Nomofobia: quando lo smartphone diventa una droga (e come disintossicarsi)

Settembre 20, 2025 - 00:30
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Nomofobia: quando lo smartphone diventa una droga (e come disintossicarsi)

Ti è mai capitato di sentire l’ansia salire quando dimentichi il telefono a casa o quando la batteria sta per scaricarsi? Se la risposta è sì, potresti aver sperimentato almeno un assaggio di nomofobia, la paura di rimanere senza smartphone. Il termine deriva dall’inglese no-mobile-phone phobia e descrive un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i più giovani, ma che in realtà coinvolge tutte le fasce d’età.

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Nomofobia, significato

Il significato di nomofobia è quella paura, ansia o sensazione di disagio che si ha quando si teme di rimanere senza il proprio cellulare. Perché di dimentica o si scarica la batteria o non si controlla costantemente. Uno stato, quindi, di dipendenza, che spiegheremo meglio più avanti. La nomofobia non è solo una mania passeggera: si tratta di una vera e propria dipendenza comportamentale che può avere conseguenze sul benessere mentale e fisico. Ansia, insonnia, difficoltà di concentrazione e stress sono alcuni dei sintomi più comuni. La pervasività dei social, delle notifiche e delle app ci spinge a controllare continuamente lo schermo, creando un circolo vizioso che può essere difficile da interrompere.

nomofobia smartphone dipendenza

Getty Images

Fortunatamente, esistono strategie per riprendere il controllo: dalla psicoterapia alla disintossicazione digitale, fino a piccoli accorgimenti quotidiani che aiutano a ridurre il tempo trascorso online. In questo articolo esploriamo il significato di nomofobia, i sintomi, le cause e i metodi più efficaci per curarla, con l’obiettivo di ritrovare un rapporto sano con la tecnologia e tornare a vivere il presente senza schermi sempre accesi.

Courtesy Fabian Moller/Unsplash

Cos’è la nomofobia? E da dove viene il termine

La parola nomofobia nasce nel 2008 nel Regno Unito, dalla contrazione di no-mobile-phone phobia. Descrive l’ansia provata quando non si ha accesso al proprio smartphone, quando non c’è campo o la batteria è scarica. Non è una patologia ufficialmente riconosciuta, ma diversi psicologi la considerano una dipendenza comportamentale, simile a quelle per il gioco d’azzardo o i social network.

I sintomi più comuni

I segnali della nomofobia possono variare da persona a persona. I più frequenti includono:

  • Ansia e irritabilità quando il telefono non è disponibile.

  • Controllo compulsivo delle notifiche, anche senza motivo.

  • Difficoltà a concentrarsi, soprattutto nello studio o al lavoro.

  • Disturbi del sonno causati dall’uso del telefono di notte.

  • Riduzione del tempo dedicato alle relazioni “reali”.

Chi è più a rischio

Chi soffre di nomofobia? In genere le persone più giovani, cresciute con lo smartphone sempre in mano, ma non solo. Professionisti che lavorano molto online, genitori preoccupati di essere reperibili per i figli e chi vive lontano dagli affetti possono sviluppare un attaccamento eccessivo al telefono.

Getty Images

Le cause psicologiche

Le ragioni sono molteplici: la paura di perdersi qualcosa (FOMO), il bisogno di approvazione sui social, la gratificazione immediata che le notifiche danno al cervello. Ogni “like” rilascia dopamina, rinforzando il comportamento e spingendoci a ricercarlo di nuovo. Nel tempo, questo meccanismo diventa abitudine e, in alcuni casi, dipendenza.

Le conseguenze sul benessere

La nomofobia non è innocua. Oltre ad aumentare ansia e stress, può compromettere la qualità del sonno, ridurre la produttività e generare isolamento sociale. Alcuni studi la associano anche a disturbi dell’umore e a una minore capacità di regolare le emozioni.

Courtesy Benjamin Elliott/Unsplash

Strategie per ridurre la dipendenza

Riconoscere il problema è il primo passo, ma da solo non basta: servono piccole strategie quotidiane. Si può iniziare con un digital detox programmato, ad esempio lasciando lo smartphone in un’altra stanza durante i pasti o spegnendolo nell’ultima ora prima di andare a dormire, così da dare alla mente il tempo di staccare.

Attivare la modalità silenziosa o “non disturbare” aiuta a ridurre le continue interruzioni e a riabituarsi a momenti di concentrazione profonda. Nei casi più intensi, la terapia cognitivo-comportamentale può essere di grande aiuto per modificare i comportamenti compulsivi legati al telefono. Infine, riscoprire hobby offline come lo sport, la lettura o la meditazione è un modo semplice ed efficace per riportare l’attenzione sul momento presente e allenare la mente a non cercare continuamente lo schermo.

Ci sono anche dei luoghi che praticano silenzio e digital detox che può essere utile frequentare. Possono essere dei bar e locali (sono sempre più diffusi, soprattutto all’estero) o dei resort. Vicini e lontani. Qui si possono praticare silent retreat, che vietano l’uso dello smartphone.

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