Violenza contro le donne, fondamentale la sensibilizzazione
Ci sono tanti modi per abbattere gli stereotipi in merito alla violenza sulle donne. Nei giorni scorsi, in via sperimentale, la Rete del Comune di Milano ha scelto l’arte per sensibilizzare la società civile. Visite guidate alle Gallerie d’Italia, in piazza della Scala, hanno dato l’opportunità alle operatrici del SeD e di Farsi Prossimo, proprio a partire dai quadri esposti (opere a soggetto femminile di diversi artisti ed epoche), di raccontare il loro lavoro con le donne vittime di violenza e maltrattamenti. Da qui la riflessione su stereotipi, discriminazioni e dinamiche di sopruso ancora troppo diffuse. Basti pensare che nei primi dieci mesi dell’anno ben 2.368 donne si sono rivolte per la prima volta ai Centri antiviolenza della Rete del Comune di Milano.
«Siamo abituati a vedere la violenza rappresentata in un certo modo – dice Lara Bonazza, operatrice del SeD presente all’evento -. A volte le campagne di sensibilizzazione attraverso le immagini ci intrappolano in una visione di violenza che è molto ridotta (botte, lividi…) perché è più facile da rappresentare, ma questo è un grande equivoco». Non c’è solo la violenza fisica: «La realtà è un po’ diversa perché la violenza che le donne ci raccontano, anche con più fatica e sofferenza, è quella sottile, fatta di comportamenti e parole che di fatto le uccidono, non fisicamente, ma nel loro vivere e nel loro essere donne. La violenza psicologica è difficile da dimostrare, ma ce la raccontano molto di frequente».
I dati della Rete del Comune di Milano sono chiari: violenza psicologica (86%), fisica (57%), sessuale (30%), economica (20%) e stalking (13%), spesso coesistono e si sovrappongono. Allo sportello del SeD si rivolgono donne italiane appartenenti a qualsiasi livello sociale, e straniere, in particolare provenienti dal Nordafrica e dal Sudamerica. «Ciò che mi colpisce nell’ascoltare le donne – spiega Bonazza – è che nel racconto partono quasi sempre dalla loro storia d’amore e piangono pensando a quello che era il loro desiderio e progetto iniziale. Noi cerchiamo invece di svelare i comportamenti violenti e li nominiamo, permettendo alle donne di rileggere la loro storia con una chiave diversa. Questo è molto doloroso e faticoso. Spesso dichiarano di non voler far male al proprio ex marito o compagno perché dicono: “È il padre dei miei figli”, “Sono stata sposata per vent’anni”. Questo elemento è da tenere sullo sfondo e da maneggiare con molta cura».
I Centri antiviolenza hanno il mandato di promuovere azioni di sensibilizzazione, ma non basta parlare alle donne: «È fondamentale arrivare a tutti e nei diversi ambiti di vita, in particolare nelle scuole. È importante incontrare e dialogare con gli uomini, perché diversamente non riusciamo a rompere i meccanismi della cultura in cui noi siamo tutti e tutte immerse. Per questo ci prefiggiamo di trovare spazi, strumenti e linguaggi per creare le condizioni e poterlo favorire».
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