Tagli UE alla PAC: a rischio la filiera agroalimentare e milioni di posti di lavoro

Settembre 24, 2025 - 16:00
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Tagli UE alla PAC: a rischio la filiera agroalimentare e milioni di posti di lavoro

lentepubblica.it

La decisione dell’Unione Europea di ridurre drasticamente le risorse destinate alla Politica agricola comune (Pac) accende un allarme che va ben oltre i confini del settore agricolo.


L’impatto, infatti, potrebbe abbattersi su uno dei pilastri dell’economia italiana: la filiera agroalimentare, che muove circa 707 miliardi di euro e assicura occupazione a oltre quattro milioni di persone.

Il nodo delle risorse europee

Con la nuova programmazione 2028-2034 l’Italia vedrebbe ridursi il budget agricolo a 31 miliardi di euro complessivi. Si tratta di un taglio del 22% rispetto al settennato precedente, pari a 8,7 miliardi in meno, ovvero circa 1,2 miliardi sottratti ogni anno. Per il principale sindacato agricolo, una scelta di questo tipo equivarrebbe a indebolire non solo le imprese agricole, ma anche la capacità del Paese di garantire approvvigionamenti sicuri e di qualità.

In passato, l’agricoltura assorbiva dal 30 al 35% del bilancio europeo; con la riforma, questa quota scenderebbe al 14%. Un ridimensionamento netto, che secondo le associazioni di categoria rischia di lasciare scoperte migliaia di aziende e interi territori, specialmente quelli più fragili come le aree interne e montane.

“Risorse tolte al cibo per finanziare le armi”

Durissimo il giudizio espresso da Coldiretti, che parla di “deriva tecnocratica” e di una decisione che sottrae denaro destinato all’alimentazione per coprire altre voci di spesa, in particolare la difesa militare. “Si tratta di una scelta incomprensibile – spiegano dall’organizzazione in un comunicato – che fa pagare ai cittadini e ai consumatori i costi del riarmo, sacrificando un settore vitale come l’agricoltura”.

Il tema tocca corde sensibili, perché l’Italia ha costruito la sua identità anche sulla qualità e sulla tipicità dei prodotti agricoli. Ridurre il sostegno economico significherebbe mettere in difficoltà realtà che già oggi devono fronteggiare aumenti dei costi energetici, crisi climatiche e concorrenza di produzioni a basso costo provenienti dall’estero.

Una mobilitazione permanente

Per contrastare la riforma, Coldiretti annuncia una mobilitazione continua nelle sedi istituzionali europee e nazionali. L’obiettivo è spingere Bruxelles a rivedere le scelte, chiedendo il sostegno dei governi nazionali e del Parlamento europeo.

Le rivendicazioni sono chiare: introdurre una clausola di salvaguardia che tuteli le imprese agricole, garantire strumenti che permettano di programmare il futuro con maggiore stabilità e, soprattutto, difendere la sovranità alimentare. Non si tratta soltanto di salvaguardare i bilanci delle aziende agricole, ma anche di preservare la competitività del Made in Italy, un marchio che rappresenta eccellenza e valore aggiunto sui mercati internazionali.

Perché il taglio preoccupa l’Italia

Il comparto agroalimentare non è solo un settore produttivo, ma un vero e proprio motore economico che unisce coltivatori, industrie di trasformazione, distribuzione e ristorazione. Ogni euro investito in agricoltura genera ricadute lungo tutta la catena, con benefici che si estendono anche al turismo e al commercio estero.

Un ridimensionamento del budget europeo rischia di innescare un effetto domino: meno risorse per gli agricoltori, minore capacità di innovare e affrontare le sfide ambientali, riduzione dell’occupazione e perdita di competitività sui mercati globali. A farne le spese sarebbero soprattutto i giovani imprenditori agricoli, che già incontrano difficoltà nell’accesso al credito e nella gestione delle imprese.

Le possibili conseguenze per i cittadini

La questione non riguarda solo chi lavora nei campi. Un taglio della Pac potrebbe incidere direttamente sulla tavola dei consumatori: prezzi più alti, meno disponibilità di prodotti locali e un rischio crescente di dipendenza da importazioni estere. La qualità del cibo, fiore all’occhiello dell’Italia, rischierebbe di cedere il passo a logiche puramente commerciali, con inevitabili ripercussioni anche sulla salute pubblica.

Per Coldiretti, difendere l’agricoltura significa difendere anche i cittadini, garantendo loro la possibilità di continuare ad acquistare alimenti sicuri, tracciabili e sostenibili.

Una battaglia che va oltre l’agricoltura

La riduzione del sostegno comunitario non è solo un problema di bilancio: tocca la capacità dell’Europa di mantenere un equilibrio tra esigenze economiche, sicurezza alimentare e coesione sociale. In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica, crisi climatiche e volatilità dei mercati, rinunciare a un settore strategico come l’agricoltura potrebbe rivelarsi una scelta miope.

Per questo Coldiretti e altre organizzazioni chiedono una revisione della rotta. La sfida non è soltanto economica, ma politica e culturale: difendere l’agricoltura significa difendere un modello di sviluppo che mette al centro la qualità della vita, l’ambiente e le tradizioni locali.

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