Pavia città dal turismo lento e scientifico

Università, amministrazione comunale e organizzazioni di volontariato di Pavia unite nello sviluppo della cittadinanza ambientale attiva. Università di Pavia e Comune di Pavia promotori di un programma di iniziative sul tema Custodire il Futuro con un invito alla comunità e ai giovani ad agire oggi per un domani più equo e sostenibile
Pavia, città Universitaria, sta facendo di tutto per Custodire il futuro. Non un claim, ma una serie di azioni sul territorio inserite a pieno titolo nel programma di Itaca, Festival del Turismo Responsabile, le cui referenti per questa città lombarda sono Claudia Lupi, docente di geologia all’Università degli studi di Pavia e Daniela Boggiani, dell’Office for Sustainable Actions (Osa) dell’Università.
L’Ufficio per le Azioni di Sostenibilità dell’Università di Pavia ha il compito di monitorare le azioni in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu che l’ateneo compie al suo interno per il raggiungimento degli obiettivi, soprattutto in termini di tutela dell’ambiente, gestione dei rifiuti, risparmio energetico, ma anche, ovviamente, rispetto alle proposte formative, educative e la formazione di nuovi professionisti nell’ambito della sostenibilità.
Per avere un’idea più approfondita del lavoro realizzato dai partner coinvolti nell’iniziativa è possibile consultare il programma online, ma ciò su cui vogliamo soffermarci qui sono due aspetti: l’esperienza di Citizen Science rivolta a giornalisti e semplici cittadini e la testimonianza di Claudia Lupi, non solo nel suo ruolo di coordinatrice degli eventi, ma anche quello di geologa, ricercatrice in Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, il cui obiettivo nel lavoro quotidiano è quello di unire rigore scientifico e divulgazione, identità del territorio e spirito del viaggio.
Citizen science, I Guardiani della Biodiversità
È stata l’attività partecipativa promossa dal Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia, che ci ha coinvolti direttamente nel monitoraggio delle specie aliene invasive in ambiente fluviale.
Accompagnati da Daniele Paganelli, professore a contratto in Ecology of farming system e Laboratorio di progettazione e gestione ambientale, abbiamo potuto verificare di persona l’impatto di queste specie sulla biodiversità locale e abbiamo imparato come poter contribuire attivamente alla loro segnalazione e al loro contenimento.
Un esempio virtuoso di scienza aperta e condivisa, che unisce rigore scientifico e divulgazione ambientale, dal nome OpenLab GuardIAS (www.guardias.eu) che si è svolta alla Baia del Re, parte di un ampio progetto dedicato alla tutela della biodiversità acquatica.
Il nostro gruppo ha contribuito concretamente a tutelare una delle aree umide della città di Pavia, perché durante l’attività sono stati catturati sei gamberi della Louisiana (Procambarus clarkii), equamente divisi tra esemplari maschi e femmine, una delle specie invasive che minacciano gli equilibri ecologici delle zone umide.
Con questa partecipazione diretta abbiamo contribuito attivamente alla conservazione della biodiversità locale, contenendo la diffusione di una delle principali specie aliene invasive delle zone umide italiane.
Studio del clima e delle dinamiche oceaniche attraverso le microalghe
Un’affermazione di Claudia Lupi, in occasione di un primo incontro, era stata particolarmente illuminante: “anche attraverso l’accompagnamento di una visita in città posso attingere alle mie conoscenze e competenze di geologa per ricollegarmi direttamente alla situazione presente del nostro pianeta e dei nostri territori“.
Ed è proprio così che è avvenuto a Pavia. Vercellese di nascita e pavese d’adozione, Claudia Lupi parte dagli studi classici per approdare, nella scelta degli studi universitari e nel percorso successivo, alla paleontologia, la paleoecologia, i cambiamenti climatici e la comunicazione scientifica.
Si specializza così nello studio sui nannofossili calcarei, microalghe le cui successioni dal Giurassico all’Attuale permettono di interpretare, come nella lettura di un libro, eventi geologici e relazioni tra segnali fisici e biologici.
