Giorgio Armani, a chi andrà il suo patrimonio: oltre 12 miliardi di euro

Settembre 9, 2025 - 12:00
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Giorgio Armani, a chi andrà il suo patrimonio: oltre 12 miliardi di euro

Giorgio Armani lascia un patrimonio da oltre 12 miliardi di euro: tra eredi, fondazione e piani di successione, il futuro della maison è scritto in uno statuto dettagliato.

L’immagine di Giorgio Armani che attraversa Milano, impeccabile nel suo completo blu notte, è rimasta intatta per decenni, simbolo di rigore e modernità. Ora che la sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo nella moda e nell’immaginario collettivo, la domanda è inevitabile. Cosa accadrà al suo impero? Non parliamo solo di abiti e sfilate, ma di un patrimonio immenso che supera i 12 miliardi di euro, di un marchio che ha scritto la storia del Made in Italy e che oggi si trova davanti a una delle sfide più delicate, la successione.

Armani non ha mai voluto cedere il timone, restando l’ultimo tra i grandi stilisti a guidare la sua casa di moda senza compromessi con colossi stranieri. Mentre intorno a lui i brand storici italiani venivano acquisiti uno dopo l’altro, Armani ha mantenuto saldo il controllo, fedele a una visione che intrecciava indipendenza e disciplina. Per questo oggi l’apertura del testamento diventa un momento cruciale. Non solo per i suoi eredi ma per l’intera industria, che osserva con attenzione le mosse di chi raccoglierà l’eredità del Re Giorgio.

La vera eredità di Giorgio Armani: le linee guida che tracciano il futuro

Il patrimonio personale di Armani era stimato in 12,1 miliardi di dollari, una cifra che lo posizionava tra le persone più ricche d’Italia e tra i grandi del panorama mondiale. Un risultato costruito nel tempo senza cedere mai alle mode effimere della finanza. Mentre i rivali Versace, Gucci e Valentino entravano nell’orbita di grandi holding internazionali, lui sceglieva un’altra strada, quella dell’autonomia. Non a caso deteneva il 99,9% della Giorgio Armani SpA, lasciando appena lo 0,1% alla Fondazione da lui stesso istituita, quasi a sigillare un legame indissolubile tra il suo nome e la sua azienda.

Il gruppo non è solo moda, ma un universo che tocca lo sport con l’Olimpia Milano, il design, gli immobili e persino partecipazioni strategiche in realtà come EssilorLuxottica. Nel 2023 i ricavi hanno superato i 2,3 miliardi di euro, con 8.700 dipendenti sparsi in tutto il mondo. Un impero costruito su un’estetica inconfondibile, che oggi diventa oggetto di un delicato passaggio di testimone.

Giorgio Armani con modelle
La vera eredità di Giorgio Armani: le linee guida che tracciano il futuro – foto Ansa – sfilate.it

Armani non aveva eredi diretti, nessun figlio a cui destinare la cosiddetta legittima. Questo gli ha permesso di scrivere un testamento libero, pensato nei minimi dettagli. I parenti più vicini sono la sorella Rosanna, il nipote Andrea Camerana e le nipoti Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, scomparso anni fa. Tutti già coinvolti nel consiglio di amministrazione, insieme a figure chiave come Pantaleo Dell’Orco, storico braccio destro, e Federico Marchetti, fondatore di Yoox. Attorno a loro si costruirà il futuro della maison, con il supporto decisivo della Fondazione Armani, chiamata a custodire non solo il marchio ma soprattutto i valori su cui è stato fondato.

Non è un caso che Armani avesse previsto tutto con uno statuto articolato. Un sistema di azioni suddivise in sei categorie, dalla A alla F, capace di bilanciare poteri e voti. Una vera architettura di governance che mette nelle mani dei soci A e F le decisioni più importanti, dal piano industriale alle eventuali acquisizioni sopra i 100 milioni.

Giorgio Armani
Un impero costruito sull’indipendenza – foto Ansa – sfilate.it

Il documento contempla anche la possibilità di una quotazione in Borsa, trascorsi cinque anni dall’entrata in vigore del piano. Non significa che accadrà automaticamente, ma l’ipotesi è concreta. Sarebbe una scelta epocale, in netto contrasto con la filosofia di Armani, che per tutta la vita ha difeso la sua indipendenza dai mercati finanziari. Ma in un mondo sempre più competitivo, la Borsa potrebbe diventare uno strumento per garantire risorse e continuità.

Le linee guida tracciate nello statuto raccontano molto della sua visione. Investimenti adeguati, gestione finanziaria equilibrata, reinvestimento degli utili, attenzione all’innovazione e al prodotto, cautela nelle acquisizioni. È come se Armani avesse voluto lasciare non solo un marchio, ma un metodo, una via per proteggere quell’idea di eleganza sobria e rigorosa.

Oggi resta da capire come si muoveranno gli eredi e quali equilibri nasceranno all’interno del consiglio. Il rischio, in casi come questo, è che la frammentazione porti a indebolire il marchio. Ma il piano disegnato da Armani sembra pensato proprio per evitare scivoloni, blindando l’identità dell’azienda anche di fronte a eventuali pressioni esterne. Una cosa è certa: il nome Armani continuerà a brillare.

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