Una casa per l’amore ferito

Novembre 25, 2025 - 13:30
 0
Una casa per l’amore ferito

In Dare casa all’amore ferito. L’esperienza di Arché, libro scritto a più voci da operatori, educatori e volontari, curato da Giuseppe Bettoni e Paolo Dall’Oca, con prefazione di don Luigi Ciotti e postfazione di Mauro Magatti (In Dialogo, 240 pagine, 19 euro), si narrano ferite e rinascite: vite spezzate che trovano un approdo, donne che, come scrive Bettoni, «portano in sé le cicatrici della violenza e del sopruso, ma sanno riaprirsi alla vita con uno slancio nuovo». Tra le loro storie si intravedono le case di Arché, luoghi in cui l’accoglienza non è solo riparo ma laboratorio di ricostruzione, dove le donne imparano di nuovo a fidarsi e i bambini a giocare e sognare. In occasione del 25 novembre, queste pagine ricordano che la violenza non è solo un fatto di cronaca, ma una ferita collettiva che chiede una risposta condivisa.
Pubblichiamo una testimonianza contenuta nel volume.

Nel gennaio del 2022, Chinyere arrivò in Italia con la sua bambina di tre anni, Benedetta, dopo un lungo e doloroso viaggio che l’aveva segnata nel corpo e nello spirito. Un percorso tortuoso, fatto di paure, incognite e speranze spezzate, che l’aveva condotta da un angolo dell’Africa, lontano e dimenticato, fino a un Paese sconosciuto, nella grande città di Milano. La sua vita era stata segnata da violenze e abusi, un trauma che le aveva tolto la capacità di fidarsi, di guardare al futuro senza temere il prossimo passo.

Arrivata alla casa di accoglienza di Arché, Chinyere portava con sé non solo il dolore di un passato pesante, ma anche una grande incertezza su come costruire il futuro, sia per sé sia per la sua bambina. Le educatrici la accolsero con gentilezza, ma anche con la consapevolezza che il suo cammino sarebbe stato difficile, irto di ostacoli che sarebbero stati affrontati con pazienza, ma anche con fermezza. (…)

Ogni giorno era un passo verso la costruzione di una fiducia che, a volte, sembrava sfuggire. Le educatrici accompagnavano Chinyere non solo nel lavoro di cura di Benedetta, ma anche nel percorso di recupero psicologico, indirizzandola verso i servizi di supporto che avrebbero potuto aiutarla a fare i conti con il suo passato traumatico. I centri di salute mentale (Cps) con i quali Chinyere entrò in contatto furono uno degli aspetti più complessi del suo percorso.

(…) Attraverso colloqui lenti, dove non si parlava solo di diagnosi ma anche di sogni e desideri, Chinyere cominciò a comprendere che chiedere aiuto non significava fallire, ma al contrario, era il primo passo verso una nuova vita. Il percorso di Chinyere non fu lineare. Ci furono alti e bassi, momenti di sconforto in cui sembrava che la fatica fosse troppa per proseguire, ma anche momenti di speranza. (…) Fu incoraggiata dalle educatrici a seguire un corso di formazione come sarta, una professione che poteva offrirle una stabilità economica e, cosa ancora più importante, un modo per riappropriarsi della sua autonomia. (…)

Tre anni dopo, Chinyere si trovò in una situazione che, solo poco tempo prima, le sembrava irraggiungibile. Aveva completato il suo percorso di formazione e ora si trovava in uno dei nostri alloggi di semi-autonomia. Aveva trovato lavoro come sarta in un laboratorio locale e, benché la strada fosse ancora lunga, sentiva di aver acquisito quella forza interiore che un tempo le era sfuggita.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia