, ma un atto di resistenza. Un atto che si rinnova ogni volta che qualcuno decide di ascoltare davvero.

(Viola Santoro)

Le tue mani, la tua moto

“Le tue mani, la tua moto” è l’ultima canzone nata per il disco, ma anche una delle più spontanee: un brano che ha preso forma in modo naturale grazie alla sinergia di tutti i musicisti coinvolti.

La nuova canzone è un viaggio emotivo che costruisce immagini vivide e un piccolo mondo interiore. Al centro, il tema del contrasto tra attrazione e resistenza: “Faccio finta di non vederti, ma in realtà sono completamente presa. Di notte la testa torna sempre lì, anche se durante il giorno fingo indifferenza”, racconta Gioia Lucia. Il brano esplora così un vero e proprio tira e molla emotivo, una battaglia interiore ben sintetizzata dalla frase: “Io non sopporto niente di te. Tranne te.”
Un elemento distintivo del pezzo è lo special, una conversazione autentica con la sua migliore amica, inserita nel brano come voce narrante e punto di vista esterno, a rappresentare una generazione – la GenZ – che comunica i propri sentimenti attraverso un linguaggio intimo e ironico. “Mi sono divertita a giocare con le parole, con i modi di dire che usiamo tra noi – racconta Gioia Lucia.

Gioia Lucia: 8

Risorgimento (Album)

Risorgimento è il primo album solista di MILLE – artista eclettica, cantautrice dalla scrittura spudorata e con un’immagine che non si può dimenticare. Anticipato dai singoli “Il Tempo, Le Febbri, La Sete”, “C’est Fantastique” e “UMPM (un maledettissimo posto migliore)”.

Un disco che raccoglie due anni di scrittura e che intreccia in modo potente e raffinato rock, lampi punk ed esplorazioni elettroniche, tenendo insieme profondità e leggerezza, ironia e disincanto, Risorgimento non è soltanto un titolo che richiama la storia, ma diventa la metafora di una rinascita personale: il desiderio di rimettersi in cammino ogni giorno, di liberarsi da paure e identità passate, di tornare a “sorgere” nel proprio presente. La scelta del titolo nasce da questa urgenza interiore, ma anche da una fascinazione estetica per quell’epoca, con i suoi simboli e la sua energia di cambiamento. E poi c’è Garibaldi, figura che ha sempre affascinato MILLE per il suo spirito ribelle, per i moti di liberazione e perché, a suo modo, è stato la prima grande pop star italiana.

Le canzoni del disco sono confessioni dirette e al tempo stesso cinematografiche: parlano di amore, sesso, corpo, desiderio, memoria, cura e battaglia, scavando nel presente per raccontare storie che aspirano alla liberazione — da dipendenze emotive, convinzioni, vecchie identità e paure. Una narrazione intensa che trova forza in una produzione capace di aprire spazi di sperimentazione, insieme a una scrittura profonda, amara, talvolta ironica, che nella sua spudoratezza trova la cifra più autentica di MILLE. Tutte le canzoni sono state scritte e arrangiate da MILLE e Unbertoprimo.

Mille: 8

Trovarsi soli

La canzone anticipa il suo secondo album, Trovarsi soli all’improvviso, in arrivo il 21 novembre. È un ritorno importante, perché l’ultimo lavoro lungo di Marco risale a cinque anni fa, con Stupide cose di enorme importanza, seguito tre anni dopo dall’EP Io cerco per sempre un bivio sicuro. In questo tempo, Marco non è certo rimasto fermo: ha lavorato come produttore e musicista, collaborando con realtà che hanno lasciato un segno nella scena indipendente italiana, da Any Other a Francesco Di Bella, fino ai Fine Before You Came. Ma adesso è tornato a mettere al centro le proprie canzoni, con un’urgenza nuova.

