Lotta al caporalato: arriva la green list dei fornitori affidabili
“Attraverso formazione, sensibilizzazione e rappresentanza contribuiamo a diffondere un modello virtuoso basato su legalità, qualità e responsabilità sociale. Rafforzare la collaborazione tra imprese e istituzioni è essenziale per garantire un futuro fondato su eccellenza e integrità". Queste le parole di Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda, questa mattina nel corso della tavola rotonda dal titolo “Moda e legalità: verso un futuro sostenibile nella filiera della pelle”, promossa da Confindustria Accessori Moda durante Lineapelle, kermesse in scena a Rho Fiera Milano fino a domani. Ceolini ha ribadito il ruolo centrale delle associazioni di categoria nel promuovere pratiche produttive etiche e sostenibili.
In fase di programmazione una piattaforma digitale (sostenuta da Regione Lombardia) che censirà imprese e manodopera
A introdurre i lavori, il Prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, che ha ricordato l'importanza del protocollo per la legalità nelle filiere della moda, promosso dalla Prefettura di Milano e firmato lo scorso maggio. Il protocollo è stato il primo passo concreto e coordinato per garantire sempre più trasparenza nel mondo del lavoro e della produzione di un settore chiave per il made in Italy. Per questo è in fase di programmazione una piattaforma digitale (sostenuta da Regione Lombardia) al fine di censire imprese e manodopera: l’output sarà una “green list” consultabile da eventuali committenti per individuare fornitori affidabili. “È necessario promuovere lo sviluppo del comparto moda", ha spiegato, "e allo stesso tempo agire con determinazione contro sfruttamento e illegalità”.
L’obiettivo è mappare lavorazioni e prodotti, rendendo più leggibile l’intera catena produttiva
Durante il dibattito sono intervenuti numerosi esperti del settore. Andrea Sianesi, professore al Politecnico di Milano, ha illustrato lo sviluppo della piattaforma digitale della filiera, un progetto avviato con il contributo delle associazioni firmatarie del protocollo, che stanno coinvogendo le loro imprese per individuare gli standard di riferimento per una produzione corretta, lavoro estremamente complesso date le numerose variabili che coinvolgono la manifattura di un prodotto moda. L’obiettivo è condiviso: mappare lavorazioni e prodotti, rendendo più leggibile l’intera catena produttiva. Sul versante giuridico, Gian Piero Geminani, avvocato e legal advisor per Unic, Concerie Italiane e Lineapelle, ha evidenziato come il sistema normativo italiano, pur disponendo di strumenti avanzati, risenta però attualmente di un limite: “Il controllo è spesso affidato a soggetti non imparziali, come i committenti. Per rafforzare la credibilità della filiera, è auspicabile il ricorso a verifiche indipendenti, con costi sostenuti dai committenti e tutela della riservatezza, in linea con la normativa europea”.
A sottolineare l’importanza delle certificazioni volontarie di terza parte è stata Sabrina Frontini, direttore di Icec, l’ente italiano di certificazione per l’area pelle: “Da oltre trent'anni Icec rappresenta un punto di riferimento per la certificazione volontaria nella filiera, e in un contesto normativo in rapida evoluzione, la certificazione di terzo tipo rimane lo strumento più solido per dimostrare la conformità a requisiti ambientali, sociali e di tracciabilità, non solo cogenti ma soprattutto espressi dai clienti moda".
La tavola rotonda ha poi visto il contributo diretto delle associazioni di categoria, con la partecipazione di Patrizia Pierro (ufficio legale Unic), Assopellettieri, Assocalzaturifici e Aip, Associazione italiana pellicceria.
Molte imprese del comparto conciario vanno oltre gli obblighi normativi
Pierro ha ricordato come molte imprese del comparto conciario vadano già ben oltre gli obblighi normativi, adottando volontariamente buone pratiche e investendo in sicurezza, formazione e tecnologie sostenibili. “I dati Inail confermano una riduzione degli infortuni gravi e delle malattie professionali: questo dimostra che un impegno congiunto tra imprese, associazioni e istituzioni produce risultati concreti e duraturi”.
“Sul tema della lotta al caporalato", ha aggiunto Claudia Sequi, presidente di Assopellettieri, "è importante ricordare che la stragrande maggioranza delle imprese italiane opera già nel pieno rispetto della legalità. Alcuni episodi negativi, che rappresentano una grave piaga sociale e un danno per la dignità del lavoro e la competitività del settore, vanno affrontati con fermezza. Le nostre aziende sono pronte a collaborare attivamente e responsabilmente, ma resta fondamentale che siano le Istituzioni, che dispongono degli strumenti e delle competenze necessarie, a garantire controlli rigorosi ed efficaci. È proprio in questo quadro di regole chiare e condivise che le imprese possono continuare a svolgere il proprio lavoro con serietà e qualità.”
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