Plasma: “Le cose succedono, al di là della paura” | Indie Talks

Settembre 5, 2025 - 14:00
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Plasma: “Le cose succedono, al di là della paura” | Indie Talks

“Mi fa paura la magia” è la canzone che porta Plasma a fare i conti con la realtà, senza mettere troppi filtri tra se e il mondo che lo circonda, rendendosi conto di vivere in un sistema complesso nel quale le scelte non corrispondono, per forza, con l’azione.

Il tempo sembra strutturato in giorni, mesi e anni, ma l’aspetto fondamentale e il punto di vista migliore da prendere in considerazione è che tutto quello che succede non è strutturato in periodi ma in una somma di momenti.

Il brano scavalca i confini tra ragione e illusione, raccontando con sensibilità e lucidità le contraddizioni di chi cresce in un mondo dove il desiderio
di sogni e libertà si scontra con paure interiori e disincanto, di quella meraviglia che a volte può spaventare più del buio stesso.

Se tutto durasse per sempre avrebbe lo stesso significato?

PLASMA X INDIE TALKS

Come si gestisce la paura?

Per me paura e gestire non stanno bene insieme. La paura è ancestrale e sacra e ci  permette di sopravvivere e non trovo sia utile gestirla, forse più accettarla, bo. Ho sentito in un film che il coraggio non è l’assenza di paura, ma avere paura e farlo lo  stesso, ed è davvero così per me: non importa lo status o il carattere, ci sarà  sempre qualcosa che ci terrorizza un po’. Mi fa sorridere quando l’umano prova a  gestire tutto perché la realtà non la puoi rinchiudere… è come voler mettere il mare  dentro una bottiglia, non ci starà mai. Piuttosto accettare che il mare qualche volta ci travolga… si sopravvive e non succede niente di male, al massimo ci si inzuppa un po’

La realtà in realtà è una rappresentazione collettiva?

Bellissima domanda. Sì, penso che la realtà sia una rappresentazione collettiva. Jung dice che noi tutti siamo fedeli al sacro spirito del tempo: un insieme di regole, convenzioni, abitudini che seguiamo quasi senza accorgercene. 

Quando non lo facciamo, proviamo vergogna o disagio, ed è come se l’unica cosa che contasse fosse restare dentro a quel flusso, né troppo indietro né troppo avanti, altrimenti rischiamo di non essere compresi. Però credo che il compito dell’artista sia proprio stare ai margini di questa sfera, spingere sulle sue mura per allargarla. Anche se questo significa sembrare strano, folle, fuori posto e qualche volta pure mezzo cringe. Non è il riconoscimento l’obiettivo: è ampliare la realtà per tutti.

Cerco significati, però mica tutto ha un senso. L’arte e la musica sono un modo per  guardare oltre?

Quando scrivevo “Cerco significati però mica tutto ha senso” ero in un certo  periodo, ma ora penso in modo diverso. Non è nichilismo: la vita è neutra. Non ci premia quando ce lo meritiamo, non ci punisce quando non ce lo meritiamo. Le  cose succedono, punto. Quello che possiamo controllare è come reagiamo. 

All’universo non gliene frega un cazzo: non esiste positivo o negativo, esiste un equilibrio di creazione e distruzione, spesso casuale. L’arte e la musica? Sì, sono una lente per osservare la realtà, una delle tante possibili, come per qualcuno può esserlo la fisica quantistica o la danza per qualcun altro.

PH: Ufficio Stampa

Hai mai scelto di esplorare l’incertezza?

Sì, esplorare l’incertezza lo facciamo tutti ogni giorno, dal momento in cui ci alziamo dal letto. Ogni giornata è nuova, piena di sorprese, e ci vuole coraggio solo a viverla. Tutti hanno vite diverse, eppure incredibili solo per il fatto di viverle, anche quando sembrano comuni. L’ignoto è sempre lì, minuto dopo minuto, e domani sarà ancora più ignoto. Ci vuole un coraggio assurdo per vivere vite che chiamiamo normali. E nessuno ti dice mai “bravo” per questo, e forse dovremmo dircelo più spesso. Perché stiamo tutti facendo un ottimo lavoro con le nostre piccole grandi  esistenze. 

Una domanda alla quale non riesci a trovare una risposta?

Quasi tutte le domande che mi pongo non hanno una risposta che mi soddisfa.

Genova nasconde magia?

Genova è magica, e la sua magia non è nascosta. Basta avere un occhio un po’ attento: dalla spianata Castelletto con la vista incredibile, alla varietà di persone nei vicoli, fino ai fottuti pescatori sul lungomare. Sono cose che noi genovesi diamo per ovvie, ogni giorno respiriamo questa magia, così tanto che a volte parlarne mi dà quasi fastidio.

PH: Ufficio Stampa

Che immagine hai della libertà?

La libertà per me è il valore più grande. Cerco di rifuggire tutto ciò che limita la mia libertà come individuo, è qualcosa di sacro. Oggi sembra che possiamo fare tutto, ma è una libertà fittizia: le catene ci sono, solo invisibili, dentro la testa, fatte di aspettative sociali, giudizio, senso di colpa e vergogna che ci portiamo dall’infanzia. 

Coltivare la libertà, essere davvero se stessi, è la cosa più sacra che esista.

Crescere è una scelta o una conseguenza?

Crescere è trasformazione e non è ne una scelta ne una conseguenza è un fenomeno naturale imprescindibile che, ahimè, coinvolge anche noi esseri umani.”

Il concetto di fine è un qualcosa di mistico?

È una domanda molto ariosa, criptica. E posso rispondere allo stesso modo: forse 

può essere mistico, se riusciamo a osservarlo con occhi nuovi… ma davvero, non lo so. Non credo ci sia una risposta definitiva, almeno per me. Però se guardo un tramonto, penso che sì ogni fine è mistica e ha pure un certo fascino.

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