“Trovarsi soli”, spiega lui stesso, “per me è sia una condizione esistenziale sia un gesto di coraggio, un tentativo di guardarsi e di sentirsi, decidere della propria cura e scegliere di separarsi da alcune cose di sé”. È un brano che parla di solitudine come scelta, come possibilità di ritrovarsi e non solo di perdersi. Il risultato è una canzone sincera e diretta, colorata eppure essenziale, che arriva dritta al cuore. Forse perché Marco, nella sua musica, quel cuore ce l’ha sempre messo davvero.

Ascoltarla è un po’ come specchiarsi: dentro le parole e i suoni ci si ritrova, ognuno con la propria storia, i propri vuoti e le proprie possibilità di rinascita.

Marco Giudici: 7.5

Malebene

Malebene è un brano che vive di contrasti, e li abbraccia senza paura. Bosnia intreccia rap serrato e un ritornello in dialetto napoletano che si muove su atmosfere RnB dal respiro internazionale, creando un mix sonoro che scivola naturale tra intimità e ambizione globale. Il testo mette a fuoco il dualismo tra male e bene, raccontato in prima persona con lucidità e fragilità insieme. La produzione, firmata dallo stesso Bosnia e rifinita da Giuseppe Salvadori, alterna momenti minimali e sospesi a esplosioni più dense, attraversando deep house, dark pop ed elettronica con fluidità.

A completare il singolo c’è la b-side I SAY I’STO CCÁ, un omaggio a Pino Daniele che diventa allo stesso tempo rilettura radicale e dichiarazione di poetica: glitch, beat sincopati ed electro-rock che hanno valso a Bosnia il premio per la “Migliore elaborazione creativa” al Musicante Award 2025.
Malebene segna così un passaggio importante: la conferma di un’identità musicale che non teme l’ibrido, che vive nella contaminazione e trova proprio lì la sua forza.

(Viola Santoro)

Bosnia:8

Lunedì blu

A pochi giorni dall’annuncio del suo quarto album “Amor proprio” in uscita il 10 ottobre, Frah Quintale pubblica il nuovo singolo “Lunedì blu”, un pezzo al di fuori dalla sua solita zona di comfort, ma che trasmette a pieno la sua identità artistica. Da tanti considerato il cantante dalle vibes estive, con questo singolo ci dimostra che l’estate, purtroppo, non dura per sempre: i lunedì blu tornano, e con loro tanta nostalgia del passato, tra luoghi del cuore e amori finiti. Nonostante lo sconforto, la nuova stagione è sempre simbolo di novità e cambiamento, un’occasione per “ribaltare la propria stanza” e superare i ricordi che ci legano ai vecchi tempi.

Lo stesso Frah racconta: “Quando ho scritto Lunedì blu, mi sono chiesto se le cose che finiscono non abbiano da qualche parte un loro posto dove poter esistere all’infinito, dove restano immutate, esattamente come la casa che continuo a sognare. La risposta non è una risposta e forse mi serviva solo una canzone per fare a schiaffi con queste domande”. Sconfiggere tutti i dubbi non è possibile, ma possiamo trovare conforto nell’idea che i ricordi siano l’essenza di ciò che siamo, perché in qualche modo ci hanno formato e plasmato. Ogni capitolo chiuso, in fondo, non rappresenta altro che un nuovo inizio.

(Sara Vaccaro)

Frah Quintale: 9

Cambiare per te

Spesso l’amore ci cambia. Nei modi di fare, nei gusti, nelle priorità. “Per te aprirei un cratere sulla luna” è di certo una grande impresa, ma siamo sicuri che ne valga la pena? “Cambiare per te” è un brano estremamente personale, in cui Giovanni Ti Amo ci racconta della consapevolezza raggiunta dopo aver vissuto situazioni in cui si è costretto a cambiare sé stesso, solo per apparire migliore agli occhi degli altri.

