Trump, Netanyahu e la grande coalizione degli impuniti

Dicembre 3, 2025 - 13:30
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Trump, Netanyahu e la grande coalizione degli impuniti

Nelle stesse ore in cui bombarda le navi dei presunti trafficanti venezuelani, in violazione di qualunque principio di diritto internazionale, Donald Trump concede la grazia Juan Orlando Hernández, ex presidente dell’Honduras, condannato negli Stati Uniti a ben quarantacinque anni di carcere per traffico di droga. Negli stessi giorni in cui attacca il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per l’inchiesta sulla corruzione che ha coinvolto alcuni ministri e suoi stretti collaboratori, il presidente americano torna a chiedere la grazia per Benjamin Netanyahu, che di processi per corruzione, a suo carico, ne ha tre.

Giustamente, a questo proposito, le Monde denuncia «il contagio dell’impunità», segnalando tra l’altro che il 21 novembre l’amministrazione degli Stati Uniti ha presentato un «piano di pace» per porre fine alla guerra in Ucraina il cui punto 26 prevede «un’amnistia totale» per le azioni di «tutte le parti coinvolte in questo conflitto», che si dovrebbero impegnare a «non avanzare alcuna pretesa né prendere in considerazione alcuna denuncia in futuro».

La virulenza di una simile epidemia è ben visibile in Italia, in cui l’impunità è l’esito implicito e scontato di tanti discorsi pseudo-realisti e finto-pragmatici (in verità, cosa c’è di più irrealistico e meno pragmatico del cullarsi nell’illusione che dando a Vladimir Putin tutto quel che vuole, ricompensando la sua politica aggressiva, si stancherà di attaccare i vicini e troverà altri passatempi?).

La diffusione del contagio è evidente nella costante apologia della legge del più forte, contrabbandata per responsabilità e senso pratico, di cui traboccano giornali e talk show. Ormai anche solo ipotizzare che i responsabili di crimini contro l’umanità, stragi di civili, torture e atrocità di ogni genere dovrebbero essere puniti, o perlomeno non ricompensati, non immediatamente riammessi con tutti gli onori sul palco dei vertici internazionali, basta per essere guardati nella migliore delle ipotesi come dei poveri ingenui e nella peggiore come dei fanatici irresponsabili, se non proprio come sanguinari guerrafondai.

«Il fatto che i negoziatori americani possano immaginare che la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, con la sua lunga scia di crimini di guerra perpetrati quotidianamente contro i civili ucraini, finisca senza alcuna conseguenza costituisce una brusca rottura con decenni di tenace lotta per la giustizia», scrive le Monde, denunciando anche le minacce alla Corte penale internazionale dopo il mandato d’arresto contro Netanyahu. «Su richiesta del presidente degli Stati Uniti, sei giudici e tre procuratori della Cpi sono stati sottoposti a sanzioni, in un rovesciamento dei valori orwelliano».

La tragedia è che entrambe le prese di posizione, sull’Ucraina come su Israele, hanno trovato in Europa, e in Italia in particolare, numerosi e autorevolissimi sostenitori, tanto nella politica (e prima di tutto a Palazzo Chigi) quanto nel giornalismo. Da una simile semina non crescerà niente di buono.

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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