“Ecogiustizia subito” per il Sin Piombino: «Completare le bonifiche e rilanciare l’area che da 30 anni aspetta il risanamento»

«Per il Sin di Piombino vogliamo giustizia ambientale, con il completamento delle bonifiche e la corretta gestione dei rifiuti che esse producono. Chiediamo anche giustizia sanitaria, attraverso un confronto costante con i responsabili dello studio epidemiologico condotto dall’USL sullo stato di salute della popolazione residente, rimasta esposta per decenni all’inquinamento dell’area industriale. E rivendichiamo giustizia sociale per un territorio che, tra la crisi siderurgica e la ridotta diversificazione economica dovuta alla sua storica impronta industriale, rischia un progressivo spopolamento».
A reclamarlo con forza nella prima tappa della seconda edizione della campagna nazionale “Ecogiustizia Subito - In nome del popolo inquinato”, le associazioni Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera che oggi, con un flash mob organizzato di fronte al Rivellino di Piombino, denunciano come a quasi 30 anni dall’istituzione del Sin e dopo sei accordi di programma - l’ultimo dei quali con Metinvest Adria per il rilancio del polo siderurgico - solo il 6,6% dei terreni sia stato bonificato e appena lo 0,2% della falda risanato.
Il flash mob, ideato intorno ai temi dell’attesa e del tempo - entrambi simboli del lunghissimo percorso di bonifica del Sin (Sito di bonifica di interesse nazionale) - ha visto i partecipanti disporsi in una lunga fila, a rappresentare i troppi anni trascorsi senza risultati adeguati. A rendere ancora più visibile questa attesa uno striscione con la scritta “Qui in attesa di Ecogiustizia”, accompagnato dai cartelli sorretti dai partecipanti che ricordano in modo puntuale la durata del ritardo accumulato: “A Piombino in attesa di giustizia ambientale e sociale dal 1998, da 9.500 giorni e 855 milioni di secondi”. Un’azione corale pensata per sottolineare, attraverso la metafora dell’attesa, l’urgenza di avanzare nelle bonifiche e porre fine a un immobilismo che pesa sulla comunità piombinese da quasi trent’anni.
Allo stesso tempo, le associazioni presentano il “Patto di Comunità per l’Ecogiustizia”, che sarà sottoscritto nel pomeriggio durante un’assemblea pubblica, con la proposta di quattro azioni immediate per trasformare il passato industriale di Piombino in un motore di sviluppo sostenibile e inclusivo.
Secondo le associazioni promotrici, la decarbonizzazione del polo industriale di Piombino rappresenta un passaggio decisivo per un territorio che vuole liberarsi da un’eredità di industria pesante e inquinamento. L’impiego di idrogeno verde nei processi produttivi, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la creazione di comunità energetiche solidali possono non solo generare nuovi green jobs, ma contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni, alla tutela dell’ambiente e alla transizione verso un modello produttivo più sostenibile e inclusivo.
La reindustrializzazione dell’area, tuttavia, non può prescindere dalle bonifiche e dalla rimozione preliminare dei rifiuti abusivamente accumulati nell’area industriale e che, nel corso degli anni, hanno dato origine a enormi “stoccaggi provvisori”. Per garantire una gestione corretta dei rifiuti - e degli scarti prodotti dagli interventi di risanamento ambientale - le associazioni propongono di dotare il territorio di impianti di trattamento e riciclo a servizio delle bonifiche.
Si tratta di un percorso di risanamento e riqualificazione che richiede innanzitutto una regia pubblica: «Proponiamo - dichiarano le associazioni - la costituzione di un’azienda di scopo consortile che coinvolga tutti gli attori interessati, tra cui il nuovo investitore Metinvest, gli enti locali e l’Autorità di Sistema Portuale, insieme ad altri eventuali player economici del territorio. L’obiettivo è avviare un processo che tenga insieme interesse pubblico e privato, governando i flussi di materia, riciclando e recuperando gli scarti, evitando nuove estrazioni in cava e riducendo i costi delle infrastrutture portuali, viarie e ferroviarie. Un impegno che dovrebbe estendersi anche oltre le aree previste per Metinvest, così da attrarre ulteriori investitori nell’area industriale e portuale».