La canzone racconta un percorso di crescita e maturazione: se nella prima strofa l’artista ci mostra quanto fosse disposto a sacrificarsi per la relazione, mettendo sempre da parte sé stesso, nel pre-chorus e nel chorus comincia a chiedersi se tutti quegli sforzi abbiano davvero senso: “E non penso che sia un bene farmi andare bene tutto di te e niente di me”. È solo nella seconda strofa che arriva, però, la totale presa di coscienza: “Sai che c’è? D’ora in poi io me ne frego di te. Taglio i capelli come piacciono a me”. Affermazioni forti, per ricordarci che l’amore vero comincia sempre da sé stessi.

(Sara Vaccaro)

Giovanni Ti Amo: 8,5

One shot

A poche settimane dall’uscita del brano “Il mio posto nel mondo” Margherita Principi torna con con “One shot”, il suo nuovo singolo pubblicato mercoledì 17 settembre. L’artista ci lascia una confessione musicale in cui traspare tutta l’autenticità della sua narrazione: il dialogo è semplice e chiaro, ma altrettanto diretto e sincero. ll testo riflette un dualismo costante: da un lato la sensazione di non riconoscersi più, di “trovarsi spalle al muro”, dall’altro la volontà di reagire e affrontare il cambiamento.

L’introspezione di Margherita è sostenuta da una base solida, in grado di accompagnare con forza le sue emozioni, senza sovrastarle. Il racconto è personale ma vuole essere in qualche modo la rappresentazione di un sentimento universale. Perdersi è facile, ritrovarsi è un percorso: accettarlo fa parte della crescita.

(Sara Vaccaro)

Margherita Principi: 7

Lovers Drifters Foreigners

Il brano si apre come un sogno incalzante: una voce spettrale, una litania che sembra trasportarci in un incubo con un’atmosfera inquietante. Poi esplode: chitarre fuori controllo, pulsazioni elettroniche martellanti, un cambio di passo brusco.

“Wet societies based on crying, I got demons in my mind, It’s the only way to dry” La “società basata sul pianto” evoca un universo dominato dal dolore collettivo, in cui le lacrime diventano linfa ed il “demone nella mente” diventa strumento di purificazione: è l’unico modo per asciugare il dolore.
Si è amanti, si è erranti, si è stranieri, a seconda dei momenti, queste parti si mescolano dentro ognuno di noi e il disordine può diventare il nostro terreno fertile.

(Benedetta Rubini)

Leatherette: 8,5

Non Muori Mai

L’equilibrio tra chitarre aggressive, ritmi pulsanti e una vena elettronica malinconica è il vero punto di forza del brano. Il ritmo è nervoso, quasi in affanno, crea un senso di urgenza emotiva, non è di certo un pezzo tranquillo. Il testo ruota attorno al verso-mantra “Ho ancora un po’ di tempo per decidere”, ripetuto con ossessività. Questo refrain diventa sia una scusa che una dichiarazione; un limbo in cui la scelta non è ancora definitiva, ma lo spazio per agire è stretto. Quanto valgono le scelte? Cosa rimane se si rimanda troppo? Il brano non fornisce risposte chiare, è l’ascoltatore che deve provare a trovarle.

(Benedetta Rubini)

Kalpa: 8

Selvatica

Il progetto “Acqua Distillata canta Ribaltavapori” torna con un singolo che anticipa Volume Due, previsto per l’autunno. Selvatica non è solo un brano: è un canto tra malinconia e passione, in cui si incontrano elementi sinfonici e cantautorato. Ascoltandola ci ritroviamo fuori dal tempo, o meglio in un tempo interiore, in cui oscilliamo tra il reale e l’onirico.

“Rimani a guardare l’impossibile, mentre ti truccano, ti concedi solo un po’…’’ Viene ritratta l’immagine della bellezza di una persona o della città persona che non è compiuta del tutto, ma rimane sospesa e in tensione. Il brano dà vita ad una donna/città che sembra essere una creatura mitica e che dà all’ascoltatore l’impressione di ascoltare una poesia musicale.

