Rifiuti tessili ed Epr, il Parlamento europeo dà il via libero definitivo

È arrivato dal Parlamento europeo il via libera definitivo alle misure in materia di rifiuti alimentari e tessili valide in tutti i Paesi membri. Il testo legislativo, frutto di un accordo provvisorio con il Consiglio dello scorso febbraio, è stato adottato senza votazione poiché non sono stati presentati emendamenti, in linea con la seconda lettura della procedura legislativa ordinaria.
La direttiva aggiornata, oltre a introdurre obiettivi vincolanti di riduzione degli sprechi alimentari, da raggiungere a livello nazionale entro il 31 dicembre 2030, convalida i principi del regime Epr (di ‘responsabilità estesa del produttore’) per il comparto tessile: nell’ambito del nuovo assetto, dunque, i produttori che immettono tessili sul mercato dell’Ue dovranno sostenere i costi di raccolta, cernita e riciclo, tramite nuovi regimi di responsabilità estesa del produttore, appunto, da istituire in ciascuno Stato membro entro trenta mesi dall’entrata in vigore della direttiva.
Le norme – specifica la nota del Parlamento europeo – si applicheranno a tutti i produttori, anche quelli che operano via e-commerce e indipendentemente dal luogo di stabilimento. Le microimprese avranno un anno supplementare per adeguarsi.
Le nuove regole, inoltre, riguarderanno abbigliamento e accessori, cappelli e calzature ma anche – al di fuori dei confini fashion – coperte, tende, biancheria da letto e da cucina. Previsto, infine, che gli Stati membri dovranno considerare le pratiche di ultra-fast fashion e fast fashion nel determinare i contributi finanziari per sostenere i nuovi compiti dei produttori.
La legge sarà ora firmata dai presidenti del Parlamento e del Consiglio, prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’istituzione. Gli Stati membri avranno venti mesi dall’entrata in vigore per applicare le norme nella legislazione nazionale.
L’approvazione del pacchetto sul riciclo rappresenta il coronamento di un iter iniziato già nel 2023, quando la Commissione europea aveva proposto una revisione delle norme Ue sui rifiuti, mirata proprio a ridurre l’impatto degli sprechi tessili e alimentari. È seguito un percorso travagliato che ha visto in un primo momento gli Stati membri tentare di giocare d’anticipo sulle norme comunitarie per rivendicare una legislazione nazionale. Ci erano riusciti solo Olanda, Francia e Ungheria; anche l’Italia ci aveva provato, non riuscendoci per un soffio.
Intanto comunque, in adeguamento alle direttive di Bruxelles sebbene ancora in fase di approvazione, il Belpaese ha lavorato al proprio testo sull’Epr tessile, che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha garantito entrerà in vigore entro l’anno.
Il tema è impellente: ogni anno, nell’Ue si generano quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (132 kg a persona) e 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Solo l’abbigliamento e le calzature rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 kg a persona ogni anno. Si stima che meno dell’1% di tutti i tessili a livello mondiale venga riciclato in nuovi prodotti.
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