Primark, in Italia investiti 90 milioni in tre anni. Piano da 10 opening

La moda adattiva è la nuova sfida del fast fashion? Guardando allo show organizzato per la prima volta da Primark, proprio durante la Milano fashion week in corso, sembrerebbe di sì. “Vogliamo portare in passerella la nostra idea di moda. Una moda sostenibile, inclusiva e accessibile”, ha raccontato a Pambianconews Luca Ciuffreda, head of Primark Italy.
È dunque una passerella ‘democratica’ quella del colosso irlandese della moda (e non solo) a basso costo, che per il suo debutto nel calderone della fashion week – sulla scia di quanto accaduto oltremanica con Zara ma soprattutto H&M alla settimana londinese – ha coinvolto modelli professionisti ma anche dipendenti dell’azienda in un evento “pensato non tanto per presidiare la fashion week, che per sua natura è esclusiva, ma al contrario per abbracciare tutti”, spiega ancora.
E nell’ambito della linee indossate per l’occasione, nella cornice del flagship store di via Torino, a Milano, c’è anche quella adattiva, pensata dunque per rispondere alle esigenze più complesse e specifiche di persone con disabilità. Primark aveva già fatto il suo debutto nel segmento con una linea dedicata esclusivamente all’intimo, a cui è seguita una prima collezione più ampia “i cui risultati ci hanno spinto a scommettere su una seconda, che sarà lanciata a breve”, racconta Ciuffreda.
In generale quello della moda cosiddetta adattiva è un panorama poco popolato e in cui Primark ha evidentemente rintracciato una lacuna e una conseguente domanda. Tra i pionieri della adaptive fashion c’era stato Tommy Hilfiger nel 2016, in una fascia di prezzo ben lontana da quella di Primark, e negli anni alla sua linea si sono affiancati altri brand rimasti però poco conosciuti, complice una distribuzione meno capillare, al grande pubblico. “In Europa questo segmento è lievemente più conosciuto, ma comunque scarseggia. Ci riteniamo tra i pionieri in quest’ambito, soprattutto nella nostra fascia d’appartenenza”.
Per lavorare alla collezione adattiva Primark ha reclutato Sophie Morgan, attivista prima ancora che donna che con disabilità, che ha contribuito a sviluppare il design della proposta oltre alla realizzazione di un progetto più ‘futuristico’: un manichino ispirato alle persone che usano sedie a rotelle, ora esposto proprio nel flagship store milanese.
Una categoria merceologica, dunque, che sembra delinearsi come una nuova frontiera per il player della moda a basso costo (e che sarà presente negli store più ampi e strategici del suo network), il cui segmento più rappresentato però, in Italia – ricorda Ciuffreda – si riconferma il kidswear. Ma più in generale è la categoria degli ‘essentials’ che la fa da padrone: “oltre il 60% delle nostre vendite sono rappresentate da capi e accessori di uso quotidiano, come pigiami, calzini, leggins, felpe, capi che dunque non dipendono dal trend del momento”.
Guardando alla rete retail di Primark nel Belpaese, recentemente si è arricchita – come pianificato – di tre nuove insegne a Livorno, e Salerno e Cosenza, prima bandierina in Calabria. Oltre al restyling del primo store in assoluto a marchio Primark, quello di Arese, “ristrutturato con un investimento di sei milioni di euro”. E riguardo al prossimo futuro anticipa Ciuffreda: “Per l’anno prossimo abbiamo davanti altre sette nuove aperture, tra centri commerciali e centri cittadini”.
Complessivamente, nell’arco di un triennio il player che fa capo alla multinazionale britannica Associated British Foods (Abf) ha investito circa 90 milioni (in una prima tranche da 50 e una successiva da altri 40 milioni) sul mercato italiano, a fronte di dieci opening sul territorio. Con questi ultimi Primark arriverà a contare un totale di 26 punti vendita in Italia, generando circa 700 nuovi posti di lavoro nel settore retail.
E a dimostrazione del ruolo strategico rivestito dall’Italia nella mappa di Primark (per cui rappresenta il quarto mercato in termini di vendite, preceduto da Uk, Irlanda, Spagna e Francia, insieme alla quale rappresenta circa il 16% del fatturato complessivo), c’è l’implementazione dell’applicazione a supporto della customer experience.
Legato al brick and mortar, Primark non ha mai ceduto all’e-commerce ma ha comunque “integrato la dimensione digitale per migliorare l’esperienza d’acquisto dei consumatori”. Lanciata innanzitutto nel Regno Unito corredata delle funzione ‘click & collect’, in Italia l’applicazione si limita a mostrare l’offerta Primark e la disponibilità di prodotti e taglie negli store di prossimità, “ma non è escluso che nuovi tool vengano in seguito introdotti”.
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