Bottiglie da ritrovare e da gustare

Novembre 21, 2025 - 01:07
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Bottiglie da ritrovare e da gustare

In Italia il vino si continua a bere, ma non più come una volta. Oggi lo si fa meno spesso, con più attenzione, però, curiosità e consapevolezza. I numeri parlano chiaro: si beve di meno, ma si sceglie di più. I consumi complessivi calano, cresce contemporaneamente il valore medio delle bottiglie acquistate. L’attenzione si è spostata in qualche modo verso la qualità, le piccole produzioni, le storie dietro le etichette. Secondo i dati più recenti, i consumatori di vino nel nostro Paese sono circa ventinove milioni e mezzo, ovvero più della metà della popolazione sopra gli undici anni. Ma se si guarda alla frequenza, le cose cambiano: i consumatori quotidiani si sono ridotti a circa undici milioni, in calo rispetto al passato, mentre crescono gli occasionali, aumentati del trentacinque per cento negli ultimi quindici anni.

Il consumo totale di vino si attesta oggi intorno ai ventidue milioni di ettolitri l’anno, circa trentasette litri a testa, per intenderci. La tendenza più interessante però non riguarda i numeri, ma proprio il modo in cui possiamo leggerli, in un’ottica non quantitativa, ma qualitativa. Gli italiani bevono meno, ma scelgono bottiglie migliori. Si orientano verso etichette artigianali, produttori indipendenti, vini naturali o di terroir, disposti a spendere qualcosa in più per un calice che racconti un territorio, un’annata, una mano. Il vino diventa così una forma di conoscenza e di piacere selettivo.

Una trasformazione culturale che si riflette anche nei luoghi del bere. Come Milano, che in questo settore continua ad anticipare tendenze e usi. Siamo in una città che ha fatto della mixology un linguaggio diffuso ed eletto l’aperitivo come la scatola in cui contenere relazioni e tessere accordi. Oggi la città meneghina, a riprova del cambiamento anche culturale e sociale della quotidianità, sta riscoprendo valori quasi inusuali da queste parti, come quelli della lentezza e della misura. 

«Vogliamo che il vino torni a essere un piacere libero, non vincolato alla fretta. Qui ogni bottiglia può aspettare il suo momento». Le parole di Michele Bernardi, Alessandro Michelon e Amedeo Pagano, che nel cuore di Porta Venezia, hanno deciso di dare vita a Remedy,  locale dedito al vino e agli spiriti dal nomen omen, se riusciamo a coglierne la giusta sfumatura. Nel nome del locale si nasconde infatti una filosofia; quella del vino non come evasione, ma come cura, una pausa che restituisce tempo e attenzione. 

Ph. Cr. Federico Bontempi

Con una cantina di oltre ventimila bottiglie di vino, che abbraccia i grandi terroir francesi, Borgogna, Bordeaux, Champagne, e le migliori espressioni italiane, dalle etichette celebri ai piccoli vigneron, e duemila di spiriti, serviti rigorosamente in purezza e non utilizzati per la miscelazione, un servizio al calice tra i più ampi della città e un’atmosfera intima, Remedy ha da poco introdotto una proposta che vuole interpretare esattamente questo nuovo modo di intendere il vino: la possibilità di custodire le proprie bottiglie nel caveau del locale e degustarle nel tempo, grazie alla tecnologia Coravin. 

Per chi non la conoscesse, Coravin è un sistema che ha rivoluzionato il servizio del vino. Permette di versare un calice senza stappare la bottiglia: un ago sottilissimo attraversa il tappo di sughero e, attraverso l’immissione di gas argon, impedisce all’ossigeno di entrare. Così il vino resta intatto per mesi, persino anni. Un’innovazione che ha cambiato la degustazione nei ristoranti e nelle enoteche, e che in questo viene messa a disposizione di un utilizzo diverso, ma che sicuramente vuole venire incontro ai nuovi modi del bere. Qui, infatti, si può scegliere una bottiglia e lasciarla in custodia nel caveau del locale, contrassegnata dal proprio nome, e tornare a berla un po’ alla volta, in occasioni diverse. La cantina del Remedy diventa così un’estensione simbolica di quella di casa, un luogo dove conservare le proprie scelte e ritrovarle intatte nel tempo. Un’idea che era già partita, anche se in modo diverso, con i sigari, che qui, da quando il locale ha aperto, hanno seguito questa logica. 

Ph. Cr. Federico Bontempi

Un’idea semplice ma forse rivoluzionaria, perfettamente in linea con i tempi. Se fino a qualche decennio fa il vino era un gesto quotidiano, oggi è un atto di consapevolezza. Lo confermano anche i dati, con la riduzione dei consumatori abituali e l’aumento degli occasionali che raccontano una nuova cultura del bere, più misurata e meditata. Il lusso non è più nella quantità, ma nel tempo che si decide di dedicare a un calice.

Remedy ha deciso di tradurre questo concetto in esperienza concreta. Entrando nel locale si percepisce subito un’atmosfera diversa dal tempo attuale, con una sensazione di fare quasi un salto nel passato dei vecchi club anglosassoni: ci si può sedere per un calice, da scegliere nell’immediato, oppure tornare settimane dopo per ritrovare la propria bottiglia esattamente com’era. E la tecnologia, che spesso vediamo come nemica, diventa alleata del piacere. Forse è proprio questa la direzione in cui sta andando l’Italia del vino: non più l’abbondanza, ma la scelta; non più il gesto automatico, ma l’esperienza consapevole. In questo senso, anche questa proposta è un segnale di come il vino possa ancora insegnarci qualcosa di essenziale.

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Redazione Redazione Eventi e News