Climate Tech: il 2025 è l’anno della svolta per il sistema Italia?


Il 2025 segna per l’Italia un’accelerazione decisiva nel settore Climate Tech. Nonostante una flessione congiunturale degli investimenti nel 2024, il mercato mostra forte resilienza, spinto da startup innovative e da una crescente domanda di filiera
Il settore delle tecnologie per il clima in Italia sta vivendo un momento di profonda trasformazione. Dopo il rallentamento registrato nel 2024, che secondo il report The state of Climate Tech in Italy 2024 di A2A e Net Zero Insights ha visto gli investimenti calare del 59,3% rispetto al picco del 2023, il 2025 mostra segnali di rinnovato vigore.
L’ecosistema, composto da startup, investitori e grandi corporate, dimostra una notevole capacità di tenuta, confermando la centralità strategica della Climate Tech per la competitività del Paese.
L’aumento degli investimenti green, come evidenziato dall’Osservatorio CleanTech 2025 promosso da Innovatec, Haiki+ ed Eumetra, delinea un quadro in cui le aziende sono sempre più consapevoli che la transizione ecologica non è solo una necessità, ma un vantaggio competitivo irrinunciabile.
L’accelerazione degli investimenti e i settori chiave
Il 2024 abbia segnato una battuta d’arresto, che va interpretata come una normalizzazione dopo anni di crescita esponenziale. Il report di A2A evidenzia infatti che tra il 2020 e il 2023 il tasso di crescita annuale composto (Cagr) degli investimenti in startup del settore è stato del 40%.
Per il 2025, i trend indicano una ripresa focalizzata su settori ad alto impatto e rapida scalabilità. Le aree che attraggono i maggiori capitali sono:
- sostenibilità urbana, soluzioni per la gestione intelligente delle risorse idriche ed energetiche, smart grid ed edilizia sostenibile
- economia circolare, tecnologie per il riciclo avanzato, la valorizzazione dei rifiuti e lo sviluppo di nuovi materiali bio-based. Questo settore, secondo A2A, ha registrato l’aumento più significativo degli investimenti
- transizione energetica, innovazioni nel fotovoltaico, nello stoccaggio di energia (come le soluzioni mobili di Reefilla basate su batterie second-life) e nella produzione di idrogeno a basso impatto (come il processo al plasma a bassa energia sviluppato da H Quest Vanguard)
- agritech sostenibile, tecnologie per l’agricoltura di precisione, la riduzione degli sprechi alimentari e l’adattamento delle filiere agroalimentari ai cambiamenti climatici, come analizzato dall’Enea
L’approccio prevalente nell’innovazione, come emerge dalle analisi di A2A, è quello del Corporate Venture Clienting, dove le grandi aziende diventano clienti di startup innovative per testare e integrare rapidamente nuove soluzioni, accelerandone l’adozione sul mercato.
Le sfide aperte: dalla normativa alla scalabilità
Nonostante il dinamismo, l’ecosistema italiano della Climate Tech affronta ancora ostacoli significativi. La frammentazione del mercato e la difficoltà per le startup di passare dalla fase di prototipazione alla produzione su larga scala rimangono nodi cruciali.
A questo si aggiunge un quadro normativo che, sebbene in evoluzione, necessita di maggiore chiarezza e stabilità per attrarre capitali internazionali.
Il Governo italiano, attraverso strumenti come il Fondo Italiano per il Clima e la partecipazione a tavoli interministeriali, sta cercando di creare un ambiente più favorevole.
Tuttavia, come sottolineato da vari osservatori, è fondamentale accelerare l’implementazione di politiche di lungo termine che supportino l’intera filiera, dalla ricerca e sviluppo fino all’adozione industriale.
L’Italia, per esempio, rimane in ritardo sulla mobilità elettrica, con solo il 4,2% di auto elettriche immatricolate nel 2024, secondo il report di Italy for Climate. Questo dato evidenzia la necessità di un’azione più incisiva che integri incentivi, sviluppo infrastrutturale e politiche industriali.
Visione strategica: oltre il Net-Zero, verso un sistema resiliente
La vera sfida per il 2025 e oltre non sarà solo la decarbonizzazione, ma l’adozione di un approccio olistico che, come suggerisce Etifor, vada verso un’economia Nature Positive.
Questo significa integrare la tutela della biodiversità e la gestione sostenibile delle risorse naturali all’interno delle strategie di innovazione tecnologica.
L’adattamento ai cambiamenti climatici, in un hotspot come il Mediterraneo, diventa una priorità assoluta. Le tecnologie sviluppate oggi devono quindi rispondere a una duplice esigenza: mitigare le emissioni e rendere i nostri sistemi produttivi e le nostre città più resilienti agli impatti futuri.
Per il Sistema Paese, investire strategicamente in Climate Tech significa non solo rispettare gli accordi internazionali, ma soprattutto costruire un vantaggio competitivo duraturo, basato su conoscenza, innovazione e sostenibilità.
Indietro non si torna: la direzione è tracciata e l’integrazione tra politiche pubbliche, capitali privati e innovazione di filiera sarà il motore per la crescita del prossimo decennio.
L'articolo Climate Tech: il 2025 è l’anno della svolta per il sistema Italia? è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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