Milano, 22enne accoltellato in Corso Como: venerdì gli interrogatori in carcere per gli indagati maggiorenni

Novembre 19, 2025 - 23:30
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Milano, 22enne accoltellato in Corso Como: venerdì gli interrogatori in carcere per gli indagati maggiorenni

Saranno interrogati venerdì mattina in carcere a San Vittore i due 18enni accusati, in concorso con tre 17enni, di aver accoltellato un 22enne lo scorso 12 ottobre in zona Corso Como a Milano durante una rapina per una banconota da 50 euro, riducendolo in fin di vita e probabilmente rendendolo disabile per sempre. La gip Chiara Valori ha fissato gli interrogatori di garanzia dopo che martedì all’alba la polizia di Stato, coordinata dal pm Andrea Zanoncelli e dalla Procura per i minorenni (che procede separatamente sui tre giovanissimi), ha dato esecuzione alle due ordinanze di custodia cautelare in carcere con le ipotesi di tentato omicidio pluriaggravato e rapina pluriaggravata.

Chi sono gli indagati e le accuse

I due indagati maggiorenni per l’accoltellamento sono A.C., un ragazzo di Monza accusato di aver sferrato alla vittima due coltellate da dietro, mentre il 22enne era già a terra, all’altezza “del polmone”, provocandogli uno “shock emorragico da emotorace massivo in ferita penetrante” con lesioni midollari, e A.A., il presunto ‘palo’ dell’aggressione, nato in Egitto e residente a Monza. Sono difesi rispettivamente dagli avvocati Giovanni Luigi Giovanetti e Elena Luigia Patrucchi.

Rispondono anche delle aggravanti della minorata difesa (per aver agito sotto un portico nascosto di notte, in assenza di “soccorritori” sul posto e in condizioni di “sopraffazione” di gruppo, avendo commesso il fatto in 5 persone), del concorso di minori e di aver agito per commettere un altro reato, la rapina.

L’arresto dopo le perquisizioni e le intercettazioni

Il ragazzo di 22 anni è stato aggredito nei pressi dell’Hotel Una, dopo una serata in discoteca. Nella colluttazione il giovane è stato colpito con calci e pugni mentre era a terra e accoltellato due volte alla schiena.

A portare agli arresti le perquisizioni e le intercettazioni registrate nella sala d’aspetto del Commissariato Garibaldi-Venezia con frasi come “Non so se si vede il video dove lo scanniamo. Voglio vedere se ho picchiato forte” e in cui si augurano la morte della vittima ricoverata in ospedale: “Ma speriamo bro’, almeno non parla. Te hai capito, io gli stacco tutti i cavi“.

Le indagini sono partite dai racconti di due testimoni oculari e dalle immagini di videosorveglianza che hanno consentito di identificare gli aggressori, tutti residenti nel monzese. I tre indagati minorenni sono tutti italiani. Nelle loro abitazioni sono stati rinvenuti abiti e scarpe compatibili con quelli ripresi dalle telecamere, oltre a un coltello compatibile con l’arma usata. Tra i capi di prova, anche una giacca bianca e un paio di scarpe Dior nere con stringhe grigie, elementi distintivi notati dai testimoni.

Nelle conversazioni intercettate, i ragazzi discutono anche di possibili scuse di comodo per i magistrati o di espedienti per sembrare pentiti, mostrando scarso rimorso e una consapevolezza distorta della gravità delle proprie azioni. Per la gip Valori e la collega dei minorenni Sofia Caruso, la dinamica e le parole dei fermati rivelano un “compiacimento” per la violenza e un elevato rischio di recidiva, motivo per cui è stata disposta per tutti la custodia cautelare in carcere: i minorenni all’Istituto Beccaria e i due maggiorenni a San Vittore.

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Redazione Redazione Eventi e News