(Benedetta Rubini)

Acqua Distillata canta Ribaltavapori:8

Il Campo

“Il Campo” è un brano che sembra arrivare da un luogo intimo, senza fretta, con la delicatezza di chi sceglie di osservare la vita da vicino. Marianne Mirage costruisce la canzone attorno a immagini quotidiane, piccole ma luminose: la terra bagnata, la strada di casa, il gesto lieve di due ciliegie che cadono insieme. Non c’è spettacolo né artificio, ma il bisogno di restare vicini a ciò che resiste, alle radici che danno forma alla memoria.

La scrittura si muove tra grazia e concretezza, e trova nella chitarra e nel piano un sostegno caldo e discreto, capace di amplificare l’intimità del racconto senza mai sovrastarlo. La voce di Marianne accompagna le parole con naturalezza, restituendo la profondità di un’emozione che non si alza in grido, ma rimane ferma, necessaria. “Il Campo” è un elogio alla semplicità che non scivola nella nostalgia sterile: è piuttosto un invito a riconoscere la ricchezza nascosta nelle cose più umili, nei gesti che restano impressi anche quando i luoghi cambiano. Una canzone che custodisce memorie personali ma riesce a diventare universale, lasciando a chi ascolta lo spazio per ritrovare i propri ricordi.

(Serena Gerli)

Marianne Mirage:8

Disco Fantasia

Le luci della pista da ballo non si spengono mai davvero: è da qui che nasce “Disco Fantasia”, bonus track che i greatwaterpressure hanno deciso di regalare come ultimo capitolo di “summerleague”. Un brano che ha il respiro di un inno di fine stagione, costruito su chitarre funky, synth analogici e la voce di Jacopo Cislaghi che si muove tra leggerezza e tensione, come a voler prolungare l’energia di un’estate che sfuma ma non finisce. Il pezzo, interamente scritto e prodotto dal duo milanese, completa la tracklist con naturalezza e porta con sé la cifra più riconoscibile della band: groove avvolgenti, linee di basso trascinanti e un dialogo costante tra strumenti che sembra non voler mollare la presa. Ogni suono è calibrato per tenere accesa la corsa, per trasformare il crepuscolo in un’ulteriore occasione di ballo.

Disco Fantasia funziona così: è un extra, ma allo stesso tempo un rilancio. Una traccia che chiude un capitolo e ne apre un altro, trattenendo ancora un po’ quella sensazione di movimento che accompagna ogni fine, quando la stagione sembra terminata e invece ricomincia da un’altra parte.

(Serena Gerli)

greatwaterpressure:8-

K//A\K//A

Tribalismo e avanguardia in un flusso ciclico e ipnotico: ecco il nuovo singolo dei C’mon Tigre. La base ritmica, sospesa tra afrobeat e dancehall, pulsa senza sosta, mentre la chitarra scalda e la voce inventa un canto rituale che travalica le lingue. “K//A\K//A” non è soltanto un brano, ma un rito collettivo, un’esperienza sonora che travolge chi ascolta.

Con questo nuovo singolo, la band riconferma la propria voglia di sperimentare e di muoversi trasversalmente tra musica, arte e tecnologia. Ogni elemento è pensato per fondere tradizione e innovazione, trasformando il suono in paesaggio e il ritmo in linguaggio universale. C’è un respiro primordiale che dialoga con il futuro, una danza che sembra antica e al tempo stesso modernissima. È in questa tensione che i C’mon Tigre continuano a costruire il loro mondo sonoro, unico e riconoscibile.

(Ilaria Rapa)

C’mon Tigre: 8

Love mai love

Ritorna Miglio con un brano dalle trame elettroniche che si intrecciano a pulsazioni più calde e intime, evocando paesaggi notturni e visioni post-industriali. La scrittura è sospesa, quasi a ricordare un rituale, in cui le parole sembrano scelte non solo per il loro significato ma anche per il loro suono. Gli archi di Rodrigo D’Erasmo aggiungono quella tensione che richiama atmosfere cinematografiche.

