Stabili in Italia le nuove diagnosi di Hiv, ma ancora troppo tardive
Sono stabili le nuove diagnosi di Hiv in Italia, che lo scorso anno sono state 2.379 contro le 2507 del 2023, ma resta troppo alta, la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv (con bassi Cd4 o in Aids).
La fotografia viene dai dati appena pubblicati dal Centro operativo Aids dell’Iss in vista della giornata mondiale dedicata alla malattia del primo dicembre. “E’ necessaria una maggiore sensibilizzazione sia sulle norme di prevenzione che sull’accesso al test – sottolinea Barbara Suligoi, che dirige il Centro -: dal 2015 è in continuo aumento la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv (con bassi linfociti Cd4 o con Aids); nel 2024, due terzi degli eterosessuali, sia maschi che femmine, e più della metà degli Msm (Men who have sex with men) scoprono di essere Hiv positivi quando il loro sistema immunitario è già compromesso (valori di linfociti Cd4 bassi), un segno che il contagio è avvenuto da diverso tempo e che la malattia è in fase avanzata”.
“L’attenzione deve rimanere alta sull’Hiv, così come sulle altre malattie a trasmissione sessuale – sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss -. Bisogna continuare a diffondere una cultura della prevenzione, soprattutto tra i giovani”. Nel 2024, si legge nel rapporto, la proporzione di nuovi casi attribuibile a trasmissione eterosessuale è stata del 46,0 per cento (27,9 per cento maschi e 18,1 per cento femmine), quella attribuibile a maschi che fanno sesso con maschi del 41,6 per cento e quella attribuibile a persone che usano sostanze stupefacenti del 3,8 per cento. Il numero complessivo di persone che vive con l’infezione da Hiv in Italia è stato stimato essere intorno a 150.000 unità (130.000-170.000) con tasso di prevalenza pari a 0,3 per cento residenti. Le tre Province dove si è riscontrata un’incidenza maggiore nel 2024 sono state Roma, Firenze e Milano.
Nel 2024, rilevano gli esperti, quasi la metà delle persone con nuova diagnosi Hiv ha effettuato il test per presenza di sintomi o patologie correlate all’Hiv e un quinto lo ha eseguito in seguito a comportamenti sessuali a rischio di infezione. Il 40,3 per cento delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv è stato diagnosticato tardivamente con un numero di linfociti Cd4 inferiore a 200 cell/μL e il 59,9 per cento con un numero inferiore a 350 cell/μL. Una diagnosi Hiv tardiva (Cd4<350cell/μL) è stata riportata nel 66,5 per cento dei maschi eterosessuali, nel 61,0 per cento delle femmine eterosessuali e nel 53,2 per cento degli Msm. L’incidenza delle nuove diagnosi è in leggero aumento tra gli Msm, mentre è sostanzialmente stabile tra gli eterosessuali. L’Italia, in termini di incidenza delle nuove diagnosi Hiv, nel 2024 si colloca al di sotto della media dei Paesi dell’Europa occidentale (4,0 vs. 5,9 per 100.000 residenti).
Al Registro nazionale Aids nel 2024 sono state notificate 450 nuove diagnosi di Aids, in calo rispetto alle 613 del 2023, pari a un’incidenza di 0,8 casi per 100.000 residenti. Nel 2024, tra le nuove diagnosi di Aids, l’83,6 per cento riguarda persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nei sei mesi precedenti alla diagnosi, una percentuale stabile negli ultimi anni. Il numero di decessi in persone con Aids è rimasto relativamente stabile dal 2017 al 2020, è diminuito nel 2021 per poi aumentare nel 2022 con 493 decessi. Il numero dei casi prevalenti di Aids, ossia ancora viventi, al 2022 è pari a 24.790.
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