Quello che non si vede ma che imprigiona: la Violenza Economica come strumento di potere
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La violenza economica è una forma di abuso che, sebbene meno visibile di quella fisica, rappresenta la radice di altre dinamiche di potere e sottomissione, annientando l’autonomia, la dignità e la libertà di scelta delle donne. Non consiste solo nella negazione di denaro, ma in una strategia di controllo maschile.
Nonostante l’attenzione del mondo giuridico, accademico e finanziario, i dati attuali suggeriscono che gli strumenti di contrasto non sono ancora sufficientemente adeguati.
Definizione e Impatto Sociale
L’ONU definisce la violenza economica come l’atto di rendere o tentare di rendere una persona finanziariamente dipendente, costituisce un’espressione di disuguaglianza strutturale, un ostacolo all’esercizio dei diritti fondamentali e un elemento che vincola le persone a rimanere in relazioni violente. Questo avviene mantenendo il controllo sulle risorse, negando l’accesso al denaro, o impedendo alla vittima di frequentare ambienti lavorativi o formativi.
Può anche manifestarsi in forme più subdole, come la delega totale della gestione familiare e dei figli alla donna, che la priva di tempo per il proprio accrescimento patrimoniale e professionale. Questa violenza è una manifestazione di prevaricazione di genere, maschile sulle donne, radicata nella disuguaglianza strutturale e negli stereotipi che assegnano all’uomo il ruolo di “fornitore” e alla donna quello di “custode” priva di potere decisionale finanziario.
La Rilevanza Penale: Il Delitto di Maltrattamenti (Art. 572 c.p.)
A livello giurisprudenziale, la violenza economica è stata riconosciuta come rilevante ai fini penali, rientrando nel delitto di Maltrattamenti contro familiari e conviventi (Art. 572 c.p.).
La Visione della Magistratura: Paola Di Nicola Travaglini
La magistrata di Cassazione, Paola Di Nicola Travaglini, evidenzia che la violenza di genere, inclusa quella economica, è un “delitto di potere” volto a mantenere la subordinazione femminile. Spesso è una “violenza che non si vede”, minimizzata nei tribunali come “lite familiare” o “gelosia”.
Di Nicola Travaglini sottolinea che l’indipendenza economica è la precondizione per la libertà e l’effettivo esercizio di ogni altro diritto, e negarla significa annientare l’identità della persona. È cruciale per la magistratura, l’avvocatura e per gli attori e attrici del dibattito, escludere gli stereotipi di genere che etichettano le donne prive di autonomia finanziaria come “vittime imperfette” o “non credibili”.
Il Consolidamento Giurisprudenziale: Il Caso Ponteprino
Il principio è stato consolidato con il caso Ponteprino, dove la Cassazione ha stabilito che le condotte vessatorie di natura economica possono integrare l’elemento oggettivo dei maltrattamenti.
Le condotte punibili includono:
- Privazione dei mezzi di sussistenza: Impedire l’accesso a somme necessarie per la vita quotidiana, anche se il reddito è prodotto congiuntamente o dalla vittima stessa.
- Ostacolo all’emancipazione lavorativa: Proibire o sabotare la ricerca di un lavoro o di percorsi formativi, creando una dipendenza totale.
- Controllo ossessivo e umiliante: Imposto sull’uso del denaro, anche per cifre irrisorie.
La violenza economica non è una semplice lite patrimoniale, ma un elemento costitutivo di un programma criminoso volto a svilire l’identità della vittima e costringerla in uno stato di soggezione continuativa. La Cassazione ha condiviso un’interpretazione evolutiva dell’Art. 572 c.p., coerente con la ratio di tutelare gli individui che non possono sottrarsi agli abusi in ragione del legame con l’autore del reato.
L’Impegno Istituzionale: Notariato e Banca d’Italia
La violenza economica è un tema urgente anche nei processi civili, dove il ricatto della prole costringe spesso la donna a limitare la propria attività lavorativa, ponendosi in una condizione di subordinazione economica all’ex partner.
Per contrastare questo fenomeno, il Consiglio Nazionale del Notariato e la Banca d’Italia collaborano nel progetto “Conoscere per Proteggersi”.
- Alfabetizzazione Finanziaria: La Banca d’Italia promuove percorsi formativi, come “Le donne contano”, per aumentare la consapevolezza sulla gestione del conto corrente, l’accesso al credito e la pianificazione finanziaria. L’obiettivo è ridurre la vulnerabilità economica e prevenire la delega della gestione al partner.
- Formazione Giuridica: Il Notariato fornisce alle operatrici dei Centri Antiviolenza e alle vittime strumenti di conoscenza giuridica. La guida “Conoscere per Proteggersi” illustra istituti fondamentali (matrimonio, convivenza, testamento, casa, impresa familiare), essenziali per pianificare una vita autonoma post-abuso.
Questa collaborazione è finalizzata a trasformare l’informazione in uno strumento concreto di emancipazione economica e giuridica.
Gira una frase sul web veramente suggestiva e allo stesso tempo reale:
Mi hai fatta a pezzi per non affrontarmi intera.
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