Muore in carcere a Santa Maria Capua Vetere 24 ore dopo l’arresto, la Procura indaga per omicidio colposo: giallo sui farmaci

Omicidio colposo. È l’ipotesi di reato, contro ignoti, presente nel fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la morte di Sylla Mamadou Khadialy, il 35enne senegalese morto venerdì 26 settembre nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo l’arresto eseguito il giorno prima dalla Polfer alla stazione ferroviaria di Caserta.
Sylla era finito in manette la mattina di giovedì dopo aver aggredito una persona, sottraendogli il cellulare, per poi assalire un’anziana: per fermarlo, mentre era in stato di evidente agitazione, erano intervenuti tre agenti della polizia ferroviaria che aveva anche riportato delle lesioni.
Aggressione inspiegabile per chi conosceva il 35enne: giunto a Caserta ormai 7 anni fa dal Senegal, si era ben integrato nella comunità. Lavorava come sarto presso un’azienda a Casalnuovo, era volontario nell’iniziativa del Piedibus oltre ad essere fidanzato con una ragazza italiana con cui conviveva a Casagiove, senza mai incappare in alcun problema con la giustizia.
A chiedere chiarezza è l’avvocato Clara Niola, che si occupa della vicenda su mandato della fidanzata del 35enne. In particolare su cosa sia stato somministrato a Sylla dopo il fermo. Il 35enne, per il forte stato di agitazione, era stato condotto in ospedale a Caserta per essere sottoposte a cure, poi trasportato all’ufficio della polizia ferroviaria, dove è stato nuovamente assistito dal 118, intervenuto su segnalazione degli agenti, sempre perché agitato. Da lì il trasferimento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove gli sarebbero stati somministrati altri calmanti. Qui è morto la mattina di venerdì nella sua cella: sulla salma mercoledì verrà effettuata l’autopsia presso l’istituto di medicinale legale di Caserta. In sede di conferimento dell’incarico i familiari, rappresentati dall’avvocato Niola, nomineranno un proprio consulente.
Su quanto accaduto a Sylla è intervenuto anche il Garante dei detenuti di Caserta, don Salvatore Saggiomo, che ha effettuato una visita presso la struttura penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere per verificare quanto accaduto e raccogliere informazioni. “È emerso che al momento dell’ingresso in carcere Sylla Mamadou presentava uno stato di dissociazione dalla realtà, manifestando una forte agitazione e atteggiamenti aggressivi verso chiunque si avvicinasse – fa sapere Saggiomo – Per motivi di sicurezza è stato posto in isolamento nella cella di matricola, ma ogni tentativo di avvicinamento da parte del personale sanitario o penitenziario veniva respinto con violenza. Si è tentato anche un approccio mediato da un altro detenuto, ma anche questa iniziativa è risultata infruttuosa a causa dell’eccessiva agitazione del giovane. Secondo il medico psichiatra dell’istituto, le condizioni di Mamadou erano tali da rendere inefficace una sedazione immediata in carcere, e sarebbe stato necessario un trasferimento in una struttura ospedaliera specializzata in emergenze psichiatriche acute. È stato quindi richiesto l’intervento del 118, ma la procedura di Trattamento Sanitario Obbligatorio non è stata attuata. Il personale sanitario ha somministrato farmaci, ma il medico penitenziario non è stato informato né sulla tipologia né sul dosaggio, e rimane poco chiaro come il detenuto sia stato dimesso dall’ospedale, nonostante fosse ancora in stato di alterazione e aggressività; durante il periodo di ricovero, durato circa otto ore, non risultano documentate con chiarezza le modalità di monitoraggio e i trattamenti effettuati”.
Oggi intanto a Caserta si terrà una marcia per “chiedere giustizia e verità per Sylla”, organizzata dal Centro sociale ex Canapificio. Una manifestazione criticata dal coordinatore cittadino della Lega, Maurizio Del Rosso, che ha chiesto alla Prefettura di “valutare la sospensione dell’iniziativa prevista per martedì 30 settembre, sottolineando come i toni utilizzati dagli organizzatori appaiano improntati alla contrapposizione e alla delegittimazione delle istituzioni e delle forze dell’ordine”.
Il caso Sylla è finito anche in Parlamento, col deputato Aboubakar Soumahoro chea ha depositato un’interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio per fare piena luce sull’accaduto, sottolineando la necessità di chiarire se le condizioni psicofisiche di Sylla fossero compatibili con la detenzione.
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