“Love mai love” diventa così un mantra contemporaneo, capace di tenere insieme vulnerabilità e forza, luce e oscurità. È una canzone che non si limita a raccontare, ma avvolge e trascina l’ascoltatore in una dimensione altra. Ogni ascolto rivela un dettaglio nascosto, un nuovo frammento emotivo, come se il brano stesso respirasse e cambiasse forma. In questo equilibrio tra fragilità e potenza, Miglio apre uno spazio sonoro che parla direttamente al corpo e all’immaginazione.

(Ilaria Rapa)

Miglio:8

Ditoluna

Nell’ombra di se stessi anche il mondo viene oscurato e si rinuncia ad osservare il panorama, lasciandosi emozionare dalla bellezza della notte e del suo splendore. Basta avere paura, temere le proprie insicurezze o sentirsi inermi davanti al futuro per cadere nell’abisso dei pensieri. Un celebre detto dice che il maestro indica la luna, lo stolto guarderà il dito: ecco, chi guarda dall’esterno è bravo a giudicare chi ha paura ad alzare la testa e osservare più in là.

Questa canzone di Flaminia è un racconto intimo che oscilla tra speranza e fragilità, con la consapevolezza che in alcuni momenti si può rimanere intrappolati dentro barriere emotive talmente spesse da coprire la vista.

(Nicolò Granone)

Flaminia: 8

il mare è un ricordo blu

Le relazioni possono creare delle aspettative che poi si trasformano in illusione e bugie. Il mare è un ricordo blu di Tinai, fotografa il momento di un incontro che avviene a distanza di anni, dove tutto è esattamente come non dovrebbe essere. Due persone che si ritrovano con indifferenza, orgoglio, ma soprattutto una grande malinconia che nasce da quel desiderio intrinseco di poesia che molti cercano di nascondere, forse per paura di non riuscire a viverlo, oltre a comprenderlo con tutte le sue metafore e misteri.

Verrebbe da dire che si diventa grandi dopo l’estate del primo amore, quando arriva settembre e ci si saluta mettendo di mezzo i chilometri tra le emozioni. Crescendo poi c’è il rischio di non riconoscersi più, accettando la razionalità che non tiene più sveglia il cuore. Quindi meglio fingere distacco, se me lo chiedi sto bene però, ma ne siamo davvero sicuri che questa sia la soluzione migliore?

(Nicolò Granone)

Tinai: 7

Andrea

Andrea fa fatica a stare ancora in piedi. Andrea è un ragazzo come tanti che vive la sua vita con le avversità del quotidiano, senza però lamentarsi troppo o fare finta di nulla. Nella sua sincerità ammette che qualcosa non sta davvero funzionando, allo stesso tempo però prova a cambiare le cose, cercando altrove. La creatività come medicina, la fantasia come strumento e la musica?

Ecco, se non sapete come si chiama Apollo Quattro, ve lo diciamo. Ha lo stesso nome di questo brano, e chissà quasi sicuramente questo è il suo modo di essere, la sua autobiografia.

(Nicolò Granone)

Apollo Quattro: 7

Disordine

Serve prendere consapevolezza e capire che si può vivere dentro al proprio caos, modellandolo a seconda delle preferenze e delle scelte che si vogliono fare, e anzi, se non ci agisce anche andando contro corrente, si correre il rischio di invecchiare lasciandosi dietro le mancate possibilità. Per istinto di sopravvivenza si cerca di trovare appoggio negli altri, amicizia o amore, come un ancora che può diventare pesantissima e dare la possibilità di rimanere a galla oppure, un oggetto leggerissimo che però fa affondare tutto.
(Nicolò Granone)

Alessandro Forte: 7,5

 

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Redazione Redazione Eventi e News