Con il Patto di Comunità per l’Ecogiustizia, le associazioni intendono inoltre avviare un monitoraggio civico sull’effettiva attuazione degli impegni assunti, tra cui il rispetto dei tempi delle attività di bonifica, l’uso corretto ed efficace delle risorse allocate, l’aderenza alle procedure di appalto e ai controlli sui lavori, l’avanzamento dei progetti di recupero, la riconversione e la riqualificazione delle aree interessate. Parallelamente, sollecitano le istituzioni a dotare il territorio di uno studio epidemiologico, necessario per monitorare l’effettivo stato di salute della popolazione e del territorio di Piombino.
Sul fronte sanitario, Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera richiamano i dati contenuti nella VI edizione dello studio Sentieri del 2023, che forniscono evidenza scientifica di come la mortalità generale nel Sin di Piombino risulti superiore a quella attesa su base regionale in entrambi i sessi. Il Sin toscano, come evidenziato dalla caratterizzazione, appare infatti fortemente compromesso dall’inquinamento: metalli, IPA e idrocarburi pesanti nei suoli dell’area dell’ex stabilimento, ma anche numerose altre sostanze tipiche delle attività siderurgiche sono presenti nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini antistanti il polo piombinese dell’acciaio.
Sempre secondo lo studio Sentieri, tra le cause di mortalità con evidenza di associazione agli inquinanti specifici del Sin di Piombino, si registrano eccessi significativi negli uomini per tumore della vescica, tumori della trachea, dei bronchi e del polmone e mesotelioma pleurico; nelle donne si osserva un eccesso di mortalità per tumore del colon-retto.
Il Sito di bonifica di interesse nazionale di Piombino, istituito dalla legge 426/1998 e perimetrato con i Dm del 2000 e 2006, comprende 931 ettari di area industriale a terra e una fascia marina larga circa 3 km antistante la costa. L’area, situata a nord-est del Comune di Piombino, include il vasto polo siderurgico, zone di riempimento e discariche di rifiuti industriali. Per decenni la siderurgia ha rappresentato il motore economico del territorio. La crisi della Lucchini S.p.A., ammessa all’amministrazione straordinaria nel dicembre 2012, ha però inciso profondamente sull’equilibrio socio-economico locale, portando nel 2013 al riconoscimento di Piombino come area di crisi industriale complessa. Da allora, Governo, Regione Toscana ed Enti locali lavorano a una strategia condivisa di riqualificazione ambientale e rilancio produttivo. L’area a terra comprende 17 siti pubblici e 54 privati. Tra questi spiccano gli impianti siderurgici della ex Lucchini S.p.A., successivamente rilevati da AFERPI S.p.A., che occupano circa 680 ettari tra proprietà e concessioni demaniali. A esse erano collegate le centrali elettriche CET1 e CET2/3, alimentate dai gas del ciclo produttivo, oltre alla ex centrale termoelettrica Torre del Sale di Enel, situata all’esterno del perimetro industriale. Nel SIN ricadono inoltre lo storico stabilimento Magona, la produzione di tubi in acciaio Dalmine, aree pubbliche e terreni mai utilizzati a fini industriali.
“Ecogiustizia subito, in nome del popolo inquinato” torna con la sua seconda edizione per rivendicare giustizia ambientale nei Siti di Interesse Nazionale: bonifiche certe, responsabilità di chi inquina, tutela della salute e una reale transizione ecologica per i territori colpiti. Il percorso tocca sei tappe: dopo l’avvio di oggi a Piombino, il viaggio prosegue il 21 gennaio a Tito, in Basilicata, il 24 febbraio in Sardegna, nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese, l'11 marzo nel sito umbro di Terni-Papignano, il 15 aprile nel Lazio, nel bacino del Fiume Sacco, e il 14 maggio al sito Caffaro di Torviscosa, nel Friuli-Venezia Giulia.
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