Con il dottorato di ricerca nel riconoscimento durante il Pleistocene di segnali molto più simili a quelli del periodo attuale, che portano a più facili parallelismi grazie alla paleoclimatologia.
Nel suo percorso di studi e di lavoro sul campo, iniziato intorno al 2003, Claudia ha partecipato a studi sulle Alpi, sugli Appennini, nel Gargano, sul lago di Garda per restare in Italia, così come ha collaborato a progetti internazionali con istituzioni prestigiose come Tongji University, Ogs Trieste, Cerege Aix-Marseille Université e Universitat Autònoma de Barcelona.
Dal 2017 la ricerca di Claudia si è concentrata in particolare sugli oceani, principalmente sull’Oceano Pacifico occidentale e sul Mar Cinese Meridionale.
Approfondire lo studio dei nannofossili calcarei permette di conoscere meglio cambiamenti e dinamiche, perché è possibile interpretare le reazioni dei micro-organismi alla variabilità climatica, fornendo informazioni sui cambiamenti ambientali del passato, analizzare cioè la variabilità climatica con una prospettiva su quegli intervalli del Pleistocene più simili al riscaldamento globale moderno.
Studiare i nannofossili è anche utile per comprendere meglio il ciclo del Carbonio negli oceani in quanto essi contribuiscono alla fotosintesi e alla produzione ed esportazione di carbonato, tamponando l’eccesso di CO2 negli oceani, un processo cruciale per il bilancio del carbonio globale.
Tutto questo ha, ovviamente, anche dei riscontri pratici in alcuni progetti come quello finanziato da A2A Corporate per la cattura del CO2 o il nuovo laboratorio avviato per gli studi sulla biocalcificazione e le possibili applicazioni di carbonato di origine biogenica.
Claudia opera in un laboratorio praticamente tutto al femminile – di sognatrici, precisa – e ci ricorda che oggi lo studio della geologia è un ambito concreto per un più equilibrato sviluppo futuro, anche dal punto di vista occupazionale, in considerazione del fatto che il 90% degli studenti viene già assunto al momento della discussione della tesi.
Il ruolo della Società Geologica Italiana
E in questo senso va l’impegno della Società Geologica Italiana nella spinta alla conoscenza, alla divulgazione e al riconoscimento della professione, che nei prossimi 10 anni potrà avere un impatto particolarmente significativo anche nella transizione energetica.
La Società Geologica Italiana, il cui presidente è oggi Rodolfo Carosi (professore ordinario in Geologia Strutturale al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino), ha una lunga storia, essendo stata fondata a Bologna il 29 settembre 1881 e avendo tra i propri promotori anche Quintino Sella, scienziato, economista, politico e alpinista piemontese.
È la più antica e rappresentativa associazione scientifica italiana nel campo delle geoscienze e si adopera per il progresso, la promozione e la diffusione delle conoscenze geologiche nei loro aspetti teorici e applicativi.
La Società Geologica Italiana ha avuto anche una prima – e unica – donna presidente, Maria Bianca Cita, che ha ricoperto l’incarico nel biennio 1989-1990 e che è mancata nel 2024.
Maria Bianca Cita Sironi è stata una geologa e paleontologa italiana di fama internazionale, soprannominata la signora degli abissi per la sua ricerca sugli abissi marini ed è stata la prima donna a iscriversi al corso di laurea in Scienze Geologiche dell’Università di Milano nel 1942, laureandosi nel 1946.
La società geologica Italiana attualmente conta circa 1.500 soci in Italia e all’estero, tredici sezioni attive, un Centro di Documentazione presso il Centro di Geotecnologie dell’Università di Siena e dispone di molte fonti informative, tra cui la rivista Geologicamente, magazine di attualità e cultura delle geoscienze nata nel 2020, con una periodicità quadrimestrale (novembre, marzo, luglio).
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