Via lo SPID, dal 2026 il servizio sarà completamente sostituito da CIE e IT Wallet

Settembre 25, 2025 - 22:30
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Via lo SPID, dal 2026 il servizio sarà completamente sostituito da CIE e IT Wallet

lentepubblica.it

Apprezzato da molti, detestato da altrettanti, lo SPID sembra essere vicinissimo al  pensionamento. L’identità digitale, infatti, sarà gestita tramite la nuova Carta d’Identità Elettronica. Tra i motivi della transizione c’è soprattutto la volontà del Governo di un sistema per l’identificazione digitale unico. Questo dovrebbe aumentare la sicurezza e l’interoperabilità a livello europeo.

A partire da luglio 2025, moltissimi provider hanno inoltre annunciato che non garantiranno più la gratuità dei servizi SPID. Il che significa che saranno a pagamento. Eppure sono ancora tantissimi gli utenti italiani che si servono dello SPID per accedere ai portali della Pubblica Amministrazione, così come a casinò online e ad altre piattaforme che integrano tale servizio.

Come funzionerà il passaggio da SPID a CIE? E, soprattutto, perché si è scelto di abbandonare un sistema già collaudato e diffuso tra i cittadini dello stivale?

Perché abbandonare lo SPID?

Nato nel 2016, lo SPID ha semplificato l’accesso dei cittadini ai servizi digitali della PA. Il sistema venne alla luce grazie ad un’idea del deputato Stefano Quintarelli, e prese forma attraverso i regolamenti attuativi del 2015, quando alla guida del Governo c’era Matteo Renzi.

Durante la fase di implementazione dello SPID, vennero accreditati anche i diversi provider che fino a questo momento hanno garantito l’usabilità gratuita del servizio ai cittadini italiani. Tra i più utilizzati, ad esempio, ci sono Poste Italiane, Infocert e Aruba. Questa frammentarietà, così come il coinvolgimento di questi provider privati, tuttavia, sono proprio alcuni degli elementi che non piacciono al nuovo Governo Meloni.

Il Sottosegretario di Stato con delega all’innovazione, Alessio Butti, da tempo ritiene che lo SPID sia uno strumento vulnerabile. L’idea è che convenga molto di più puntare sulla CIE (Carta d’Identità Elettronica). Eppure, malgrado i dubbi, l’esecutivo non può ancora staccare la spina dello SPID, dal momento che tra gli obiettivi del PNRR c’è proprio il raggiungimento del 70% dei cittadini italiani dotati di identità digitale.

Quanti italiani utilizzano lo SPID?

Per raggiungere il traguardo previsto dal PNRR, quindi, è sufficiente che almeno 40 milioni di italiani siano dotati di identità digitale. Gli sforzi profusi per la diffusione dello SPID, a partire dal 2015, hanno permesso di raggiungere (e superare) tale traguardo, con la bellezza di 40,5 milioni di identità emesse.

La CIE, al contrario, è stata finora estesa solo a 7,3 milioni di cittadini. Un numero sorprendente, ma parecchio lontano dagli obiettivi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ecco perché il Governo Meloni deve necessariamente allungare la vita dello SPID almeno fino al 2026, prorogando i contratti con i vari provider e stanziando le somme necessarie per finanziarli.

Non è ancora chiaro, quindi, quali saranno le modalità e i tempi entro cui l’esecutivo intende guidare la transizione. La volontà di abbandonare SPID, tra l’altro, non è stata presa bene da Matteo Renzi, ai tempi promotore del sistema di identificazione digitale. Il senatore, infatti, ha accusato il Governo di essere “contro l’innovazione” e di non stare agendo nel bene dei cittadini italiani.

CIE e IT Wallet

La CIE non rappresenta più, quindi, soltanto un documento di identità. La carta, infatti, è dotata di un microchip che consente ai cittadini di accedere facilmente a numerosi servizi online. In modo simile allo SPID, la Carta Elettronica prevede tre differenti livelli di autenticazione. I primi due sono richiesti per operazioni comuni, mentre il livello 3 è necessario per operazioni sensibili e richiede la lettura del chip interno.

IT Wallet, invece, funziona esattamente come un portafogli digitale. Qui è possibile gestire la propria carta d’identità, la patente, il passaporto e qualsiasi altro documento sensibile. Si tratta di uno strumento che apre le porte ad una vera cittadinanza digitale europea. Entrambi gli strumenti, inoltre, sono forniti direttamente dallo Stato, e non prevedono il coinvolgimento di provider privati.

Cosa aspettarsi?

Come già accennato, non è ancora possibile determinare i tempi e le modalità con cui SPID verrà gradualmente sostituito. Quel che è certo, è che il servizio di identificazione digitale ormai utilizzato da ben 40 milioni di italiani sarà gradualmente abbandonato. Dopo la grandissima fatica costata per emettere un numero tanto elevato di identità digitali, ci si augura che il passaggio alla CIE avverrà in modo decisamente più fluido e veloce.

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