Fiscalità locale: sbagliare è umano, correggersi è obbligatorio

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Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico, specialmente per gli uffici tributi dei Comuni. Qualcosa è già cambiato e qualcosa ancora cambierà. Il “Lei non sa che impongo io” non funziona più. Fisco locale e cittadini sono obbligati dal legislatore a parlarsi.
L’Ente locale non può più confidare sulla “pigrizia” del contribuente che non impugna l’atto palesemente illegittimo, confidando che il giudice, eventualmente adito, compensi le spese di giudizio.
Il cambiamento è partito negli anni Novanta, con le riforme che hanno interessato la Pubblica Amministrazione e che hanno, poi, “tributariamente” generato il Decreto legislativo 27 luglio 2000, n. 212, intitolato: “Disposizioni in materia di Statuto dei diritti del contribuente”, entrato in vigore il 1° agosto 2000 e, tuttora, norma di riferimento principale per i rapporti tra amministrazione finanziaria e contribuente.
Il D. Lgs. n. 219 del 30 dicembre 2023 (pubblicato in G.U. il 3 gennaio 2024) ha recentemente modificato e aggiornato questo Statuto, introducendo – tra le altre – le nuove discipline su autotutela, contraddittorio obbligatorio, proporzionalità e tutela dell’affidamento.
Un testo che rinfresca le regole del gioco e, soprattutto, introduce due parole chiave destinate a entrare nel lessico quotidiano dei Comuni: autotutela e contraddittorio obbligatorio.
Le novità dello Statuto dei Contribuenti revisionato
Il nuovo Statuto non riguarda solo l’Agenzia delle Entrate: anche i Comuni devono adeguarsi, offrendo al cittadino le stesse garanzie minime previste per i tributi erariali. Tradotto: maggiore trasparenza, più accesso agli atti, tutela dell’affidamento e possibilità di correggere gli errori prima che finiscano davanti al giudice tributario.
La novità è che ora i Comuni non possono più prevedere tutele inferiori rispetto a quelle fissate dal decreto, anche se resta loro la libertà — e la sfida — di offrire livelli di protezione più alti.
Autotutela
L’autotutela è lo strumento che consente di annullare o correggere un atto sbagliato, evitando un contenzioso inutile.
Il decreto distingue due casi:
- Autotutela obbligatoria (art. 10-quater): il Comune deve correggere l’errore, ad esempio se ha inviato un avviso IMU al proprietario sbagliato, ha calcolato male la TARI o non ha considerato un pagamento già effettuato. Anche se l’atto è definitivo o pende un ricorso, la correzione è dovuta.
- Autotutela facoltativa (art. 10-quinquies): quando l’errore non è evidente — per esempio un’interpretazione diversa su un’esenzione o sulla superficie imponibile — il Comune può decidere se intervenire o meno, purché motivi la sua scelta.
In entrambi i casi, l’autotutela diventa un potente strumento di buona amministrazione: meno rigidità, più ascolto e maggiore efficienza.
Contraddittorio preventivo
L’altra grande novità è il contraddittorio preventivo.
Niente più atti “a sorpresa”: prima di ricevere un accertamento, il cittadino dovrà essere sentito, potendo fornire chiarimenti o documenti utili alla decisione finale.
Il principio, sancito dall’art. 6-bis del nuovo Statuto, punta a una gestione più dialogata e trasparente del rapporto tributario.
Non si tratta, però, di un obbligo universale: restano esclusi gli atti automatizzati o di pronta liquidazione, come gli avvisi bonari o i calcoli basati su dati già noti al Comune.
Nei casi in cui il contraddittorio è dovuto, però, la sua mancanza può portare all’annullamento dell’atto.
In pratica: se il Comune non ascolta il contribuente, il suo accertamento rischia di saltare.
Le criticità ancora aperte per gli enti locali e le possibili soluzioni
Certo, la strada non è tutta in discesa.
Molti enti locali lamentano carenze di personale e risorse, e l’applicazione uniforme delle nuove regole potrebbe essere difficile.
La riforma, però, offre anche una grande opportunità: ripensare i processi, digitalizzare le procedure e rafforzare il rapporto di fiducia con i cittadini.
Come sottolinea la Fondazione IFEL, la chiave sarà trasformare gli obblighi in occasioni: usare l’autotutela e il contraddittorio non come adempimenti burocratici, ma come leve per migliorare la qualità dell’azione amministrativa e favorire l’adesione spontanea.
Il messaggio del D. Lgs. n. 219/2023 è chiaro: la fiscalità locale deve smettere di essere un campo di battaglia e diventare un luogo di confronto.
L’autotutela e il contraddittorio non sono più semplici parole da convegno, ma strumenti concreti per costruire un’amministrazione più giusta, trasparente e partecipata.
Insomma, la sfida per i Comuni è aperta: meno carte e più dialogo.
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